Scipio Secondo Slataper: differenze tra le versioni
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|Attività = militare
|Nazionalità = italiano
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▲Sottotenente degli [[alpini]], fu decorato con la [[medaglia d'oro al valor militare]] alla memoria per il coraggio dimostrato in combattimento durante la [[seconda battaglia difensiva del Don]].
==Biografia==
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Rientrato in Patria<ref name="B1p409" /> insieme al suo reggimento; nel novembre 1941 sposò Julia Marini da cui ha nell'ottobre 1942 un figlio chiamato Aurelio. Nell’agosto del [[1942]] partì per il [[Fronte orientale (1941-1945)|fronte russo]]<ref name="B1p409" />. Nel 1943 durante le fasi della [[Seconda battaglia difensiva del Don|ritirata]] fu ucciso<ref name="B1p409" />. Fu successivamente decorato con la [[Medaglia d'oro al valor militare]] alla memoria per il coraggio dimostrato in questo frangente.<ref name="B1p408" />
===Intitolazioni ===
Alla sua memoria e a quella del cugino, [[Giuliano Slataper|Giuliano]], è intitolato un [[Bivacco Slataper|bivacco]] sulle [[dolomiti]] [[Provincia di Belluno|bellunesi]] in [[San Vito di Cadore|Alto Fonde de Ruseco]] a 2.650 metri.<ref name=B1p409/>
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|collegamento_onorificenza = Valor militare
|motivazione =''Educato ad una severa disciplina militare, che gli veniva spontaneamente suggerita da un’eroica tradizione di famiglia, sapeva per ogni dove, con l’esempio, fare del proprio plotone un pugno di animosi più volte distintisi per avere portato a termine ardue e pericolose puntate nel solido schieramento nemico. Durante il gelido estenuante ripiegamento, assolveva importanti e delicati compiti, partecipando ad aspri combattimenti e sopportando con stoica fermezza, benché febbricitante, i più duri disagi. Durante una grave crisi, slanciatosi volontariamente nella mischia alla testa dei suoi alpini, attaccava deciso una postazione nemica e l’annientava in un ardito assalto con bombe a mano, permettendo il proseguimento della colonna. Benché gravemente ferito al viso si risollevava e con rinnovato impeto trascinava i propri uomini all’inseguimento di un gruppo di fuggiaschi. Ferito una seconda volta mortalmente, in un estremo sforzo di volontà, estraeva l’ultima bomba a mano e la lanciava contro il nemico. Degno continuatore di una stirpe di eroi, cadeva fiero di poter offrire la giovane vita in olocausto alla Patria, il suo ultimo saluto di soldato e di cittadino suonava ancora una volta di suprema sfida allo avversario gridando: « Viva l’Italia!, Viva il 5º Alpini! Medio Don - Arnautowo (Fronte russo), 9 settembre 1942 - 26 gennaio 1943''.
|data =
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==Bibliografia==
*{{cita libro|
*{{cita libro|
*{{cita libro|autore=Andrea Bianchi|titolo=I quaderni dell'Associazione Nazionale Alpini. Il Medagliere|editore=Associazione Nazionale Alpini|città=|anno=2012|isbn= 978-88-902153-2-2|cid=Bianchi 2012}}
* {{Cita libro |autore = B. Palmiro Boschesi |titolo = Il chi è della Seconda Guerra Mondiale |città = Milano |editore = Mondadori Editore |anno = 1975 |volume = 2 |p=182 |sbn = IT\ICCU\TO0\0604602}}
*{{cita libro|
*{{cita libro|
==Voci correlate==
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