Utente:ArchImage74/Sandbox: differenze tra le versioni
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Il risultato finale del lavoro di un fotografo di scena è la somma di tanti punti di vista. La fase di postproduzione viene spesso sottovalutata dai non addetti ai lavori. Fare le giuste valutazioni attraverso l'utilizzo di un software di fotoritocco richiede del tempo. Prevede uno scambio di opinioni con il grafico, l'ufficio marketing, il regista, la produzione. Trovato l'accordo, il risultato di tanto lavoro sarà sotto gli occhi di tutti attraverso le locandine, le fotografie di scena, le fotografie di backstage e le varie pubblicazioni.
Fin dalla nascita della fotografia di scena, il fotoritocco è stato un passaggio importante. La fase di postproduzione prevedeva un intervento manuale in "camera oscura" durante la fase di sviluppo della pellicola di celluloide (rimasta in commercio fino al 2010). L'elaborazione degli scatti prevedeva l'utilizzo di agenti chimici che potessero, in caso di necessità, alterare l'esposizione, la luminosità o i contrasti delle fotografie di scena. La differenza con il fotoritocco attuale, definito "camera chiara", sta nella fatica e nell'esperienza dei fotografi del periodo analogico.
Nell'era digitale
Il fotoritocco deve sfruttare al massimo il potenziale di uno scatto, senza non far nascere la tentazione di modificare un'immagine oltre il limite accordato. Questo dipende anche da come è stata scattata una fotografia. Se il lavoro del fotografo prevede continue consegne di immagini, saranno scelti formati più leggeri adatti al trasferimento e con una risoluzione inferiore come il jpeg. Questa scelta condizionerà anche l'intervento del fotoritocco che dovrà essere meno invasivo per non rischiare di rovinare l'immagine. In caso contrario sarà adottato un altro tipo di fotoritocco, utilizzando formati con risoluzioni maggiori come il raw.
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