Piero Martinetti: differenze tra le versioni
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=== Il rifiuto della politica e la critica della guerra ===
Martinetti fu una singolare figura di intellettuale indipendente, estraneo alla [[Chiesa cattolica|tradizione cattolica]] come ai contrasti politici che viziarono il suo tempo<ref>«Prima che della dittatura fascista, Martinetti fu critico altrettanto risoluto del socialismo marxista e della democrazia, di cui colse gli aspetti degenerativi dell'affarismo e dell'ultraparlamentarismo»: {{cita|Vigorelli 1998|p. 292}}.</ref>, non aderì né al [[Manifesto degli intellettuali fascisti]] di [[Giovanni Gentile|Gentile]] né al [[Manifesto degli intellettuali antifascisti]] di [[Benedetto Croce|Croce]]<ref>"non si vede in chi e in che cosa un uomo come Martinetti - che, per sua scelta culturale ma anche per disposizione personale, agiva in modo disgiunto da ogni partito, movimento, gruppo - avrebbe pouto trovare un legame per immettersi in un flusso di attivo [[antifascismo]]." Pier Giorgio Zunino, "Tra dittatura e inquisizione. Piero Martinetti negli anni del Fascismo", in: Piero Martinetti, ''Lettere (1919-1942)'', Firenze, 2011, p. XIX.</ref>. Fu uno dei rari intellettuali che criticarono la [[prima guerra mondiale]]; scrisse infatti che la guerra è {{Citazione|sovvertitrice degli ordini sociali pratici ed un'inversione di tutti i valori morali [...] dà un primato effettivo alla casta militare che è sia intellettualmente sia moralmente l'ultima di tutte subordinando ad essa le parti migliori della nazione [...] strappa gli uomini ai loro focolari e li getta in mezzo ad una vita fatta di ozio, di violenze e di dissolutezze.<ref>{{cita|Vigorelli 1998|p. 167}}.</ref>}} Nel [[1923]], in seguito a quelle che qualificò di "circostanze pesantissime" (la [[marcia su Roma]] e la successiva nomina di [[Benito Mussolini|Mussolini]] a [[Presidenti del Consiglio dei ministri del Regno d'Italia|presidente del Consiglio]] il 31 ottobre 1922), rifiutò la nomina a socio corrispondente della [[Accademia Nazionale dei Lincei|Reale Accademia Nazionale dei Lincei]]<ref>«Ringrazio la S.V. Ill.ma della cortese partecipazione e la prego di esprimere la mia profonda gratitudine ai membri di codesta R. Accademia che hanno voluto conferirmi un sì ambito onore. Ma circostanze pesantissime, sulle quali non è il caso di [''parola illeggibile''] mi vietano nel modo più reciso di poterlo accettare»: Lettera n. 18, Piero Martinetti a [[Vittorio Scialoja]], presidente della Reale Accademia Nazionale dei Lincei, 26 agosto 1923, in: {{cita|Lettere 2011|pp. 19.}}</ref>.
=== La ''Società di studi filosofici e religiosi'' ===
Mentre nelle sue lezioni universitarie sviluppava un sistema di [[filosofia della religione]], il 15 gennaio [[1920]] Martinetti inaugurò a Milano una ''Società di studi filosofici e religiosi'', formata da un gruppo di amici in "piena e perfetta indipendenza da ogni vincolo dogmatico"<ref>{{cita|Vigorelli 1998|p. 202}}.</ref> dove si riunirono autorevoli intellettuali del panorama filosofico e intellettuale italiano dell'epoca e in cui organizzò una serie di conferenze. Le prime conferenze furono tenute da [[Antonio Banfi]] e da Luigi Fossati oltre che, naturalmente, da Martinetti, le cui tre relazioni, riunite sotto il titolo comune di ''Il compito della filosofia nell'ora presente'',
In seguito ad una denuncia per «[[Delitti contro le confessioni religiose|vilipendio della eucaristia]]», presentata da un certo Ricci al rettore [[Luigi Mangiagalli]] il 2 febbraio [[1926]], dovette sottoscrivere un memoriale in difesa dei propri corsi sulla filosofia della religione<ref>Lettera n. 47, Piero Martinetti a Luigi Mangiagalli, 21 marzo 1926, in: {{cita|Lettere 2011|pp. 51-53}}</ref>.
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{{Citazione|Le minute cronache del congresso hanno già messo in luce come Martinetti nell'assolvere al compito di organizzatore dell'incontro, assunto con una apparente riluttanza, operasse assai poco da ingenuo filosofo fuori dal mondo. Al contrario, ricorrendo a una certa qual abile ''ruse'' egli mise assieme un programma che costituiva quanto di più ostico potesse risultare ai palati dei cattolici fascisti sia dei filosofi di regime.}}
Il 31 marzo
{{Citazione|Compiamo il dovere d'informarla che conforme al suo ordine il congresso si è sciolto senza incidenti. Sciogliendosi ha votato all'unanimità il seguente ordine del giorno di protesta:
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=== Il ritiro ===
In seguito a questo suo rifiuto, Martinetti venne messo in pensione d'autorità<ref>«Ella già saprà certamente che io, in seguito all'affare del negato giuramento, sono stato collocato a riposo. Non appartengo quindi più all'Università di Milano e non posso più esserle utile che indirettamente»: Lettera n. 116, Piero Martinetti a [[Carlo Emilio Gadda]], 17 marzo 1932, in: {{cita|Lettere 2011|p. 114.}}</ref>, e dal [[1932]] fino alla morte si dedicò unicamente agli studi personali di filosofia<ref>«del resto io sono perfettamente sereno come chi ha fatto ciò che doveva fare: e non mi sarà discaro poter d'ora innanzi applicare tutto il mio tempo ai miei studi, cioè agli studi veramente miei, fatti per mè, per la mia personalità e la mia vita»: Lettera n. 110, Piero Martinetti a [[Vittorio Enzo Alfieri]], 4 gennaio 1932, in: {{cita|Lettere 2011|p.109.}}</ref>, ritirandosi nella villa di Spineto, frazione di [[Castellamonte]], vicino al suo paese di nascita.<ref>Sulla cui porta fece mettere un'indicazione che diceva: "Piero Martinetti - agricoltore": {{cita|Paviolo 2003|p. 68}}.</ref> In questo lasso di tempo tradusse i suoi classici preferiti ([[Immanuel Kant|Kant]], [[Arthur Schopenhauer|Schopenhauer]]), studiò approfonditamente [[Baruch Spinoza|Spinoza]] e ultimò la trilogia (iniziata con la ''Introduzione alla [[metafisica]]'' e continuata nel 1928 con ''La libertà'') scrivendo ''Gesù Cristo e il Cristianesimo'' (1934); ''Il Vangelo'' è del 1936; ''Ragione e fede'' venne completato nel 1942. Martinetti propose come suoi successori [[Adelchi Baratono]] per l'insegnamento della filosofia e [[Antonio Banfi]] per l'insegnamento della [[Storia della filosofia occidentale|Storia della Filosofia]] all'[[Università degli Studi di Milano]]<ref>«Perciò appunto non ho dimenticato i tuoi interessi e sarei lieto che fossi tu a succedermi. In questo senso ho scritto, "richiesto da Castiglioni stesso", che ora è preside, a Castiglioni. Ho consigliato lui e con lui la facoltà ad accaparrarsi te per la F.[ilosofia] e Banfi per la St.[oria] d.[ella] F.[ilosofia]»: Lettera n. 108, Piero Martinetti a Adelchi Baratono, 21 dicembre 1931, in:
===L'antifascismo di Martinetti===
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=== L'arresto e il carcere ===
Martinetti fu arrestato in casa di [[Gioele Solari]], dov'era ospite, in seguito a una delazione fatta da [[Pitigrilli]] (Dino Segre), agente dell'[[OVRA]] (delazione che
=== La morte ===
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=== L'eredità intellettuale ===
In prossimità della morte Martinetti lascia la sua biblioteca privata in legato a [[Nina Ruffini]] (nipote di [[Francesco Ruffini]]), [[Gioele Solari]] e [[Cesare Goretti]]<ref>Il testamento di Martinetti, da lui riscritto il 2 novembre 1942, "in una grafia incerta e in una forma in cui non si trova lo stile abituale del nostro filosofo"({{cita|Paviolo 2003|p. 105}}) fu considerato da sua sorella Teresa come estorto: "Le opere che al tempo del decesso di Piero erano ancora solo allo stato di manoscritto vennero devolute ai beneficiari della biblioteca, la quale, a dirtelo in assoluta confidenza, cadde in mano a tre estranei alla famiglia, per un testamento fatto fare a nostra insaputa a Piero, a oltre un anno da che era stato colpito da un insulto di trombosi al cervello [...] la preziosa biblioteca, che per volontà recisa, assoluta di Piero a me da Lui ripetutamente espressa alcuni mesi prima che fosse colpito dalla trombosi, doveva andare all'Università di Milano, prese altre vie
La sua casa di Spineto è attualmente sede della [http://www.fondazionepieromartinetti.org/ "Fondazione Casa e Archivio Piero Martinetti"], che intende promuovere la diffusione del suo pensiero e della sua opera a livello internazionale.
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{{Citazione|In tutti i tempi, ma specialmente nelle età come la nostra, la vera Chiesa non risiede in alcuna delle chiese visibili che ci offrono il triste spettacolo dei loro dissensi, ma nell'unione invisibile di tutte le anime sincere che si sono purificate dall'egoismo naturale e nel culto della carità e della giustizia hanno avuto la rivelazione della verità e la promessa della vita eterna.<ref>Piero Martinetti, ''Breviario spirituale'', Bresci, Torino, 1972, p. 282.</ref>}}
''Gesù Cristo e il Cristianesimo'' fu messo sotto sequestro dalla [[Prefettura italiana|Prefettura]] non appena stampato (1934)<ref>Lettera n. 143, Piero Martinetti a Guido Cagnola, 17 ottobre 1934, in:
{{Citazione|Il mio libro venne terminato di stampare il 2 agosto e in tale giorno furono mandati i 3 es.[emplari] al Prefetto. Il 3 di mattina venne il permesso; alle 17 dello stesso giorno esso era ritirato. Per quali influenze? Io non lo so. Così il libro stette due mesi in sospeso: il 10 ottobre giunse (da Roma) il decreto definitivo di sequestro.}}
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* Amedeo Vigorelli, ''La nostra inquietudine. Martinetti, Banfi, [[Clemente Rebora|Rebora]], Cantoni, [[Enzo Paci|Paci]], [[Ernesto de Martino|De Martino]], [[Giuseppe Rensi|Rensi]], [[Mario Untersteiner|Untersteiner]], Dal Pra, [[Umberto Segre|Segre]], [[Aldo Capitini|Capitini]]'', Bruno Mondadori, Milano 2007.
* Amedeo Vigorelli, "Martinetti lettore di Spinoza. Il tempo e l'eterno", in: AA. VV., ''Spinoza ricerche e prospettive. Per una storia dello spinozismo in Italia'' (Atti delle Giornate di studio in ricordo di Emilia Giancotti, Urbino, 2-4 ottobre 2002), a cura di D. Bostrenghi e C. Santinelli, Bibliopolis, Napoli, 2007, pp. 441-66.
* Amedeo Vigorelli,
== Voci correlate ==
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