Alarico I: differenze tra le versioni
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Più recentemente, studiosi come Cesa e Cameron hanno respinto questa congettura, facendo notare che tra il 401 e il 403 i rapporti tra le due ''partes'' migliorarono decisamente, per cui appare effettivamente improbabile che la ''pars orientis'' avesse istigato Alarico a invadere l'Italia. Essi invece sostengono la tesi che i Goti di Alarico fossero stati attaccati dai nuovi alleati di Arcadio, gli [[Unni]] di re [[Uldino]], venendo costretti da questi attacchi a spostarsi più a Occidente. Spesso gli studiosi moderni hanno cercato di collegare con una relazione di causa-effetto [[Rivolta di Gainas|l'insurrezione antigermanica]] scoppiata a Costantinopoli nel 400 contro la tirannia del generale goto [[Gainas]] con la partenza di Alarico per l'Italia, sostenendo che, in seguito alla caduta in disgrazia di [[Eutropio (console 399)|Eutropio]] e di Gainas, il partito antigermanico che aveva preso il potere a Costantinopoli avesse annullato il trattato del 397, privando Alarico della carica di ''[[magister militum per Illyricum]]'' e i Goti del riconoscimento legale delle loro terre di insediamento.<ref>{{cita|Heather|pp. 266-267.}}</ref> Alarico, disperando di poter ottenere in tempi brevi un nuovo trattato con Costantinopoli, avrebbe tentato di rivolgersi allora all'altra corte, quella occidentale con residenza [[Milano romana|Milano]], spostandosi quindi minacciosamente verso Occidente.<ref>{{cita|Heather|p. 267.}}</ref>
In ogni modo, Alarico nel novembre 401 invase la provincia di ''[[Venetia et Histria]]'', occupandola rapidamente, e avanzando verso la capitale Milano, dove aveva sede l'Imperatore [[Onorio (imperatore
Alarico, per riottenere indietro i suoi parenti, fu costretto a negoziare con Stilicone e alla fine fu raggiunto il seguente accordo: Stilicone avrebbe liberato gli ostaggi, ma in cambio Alarico si sarebbe ritirato dall'Italia e sarebbe tornato nell'Illirico. Tuttavia, durante la ritirata dei Visigoti verso le Alpi, Alarico non rispettò almeno in parte i patti, e una [[Battaglia di Verona (403)|nuova battaglia]] con Stilicone ebbe luogo nei pressi di Verona, probabilmente nel 403.<ref>Claudiano, ''Sul sesto consolato di Onorio'', 210 sgg.</ref> Nuovamente sconfitto da Stilicone, Alarico batté ancora una volta in ritirata, sfuggendo a stento alla cattura. Nel corso della sua ritirata verso le Alpi, Alarico assistette alla diserzione di interi ranghi del suo esercito in favore di Stilicone. Il suo esercito fu inoltre decimato ulteriormente dalla fame. Claudiano omette gli avvenimenti successivi della ritirata. Dalla sua descrizione, sembra quasi che Stilicone avesse l’opportunità propizia per annientare definitivamente i Visigoti, eppure si accontentò semplicemente della loro ritirata. Molti studiosi moderni ritengono che Stilicone avrebbe graziato Alarico perché lo riteneva un potenziale alleato contro l'Impero d'Oriente, con il quale era in conflitto, come del resto sembrerebbero confermare gli avvenimenti successivi.
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Contrariato di ciò senza che il suo esercito avesse ricevuto alcuna ricompensa per i servigi prestati alla ''pars occidentis'', nel 408 Alarico abbandonò l'Epiro e marciò minacciosamente in Norico, ai confini con l'Italia.<ref name=ZosV29>Zosimo, V,29.</ref> Inviò quindi ambasciatori a Ravenna presso Stilicone, richiedendo il pagamento di {{formatnum:4000}} libbre d'oro per i servigi resi, e minacciando l'invasione dell'Italia nel caso questa richiesta non fosse stata soddisfatta.<ref name=ZosV29/> Stilicone si recò allora a Roma per consultarsi con l'Imperatore e con il senato romano e alla fine riuscì a convincerli a pagare ad Alarico le {{formatnum:4000}} libbre d'oro richieste.<ref name=ZosV29/> Alarico ricevette la somma richiesta, ma rimase in Norico. Nel frattempo, Stilicone suggerì a Onorio di inviare gli alleati Visigoti di Alarico in Gallia insieme alle legioni romane per impiegarli nella guerra contro l'usurpatore Costantino III.<ref name=ZosV31>Zosimo, V,31.</ref> Onorio scrisse una lettera ad Alarico per informarlo del suo nuovo incarico al servizio dei Romani, ma Alarico non la ricevette mai.<ref name=ZosV31/> Infatti Onorio, convinto da cortigiani intriganti che Stilicone tramasse il tradimento, lo fece giustiziare alcuni giorni dopo.<ref>Zosimo, V,34.</ref><ref name=SozIX4/> In seguito alla decapitazione di Stilicone, avvenuta il 22 o 23 agosto 408, prese il potere a Ravenna il partito antibarbarico, che rifiutò la negoziazione con Alarico.
Ad aggravare ulteriormente la situazione per Roma, i soldati romani nelle città trucidarono le famiglie dei mercenari barbari che militavano nell'esercito romano, sortendo come unico deleterio effetto la defezione in massa di questi ultimi in favore di Alarico.<ref>Zosimo, V,35.</ref> Secondo Zosimo, infatti, nell'autunno 408 Alarico fu raggiunto nel suo accampamento nel Norico da migliaia di mercenari barbari che fino a poco tempo prima avevano militato nell'esercito romano; essi, dopo essersi uniti al suo esercito, lo istigarono a invadere l'Italia in modo da vendicare il massacro delle loro famiglie.<ref>Zosimo (V,35) riferisce che i mercenari barbari che defezionarono in favore di Alarico fossero {{formatnum:30000}}. Alcuni studiosi moderni (come ad esempio {{cita|Heather|p. 606, nota 29}}) ritengono che Zosimo avesse mal interpretato la propria fonte, e che la cifra di {{formatnum:30000}} soldati si riferisse all'intero esercito di Alarico in seguito all'unione delle forze con questi mercenari barbari.</ref> Tuttavia Alarico, invece di soddisfare immediatamente la loro richiesta, cercò di nuovo la negoziazione con la corte imperiale.<ref name=ZosV36>Zosimo, V,36.</ref> Inviò ambasciatori presso Onorio, richiedendo una piccola somma di denaro e la cessione di alcuni ostaggi di nobile rango in cambio del ritiro dei Visigoti dal Norico per insediarsi in Pannonia.<ref name=ZosV36/> Tuttavia il nuovo primo ministro di [[Onorio (imperatore
=== Seconda invasione dell'Italia, sacco di Roma e morte ===
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Dopo la caduta in disgrazia di Olimpio, scalò rapidamente le gerarchie del potere il prefetto del pretorio d'Italia [[Giovio (prefetto)|Giovio]], che divenne in breve tempo la personalità più influente nella corte di Onorio.<ref name=ZosV48>Zosimo, V,48.</ref> Giovio, che aveva già conosciuto Alarico in Epiro intorno al 406-407, convocò il re goto a Rimini per riprendere le negoziazioni.<ref name=ZosV48/> Alarico richiese, in cambio della pace, un tributo annuale in oro e in grano e la concessione per il suo popolo di insediarsi nelle province di ''[[Venetia et Histria]]'', [[Norico (provincia romana)|Norico]] e Dalmazia.<ref name=ZosV48/> Giovio mandò le richieste per iscritto all'Imperatore, suggerendogli inoltre di nominare Alarico ''[[magister utriusque militiae]]'' per indurlo ad accettare la pace a condizioni più moderate.<ref name=ZosV48/> La risposta di Onorio per iscritto fu la seguente: che Giovio, in qualità di prefetto del pretorio, aveva la facoltà di garantire ai Goti il pagamento del tributo in oro e in grano, ma che Onorio, in qualità di Imperatore, non avrebbe mai concesso la carica di ''magister utriusque militiae'' né ad Alarico né a nessun altro goto.<ref name=ZosV48/> Giovio commise però l'errore di leggere la lettera ad alta voce proprio di fronte ad Alarico, facendolo inferocire al punto che interruppe ogni negoziazione e riprese la marcia su Roma.<ref>Zosimo, V,49.</ref> Quando la sua rabbia si placò, Alarico arrestò la sua marcia e inviò alcuni vescovi come ambasciatori presso la corte di Onorio, offrendo la pace a condizioni molto più moderate delle precedenti: {{citazione|Il barbaro infatti non aveva bisogno di un comando o di una carica, non voleva prendere anche nella situazione presente le province richieste in precedenza per abitarvi, ma soltanto entrambe le parti del Norico, un territorio posto all’estremità dell’Istro, devastato da continue incursioni e in grado di dare un modesto contributo alle casse dello stato; oltre a questo chiedeva annualmente grano, nella misura che l’imperatore ritenesse sufficiente. Rinunciava anche all’oro e voleva che tra lui e i Romani ci fossero amicizia e alleanza contro chiunque prendesse le armi e scatenasse una guerra contro l’impero.|Zosimo, ''Storia Nuova'', V,50.}}
Alarico rinunciava al tributo in oro, accontentandosi solo di un modesto tributo in grano; rinunciava alla Venezia e alla Dalmazia, accontentandosi del solo Norico, provincia continuamente devastata dalle invasioni e con gettito fiscale molto ridotto; in cambio di queste concessioni, Alarico si impegnava a fornire assistenza militare allo stato romano contro qualunque nemico.<ref>Zosimo, V,50.</ref> Anche queste proposte furono respinte, in quanto Giovio e gli altri ministri avevano giurato poco tempo dopo la precedente rottura delle negoziazioni che non avrebbero più accettato di negoziare con Alarico, per cui il re dei Goti riprese la marcia su Roma.<ref>Zosimo, V,51.</ref>
[[Immagine:Priscus attalus.jpg|miniatura|[[Moneta]] dell'[[Usurpatori dell'Impero romano|usurpatore]] [[Prisco Attalo]], proclamato e poi deposto da Alarico nel [[410]], nuovamente in lotta contro [[Onorio (imperatore
Verso la fine del 409 Alarico assediò di nuovo Roma, occupandone il [[Porto (città antica)|Porto]] e impedendo l'introduzione di provviste nella città.<ref name=ZosVI6>Zosimo, VI,6.</ref><ref name=SozIX8>Sozomeno, IX,8.</ref> Alarico mandò inoltre un messaggio al senato romano, informandolo che se non avessero eletto un antimperatore in opposizione ad Onorio e favorevole ai Goti, Roma sarebbe stata distrutta.<ref name=ZosVI6/> Il senato romano, temendo il peggio, accettò la proposta di Alarico, il quale fu fatto entrare in città.<ref name=ZosVI7>Zosimo, VI,7.</ref> In comune accordo tra Alarico e il senato, la scelta dell'antimperatore ricadde su [[Prisco Attalo]], all'epoca [[praefectus urbi|prefetto della città di Roma]].<ref name=ZosVI7/><ref name=SozIX8/> Non appena eletto antimperatore in opposizione all'Imperatore legittimo Onorio, Attalo tentò di mantenere il favore dei Goti nominando immediatamente Alarico ''[[magister peditum praesentalis]]'' e Ataulfo ''comes domesticorum equitum'' e accettando addirittura di convertirsi dal [[paganesimo]] all'[[arianesimo]] (i Visigoti erano per la maggior parte ariani).<ref name=ZosVI7/><ref name=SozIX8/><ref name=SozIX9>Sozomeno, IX,9.</ref> Alarico ottenne così, tramite il suo imperatore fantoccio, la carica militare romana da lui ambita.<ref name=ZosVI7/>
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