Campi per l'internamento civile in Italia: differenze tra le versioni

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A Nocra seguirono numerosi altri campi, presenti in tutte le colonie, i più grandi furono, nella [[Libia italiana]], nelle città di [[Agedabia]], [[El-Agheila|El Algheila]], [[Brega (Libia)|Brega]], El Maghrun e [[Soluch]] e nella [[Somalia italiana]] nella città di [[Danane]].
===Nella prima guerra mondiale ===
 
In Italia i prigionieri degli imperi centrali durante la [[prima guerra mondiale]] furono detenuti in campi di internamento situati principalmente in [[Sardegna]] e nel Centro-Nord Italia nelle città di [[Alessandria]], [[Avezzano]], [[Asti]], [[Cuneo]], [[Voghera]], [[Bracciano]], [[Servigliano]].<ref>[http://digilander.libero.it/fiammecremisi/dopoguerra1/prigionia.htm I prigionieri nella grande guerra]</ref><ref>A. Tortato ''La prigionia di guerra in Italia (1915-1919)'' Mursia ISBN 978-88-425-3171-5</ref>
Gli ungheresi furono raccolti a [[Vittoria]] in Sicilia.
=== Nei Balcani ===
Il modello adottato (anche per gli ebrei) fu piuttosto quello dei campi di confino; agli internati era concessa una certa libertà di movimento e autonomia organizzativa, e la possibilità di ricevere aiuti e assistenza dall'esterno. Il trattamento fu simile a quello di una prigionia, e non fu affiancato da violenze antisemite fisiche o morali aggiuntive. Gli internati familiarizzarono con le popolazioni locali. Soprattutto gli ebrei non furono consegnati ai tedeschi e non furono soggetti a deportazione nei campi di sterminio.<ref>Elisabeth Bettina, ''It Happened in Italy: Untold Stories of How the People of Italy Defied the Horrors of the Holocaust''. Nashville: Thomas Nelson, 2009.</ref>