Secessione dell'Aventino: differenze tra le versioni

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Il timore che [[Vittorio Emanuele III]] potesse prendere in considerazione il suo licenziamento, spinse [[Benito Mussolini|Mussolini]] a pronunciare il [[Discorso di Benito Mussolini del 3 gennaio 1925|discorso del 3 gennaio 1925]]. In esso il capo del fascismo si assunse la responsabilità politica, morale e storica dei fatti: ricordando l'articolo 47 dello Statuto della Camera, che prevedeva la possibilità d'accusa per i Ministri del Re da parte dei deputati, Mussolini chiese formalmente al Parlamento un atto d'accusa nei suoi confronti. Peraltro, ciò non poteva avvenire senza il rientro alla Camera dei deputati degli "aventiniani" e, comunque, il voto favorevole di almeno parte dei fascisti che costituivano la maggioranza di governo. Va osservato, però, che anche all'interno dello stesso [[Partito Nazionale Fascista]] (PNF) si stavano tenendo accese discussioni, che vedevano contrapposti gli intransigenti e la frangia più moderata.
 
== Le conseguenze e l'istaurarsiinstaurarsi della dittatura ==
L'opposizione aventiniana non riuscì a reagire, sia per le immediate repressioni ordinate da Mussolini, sia per i frazionismi interni<ref>Ariane Landuyt, ''Le sinistre e l'Aventino'', Milano, F. Angeli, 1973.</ref>. Anziché rientrare in Parlamento e dar battaglia tra i banchi della minoranza preferì continuare a perseguire un semplice ruolo morale nei confronti dell'opinione pubblica<ref>Sull'eccessiva fiducia nel potere di ribellione morale della società, v. Tranfaglia, Nicola, ''Rosselli e l'aventino: L'eredità di Matteotti'', in: ''Movimento di Liberazione in Italia'', (1968): 3-34.</ref>.