Monarcomachi: differenze tra le versioni

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I '''monarcomachi''' (dal [[Lingua greca antica|greco]] ''μόναρχος'', monarca e ''μάχομαι'', combattere) furono quegli scrittori politici che tra la seconda metà del [[XVI secolo|XVI]] e i primi decenni del [[XVII secolo]] si opposero alla trasformazione dell'impianto [[monarchia|monarchico]] in senso [[Assolutismo monarchico|assolutistico]] e sostennero il diritto del popolo alla ribellione (fino alla messa a morte del monarca) contro quei [[Sovrano|sovrani]] che vessavano la vita spirituale dei [[Cittadinanza|sudditi]], conculcando i diritti religiosi dei liberi fedeli.
 
==Utilizzo del termine==
Il termine "''monarcomaco''" fu introdotto dal [[giurista]] [[Scozia|scozzese]] [[William Barclay]] nel trattato ''De regno et regali potestate'' ([[1600]]). L'attività dei monarcomachi si esplicò durante l'epoca delle [[guerre di religione francesi]] nella seconda metà del XVI secolo.
 
La [[Pamphlet|libellistica]] monarcomaca si pone anche all'origine delle teorizzazioni sul [[contratto sociale|contrattualismo]], la [[Principio di sovranità popolare|sovranità popolare]] e il [[giusnaturalismo]].
 
== I precedenti antichi ==
Già nell'[[Antichità classica|antichità]] l'idea dell'uccisione del tiranno era presente nel mondo romano in [[età repubblicana]]. [[Plutarco]] cita dei provvedimenti adottati da [[Publio Valerio Publicola|Publicola]] per contrastare l'ascesa della [[monarchia]], teorizzando la giustezza del [[regicidio]]: