Conversano: differenze tra le versioni

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L'abolizione dei diritti feudali ([[1806]]) e il decreto di soppressione del monastero di San Benedetto ([[1810]]) non rappresentarono per la cittadina che un momento fugace di apertura degli spazi di libertà economica; la restaurazione borbonica anzi reintrodusse uno stato di generale oppressione che, come in molte altre città del regno, determinò gli sviluppi dell'azione della Carboneria (già esistente sul territorio nel periodo murattiano). Conversano vide infatti la crescita di due ''vendite'' [[Carboneria|carbonare]] attorno alle quali si raccoglieranno le menti più aperte della vivace borghesia cittadina, di orientamento liberale.
 
Dal [[1849]] fu addirittura il vescovo locale, Giuseppe Maria Mucedola, di radicate idee [[Vincenzo Gioberti|giobertiane]], a diventare il più acceso sostenitore a Conversano dell'unità d'Italia, tanto che sollecitò alcuni dei discepoli della [[diocesi di Conversano-Monopoli|diocesi]], tra i quali [[Pietro de Bellis]], a partecipare ai moti insurrezionali del [[1859]] contro il governo borbonico. Durante il suo episcopato ([[1849]]-[[1865]]) promosse il locale seminario, che divenne in breve punto di riferimento per alcuni tra i più brillanti docenti del Mezzogiorno tanto da attrarre studenti da tutta la [[Puglia]], talvolta più per amore degli studi che per effettiva vocazione. Per tale ragione, nel [[1876]] fu aperto un convitto per i laici che ne avessero voluto frequentare le lezioni.
 
=== Età contemporanea ===