Fossò: differenze tra le versioni

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MCCCXXXV INDICTIONE III DI MARIAE VIII SEPT. FUIT CONSECRATA ECCLESIA SAN BARTOLOMEI.
 
Nel corso della visita pastorale avvenuta nell’ottobre del 1489 al tempo del vescovo [[Pietro Barozzi]], sono annotate importanti notizie sull’antica chiesa, così descritta: ''“La cappella di san Bartolomeo di Fossati'' (Fossò) ''sotto la pieve di Sarmacia'' (Vigonovo) ''è larga sei passi, lunga nove, è alta dieci piedi dove inizia il soffitto. È divisa in due parti da un muretto di laterizio alto quattro piedi. Ha tre altari, uno al centro della parete orientale e altri due nella parte delle donne. Ci sono altri due altari non consacrati e che non devono essere consacrati, uno a destra e uno a sinistra dell’altare centrale. Il soffitto è tutto di legno tappezzato con dei quadrati che lo compongono. Le pareti in parte sono bianche, in parte dipinte. Il pavimento è in cotto a spina di pesce. Il beneficio è di 36 campi che vengono dati in affitto, si raccoglie anche il quartese relativamente a tutti i parrocchiani. C’è la fraglia'' (confraternita) ''di San Sebastiano”''.
 
Nel corso della citata visita pastorale, il parroco di Fossò don Paolo Contarini documentava la presenza all'interno della chiesa di una tavola dipinta (andata perduta), con i santi Rocco e Sebastiano, cari alle invocazioni della popolazione contro le pestilenze.
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Con il rinnovamento della chiesa, sopra il timpano furono poste le statue dei santi Bartolomeo, Lorenzo e Gaetano. Nelle nicchie della facciata, rimaste vuote fino al 1920, furono poste delle statue raffiguranti i santi Pietro e Paolo, donate dal prof. Vittorio Menin di Camponogara, nipote del parroco di Fossò Fortunato Menin.
 
I lavori di abbellimento della chiesa coinvolsero anche la parte interna con decorazioni a stucco e con l’esecuzione dell’affresco, attribuito al pittore veneziano [[Giambattista Canal]], raffigurante la ''Gloria di san Bartolomeo.''
 
Con l’ampliamento del 1761, la chiesa si rivelò ancora insufficiente per le necessità della parrocchia. Negli ''Annuari Diocesani'', si scopre che, a partire dal 1824, la popolazione di Fossò crebbe sopra i 1000-1500 abitanti nell’Ottocento, per poi superare le 2000 unità nei primi decenni del Novecento (2050 unità nel 1910, 2550 nel 1916).
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Nell'antica chiesa si conservano alcune importanti opere d'arte: Il dipinto raffigurante il ''Sacro Cuore di Gesù tra san Filippo Neri e san Luigi Gonzaga'', datato e firmato da Alessandro Longhi e documentato come sua ultima opera prima della morte. Riscoperto da Diego Mazzetto in un magazzino della parrocchia, il dipinto fu restaurato da Sara Grinzato e Giorgia Busetto nel 2014.
 
Di importante valore storico-artistico è il ''Crocifisso'' "gotico doloroso" risalente alla fine del Trecento e attribuito alla famiglia di artisti veneziani Moranzone. La preziosa opera è stata valorizzata attraverso un attento restauro, eseguito da Giorgia Busetto e Sara Grinzato sotto il diretto controllo della Soprintendenza. Concluso nel 2019, il restauro ha messo in evidenza splendidi dettagli originali nascosti dal tempo e da interventi precedenti. Il recupero del Crocifisso è stato coordinato da Diego Mazzetto, che ha raccolto i fondi da sponsor privati, tra cui il Rotary club Venezia Riviera del Brenta, l'associazione Cavalieri al Merito [[File:Dipinto Longhi .jpg|miniatura|Il dipinto di [[Alessandro Longhi]] documentato come ultima opera dell'artista prima della sua morte]]
della Repubblica Italiana della Riviera del Brenta, il Comune di Fossò, aziende e privati. All'inaugurazione dell'opera, avvenuta il 7 aprile 2019, hanno partecipato oltre 500 persone.