Adriano Sofri: differenze tra le versioni

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|Epoca2 = 2000
|Nazionalità = italiano
|PostNazionalità = . Fu un protagonista della movimentata vita politica degli anni Settanta, fu uno dei leader del gruppo extraparlamentare di sinistra [[Lotta continua|Lotta Continua]], fino al suo scioglimento nel [[1976]]. Dagli [[anni 1980|anni Ottanta]], abbandonata la politica attiva, si è dato a un'intensa attività di studio e pubblicistica in campo storico, politico e sociale di cui sono frutto numerosi articoli e saggi. Collabora con ''[[La Repubblica]]'' e ''[[il Foglio]]''.
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|PostNazionalità = . Fu un protagonista della movimentata vita politica italiana degli anni Settanta, fu uno dei leader del gruppo extraparlamentare di sinistra [[Lotta continua|Lotta Continua]], fino al suo scioglimento nel [[1976]]. Dagli [[anni 1980|anni Ottanta]], abbandonata la politica attiva, si è dato a unall'intensa attività di studio e pubblicistica in campo storico, politico e sociale di cui sono frutto numerosi articoli e saggi. Collabora con ''[[La Repubblica]]'' e ''[[il Foglio]]''.
 
È stato al centro di una complessa, e assai controversa, storia giudiziaria che lo ha visto condannato, in seguito alla confessione (e chiamata in correità) di [[Leonardo Marino]], assieme a [[Ovidio Bompressi]] e [[Giorgio Pietrostefani]] per l'[[omicidio Calabresi|omicidio del commissario di polizia Luigi Calabresi]] avvenuto il [[17 maggio]] del [[1972]].
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La magistratura, dopo un lungo iter giudiziario, ha sentenziato nel gennaio del [[1997]] la condanna in via definitiva di Sofri, Bompressi e Pietrostefani a 22 anni di [[reclusione]]. Sofri e Pietrostefani, quest'ultimo latitante in Francia, sono stati condannati come mandanti dell'omicidio, Bompressi come esecutore materiale. Il pentito [[Leonardo Marino]] correo dell'omicidio, fu condannato a 11 anni di carcere, pena successivamente prescritta. Esiste in [[Italia]] un forte movimento innocentista di opinione pubblica, prevalentemente di sinistra, ma supportato anche da personaggi di altre correnti politiche, intorno al ''caso Sofri'': ne sono esponenti di spicco [[Giuliano Ferrara]] e [[Gad Lerner]].
 
Adriano Sofri è entrato in carcere nel 1997 e ha scontato parte della pena come mandante dell'omicidio nel [[Prigione|carcere]] ''San Giovanni Bosco'' di [[Pisa]]. Nel [[giugno]] del [[2005]] ha ottenuto la [[semilibertà]] per collaborare con la [[Scuola Normale Superiore]] di [[Pisa]] alla sistemazione degli archivi di [[Eugenio Garin]] e [[Sebastiano Timpanaro]].
 
Nel [[novembre]] del [[2005]] è stato colpito dalla [[sindrome di Boerhaave]], una malattia piuttosto rara che gli comporta la rottura di cinque centimetri dell'[[esofago]]. LeA causa delle cattive condizioni di salute, che gli hanno imposto il ricovero all'ospedale "Santa Chiara" di [[Pisa]], hannogli avutoè comestata conseguenzaconcessa la sospensione della pena. Nel [[gennaio]] del [[2006]] è stato dimesso, tornando in libertà per il periodo di convalescenza rimanente. Attualmente si trova agli arresti domiciliari.
 
==Le richieste di grazia==
Nell'opinione pubblica si è diffuso un movimento di sostenitori volto a promuovere un atto di clemenza nei confronti di Adriano Sofri.
 
Nel periodo [[2001]]-[[2006]], lei ripetuteripetuti richiesteinviti a dare corso alla richiesta di [[grazia]], avanzateavanzati in maniera trasversale da esponenti della politica e della cultura (ma mai da Sofri in persona), sono sempre state rifiutaterespinti dal Ministro della Giustizia [[Roberto Castelli]], malgrado il Presidente della Repubblica italiana [[Carlo Azeglio Ciampi]] abbia nello stesso periodo più volte manifestato la volontà di concederla, tanto da giungere a un conflitto con il guardasigilli risolto poi dalla [[Corte Costituzionale]] che ha stabilito il dovere da parte del guardasigilli di controfirmare lail richiestaprovvedimento di grazia promulgata dal Presidente della Repubblica.
 
== La posizione sull'indulto ==
Sofri ha partecipato attivamente al dibattito legato al provvedimento di [[Indulto#Il_caso_del_2006|indulto]] del [[2006]]. Nell'ambito di tale dibattito, ha avuta una certa eco mediatica una polemica col giornalista [[Marco Travaglio]]<ref>All'affermazione di Travaglio (ne ''La scomparsa dei fatti'') che «essendo [Sofri] condannato per omicidio e dunque beneficiario dell'indulto, lo farà uscire dal carcere tre anni prima» , comeSofri denunciatorispose ([[6 luglio]], da [[MarcoIl TravaglioFoglio]].): «Lo squadrista <ref>Marco Travaglio scrive [...] una sequela di falsità indegne, ''Laallo scomparsascopo deidi fattigalvanizzare l'indignazione pubblica contro l'indulto. MilanoIl quale, il Saggiatoreimprovvisamente, 2007diventa anche responsabile del mancato risarcimento ai caduti sul lavoro per le malattie professionali e i morti di amianto. pE di mandare in fumo il maxiprocesso contro i boss svizzeri e i italiani dell'Eternit. 15Ma ISBNl'indulto 8842813958</ref>non Ilpuò [[26mandare luglio]in fumo nessun processo. [...] attaccaE lol'indulto stessonon Travaglioc'entra daniente, né può toccare i risarcimenti [[Il...] Foglio]L'articolo che fa dire agli avvocati di parte civile, i quali avranno le migliori intenzioni, le cose più spericolate [...]: è una bassezza, maggiore perché prende a pretesto le attese dei familiari di "caduti sul lavoro e morti di amianto"».</ref>.
 
{{quote|Lo squadrista Marco Travaglio scrive su ''Repubblica'' una sequela di falsità indegne, allo scopo di galvanizzare l'indignazione pubblica contro l'indulto. Il quale, improvvisamente, diventa anche responsabile del mancato risarcimento ai caduti sul lavoro per le malattie professionali e i morti di amianto. E di mandare in fumo il maxiprocesso contro i boss svizzeri e i italiani dell'Eternit. Ma l'indulto non può mandare in fumo nessun processo. [...] E l'indulto non c'entra niente, né può toccare i risarcimenti [...] L'articolo che fa dire agli avvocati di parte civile, i quali avranno le migliori intenzioni, le cose più spericolate [...] è una bassezza, maggiore perché prende a pretesto le attese dei familiari di «caduti sul lavoro e morti di amianto».}}
 
Alla replica di Travaglio Sofri risponde dandogli del «cretino» e su [[L'Unità]] ribadisce che si tratta di «falsità assolute e ciniche» allo scorpo di tenere «decine di migliaia di miei simili boccheggiati nelle celle della repubblica»; gli risponde l'avvocato torinese [[Sergio Bonetto]] scrivendo a L'Unità e a Il Foglio, ma solo la prima pubblicherà la lettera. <ref>Marco Travaglio, ''La scomparsa dei fatti''. Milano, il Saggiatore, 2007. p. 16 ISBN 8842813958</ref> Nei giorni seguenti Travaglio verrà attaccato da [[Daria Bignardi]], nuora dello stesso Sofri, e da [[Gad Lerner]] su [[Vanity Fair (rivista)|Vanity Fair]], su [[Oggi (rivista)|Oggi]] da [[Claudio Martelli]] e su [[L'Unità]] da [[Sergio Staino]], che da anni conduce battaglie "pro-Sofri", ed in ultimo da [[Paolo Franchi]] su [[Il Riformista]].
 
== Opere ==
===Saggi===
Dell'attività di Adriano Sofri come scrittore, si segnalano i seguenti saggi:
 
*''[[Memoria]]'', [[Sellerio Editore]]
*''[[Il futuro anteriore]]'', Edizioni [[Stampa Alternativa]]
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== Note ==
{{references|12}}
 
==Voci correlate==
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==Collegamenti esterni==
* [http://www.sofri.org Sito dedicato al "caso Sofri"]
 
{{Portale|letteratura}}