Il gladiatore: differenze tra le versioni

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Catturato da un mercante di [[schiavismo|schiavi]], viene venduto a Proximo, un ex [[gladiatore]] divenuto [[lanista]], che Marco Aurelio aveva liberato dalla schiavitù insignendolo del ''[[rudis]]'', la spada di legno. Portato in [[Africa (provincia romana)|Africa]], Massimo viene obbligato a combattere nell'[[arena (architettura)|arena]], dando presto prova delle sue eccellenti qualità di guerriero e ottenendo popolarità tra gli spettatori e rispetto da parte degli altri combattenti; etichettato con il soprannome di ''Ispanico'' ed entrato a far parte della ''familia gladiatoria'', stringe amicizia con il cacciatore [[Numidia|numida]] Juba, portato via prigioniero dalla sua famiglia, e con il [[Germani|germano]] Hagen, che fino alla comparsa di Massimo era il più valoroso dei gladiatori di Proximo. Durante le pause degli spettacoli Juba e Massimo, parlando delle rispettive famiglie e della vita che conducevano prima di divenire schiavi, si fanno coraggio a vicenda pensando, di fronte alla prospettiva della morte in combattimento, alla speranza di incontrare nuovamente i loro familiari nell'aldilà.
 
Alcuni anni dopo Commodo, per conquistarsi l'approvazione del popolo, ordina che si tengano a Roma dei ''[[Gladiatore|giochi gladiatori]]'' della durata di 150 giorni in memoria del padre, proprio colui che cinque anni prima ne aveva disposto l'interruzione, giochi per i quali vengono richiesti anche i gladiatori di Proximo. Prima di partire il lanista spiega a Massimo che, a Roma, potrebbe riuscire ad ottenere la libertà tramite il dono del ''rudis'', conferito dallo stesso imperatore. Fiducioso di poter sfruttare la possibilità di essere così vicino a Commodo per potersi vendicare, Massimo decide di combattere ascoltando i consigli del vecchio gladiatore, fino ad allora ignorati, su come attirarsi il favore della folla, fattore essenziale nello spettacolo. A Roma, ai gladiatori di Proximo viene fatta rievocare la [[battaglia di Zama]] della [[seconda guerra punica]], rappresentando le truppe di [[Annibale]], l'orda barbarica, schierate contro le [[legione romana|legioni]] di [[Scipione l'Africano]]. Indossando una maschera che ne cela le sembianze, Massimo assume la guida del gruppo e, disponendolo a testuggine al centro dell'arena del Colosseo, riesce a farlo trionfare in uno scontro in cui nella realtà storica era avvenuta una sconfitta; Commodo è perplesso a causa di ciò, ma raggiunge comunque i gladiatori di Proximo per congratularsi. A questo punto Massimo si toglie l'elmo e rivela la sua vera identità, con una sequenza divenuta celebre:
 
{{citazione|Mi chiamo Massimo Decimo Meridio, comandante dell'esercito del Nord, generale delle legioni Felix, servo leale dell'unico vero imperatore Marco Aurelio. Padre di un figlio assassinato, marito di una moglie uccisa... e avrò la mia vendetta... in questa vita o nell'altra!}}