Valerio Morucci: differenze tra le versioni

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I nuovi fatti di sangue ed in particolare l'omicidio di [[Guido Rossa]] del gennaio [[1979]], provocarono un nuovo aspro contrasto tra Morucci e Faranda e l'organizzazione; infine nel febbraio 1979 il Comitato Esecutivo delle Brigate Rosse decise di consentire a Morucci e Faranda di uscire dall'organizzazione; i due avrebbero dovuto temporaneamente trasferirsi in una base a [[Poggio Moiano]], dove avrebbero potuto eventualmente elaborare un loro documento; venne loro offerta la possibilità di espatriare con documenti falsi e denaro. Morucci e la sua compagna rifiutarono polemicamente questa via d'uscita stabilita dall'organizzazione; essi decisero quindi di lasciare immediatamente, senza avvertire gli altri militanti, la loro base portando via con loro il denaro, circa venti milioni di lire provenienti dal sequestro Costa, e tutte le armi a disposizione, compresa la mitraglietta Skorpion che "Matteo" aveva portato nelle Brigate Rosse al momento del suo ingresso e che era sta impiegata per l'[[agguato di salita Santa Brigida]] a Genova e per l'uccisione di Aldo Moro<ref name="MC235">{{Cita|Clementi 2007|p. 235|Clementi}}.</ref><ref>{{Cita|Mazzocchi 1994|pp. 145-147|Mazzocchi}}.</ref>.
 
Dopo questa brusca rottura con le Brigate Rosse, Morucci e la sua compagna cercarono di organizzare a Roma un nuovo gruppo di lotta armata, il cosiddetto "[[Movimento comunistaComunista rivoluzionario"Rivoluzionario]], e trovarono alloggi provvisori grazie all'aiuto dell'ex esponente di Potere Operaio [[Lanfranco Pace]]<ref>{{Cita|Morucci 2004|p. 205|Morucci}}.</ref>; il 24 marzo 1979 si trasferirono nell'appartamento di viale Giulio Cesare 47 di Giuliana Conforto, un'amica di [[Franco Piperno]], che apparentemente ignorava la loro identità. Il 29 maggio [[1979]] Valerio Morucci, conosciuto ora con il nuovo pseudonimo di "Enrico", e Adriana Faranda, "Gabriella"<ref>{{Cita|Mazzocchi 1994|p. 150|Mazzocchi}}.</ref>, vennero infine arrestati all'interno dell'appartamento di viale Giulio Cesare dalla [[polizia]], che recuperò anche le armi che i due avevano raccolto, tra cui la mitraglietta Skorpion. Sui retroscena dell'arresto permangono aspetti non del tutto chiari, e si è parlato anche di una informativa fornita alle forze dell'ordine dal padre della proprietaria dell'appartamento, Guido Conforto, che sarebbe stato un ex-agente dei servizi segreti sovietici<ref name="MC235"/><ref>{{Cita|Mazzocchi 1994|pp. 149-157|Mazzocchi}}.</ref>.
 
Dopo l'arresto Morucci venne trasferito in carcere a [[Nuoro]], mentre il 25 luglio venne divulgato pubblicamente da [[Lotta Continua (giornale)|Lotta Continua]] il documento di aspra polemica in cui egli e gli altri dissidenti criticavano le scelte politico-operative delle Brigate Rosse<ref name="MC235"/>. Questo documento suscitò un acceso dibattito all'interno dell'estremismo di sinistra e ricevette una durissima risposta da parte dei brigatisti del gruppo storico detenuti nelle carceri speciali, che ridicolizzarono le tesi di Morucci e i suoi, definiti una "masnada di signorini e provocatori", "fastidiose zanzare" e "fanghiglia e rifiuti", accusandoli di essere al servizio degli ex-dirigenti di Potere Operaio, infiltrati per controllare l'organizzazione<ref>{{Cita|Gallinari 2006|pp. 206-207|Gallinari}}.</ref>. Sembra che Morucci temette per la sua sicurezza personale a causa di minacce dei detenuti del gruppo storico, tra cui Alberto Franceschini, presenti nel carcere di Nuoro; Moretti sarebbe intervenuto dall'esterno presso i detenuti richiedendo di evitare rappresaglie contro il vecchio compagno<ref>{{Cita|Morucci|pp. 213-214}}.</ref>.