Il termine “Tergestino” per indicare il dialetto friulaneggiantelocale parlato a Trieste viene introdotto da [[Graziadio Isaia Ascoli]] nei ''Saggi Ladini'' del 1873<ref>{{cita pubblicazione | autore=G.I. Ascoli |titolo=Saggi Ladini |rivista= Archivio Glottologico Italiano | volume= 1| anno= 1873 | p= 479}}</ref>. Ascoli individua un ramo sud-orientale del ladino, rappresentato appunto dal Tergestino (''“ora spento”'') e dal contiguo dialetto di Muggia (''“ormai sullo spegnersi”'') e indica come unica fonte per il Tergestino i dialoghi del Mainati. Segnala inoltre che entrambe le varietà hanno subito una forte erosione da parte del veneto. L'affermazione di Ascoli suscita parecchia incredulità e una vivace polemica in ambito locale (si vedano ad esempio gli scritti di Paolo Tedeschi sulla Provincia d'Istria). Anche nella comunità dei glottologi sorgono parecchi dubbi, legati soprattutto alla presenza di un'unica fonte e al fatto che apparentemente nessuno a Trieste conservava memoria dell'antico dialetto. Negli anni successivi però una serie di ritrovamenti documentali porta gradualmente gli studiosi più autorevoli ad accettare la tesi ascoliana.
In una lettera del 6 ottobre 1877<ref>{{cita web|url= http://schuchardt.uni-graz.at/id/letter/1101|titolo= Hugo Schuchardt Archiv - Brief 6. Okt. 1877|accesso=19 agosto 2021}}</ref> l'illustre romanista tedesco [[Hugo Schuchardt]] invia ad Ascoli un nuovo testo segnalatogli da Vincenzo Joppi, dichiarando esplicitamente ''“Quei dubbi si sono dileguati, avendo io dietro all'indicazione del Joppi letto e copiato un altro saggio dell'antico triestino”''. Il breve componimento, conosciuto come ''Sonet del ver triestin'', descrive la consacrazione del vescovo Ignazio Gaetano de Buset di Fraistemberg avvenuta a Trieste il 23 ottobre del 1796.