Vincenzo Gemito: differenze tra le versioni

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Di indole assai turbolenta e riottosa, il giovane Gemito ebbe un'adolescenza assai irrequieta, allietata solo dall'amicizia che lo legò ad un suo coetaneo, Antonio Mancini (detto «Totonno»), con il quale iniziò ad assaporare anche i confini di pittura e scultura. L'iniziale formazione artistica del Gemito avvenne nell'ambito della bottega di [[Emanuele Caggiano]], scultore di gusto accademico, che conobbe a nove anni mentre faceva da fattorino a un sarto; ma poco dopo, nel 1862, il giovane Vincenzo passò sotto la guida di [[Stanislao Lista]], che gli trasmise i rudimenti dello studio del vero nella scultura.
 
Il 23 aprile 1864 venne pure ammesso al [[Accademia di belle arti di Napoli|Regio Istituto di belle arti]], ma ben presto lasciò le chiuse aule dell'Accademia, preferendo prendere ispirazione dall'atmosfera vibrante dei vicoli del [[centro storico di Napoli]]. In questi anni si pone pure l'esordio artistico del Gemito, che nel 1868 espose alla Società promotrice di belle arti di Napoli il ''[[Giocatore di carte]]'', scultura che attinge il suo spunto narrativo proprio dall'ambiente popolare napoletano, cristallizzata nella figura dello ''scugnizzo'' che gioca a carte. Questa novità viene ribadita dallo scultore con l'esecuzione nel 1869 del ''[[Ritratto del pittore Petroccelli (Gemito)|Ritratto del pittore Petrocelli]]'', dove confermò la propria ribellione nei confronti dell'arte scultorea ufficiale, in bilico tra gli ultimi esiti delle correnti canoviane e le incertezze del [[Romanticismo]].<ref name=EB/>
 
=== I primi successi ===