Demostene: differenze tra le versioni

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Bibliografia: corretto il riferimento alla traduzione inglese delle Lezioni sulla retorica di Nietzsche
corretti i riferimenti a Nietzsche
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Nello stesso tempo, persuaso che avrebbe potuto riottenere il patrimonio solo per via giudiziaria, cercò di migliorare le sue capacità oratorie, e pare che in questo periodo sia stato notato, data la sua viva curiosità, dall'oratore Callistrato di Afidne, che al tempo era al culmine della fama<ref name="Pl5">{{Cita|Plutarco|5.1-3}}.</ref>.
 
Non è certo chi sia stato il suo mentore: secondo [[Friedrich Nietzsche]], [[filologia|filologo]] e [[filosofo]] [[Germania|tedesco]], e [[Konstandinos Paparrigopulos]], uno tra i più noti storici greci, Demostene era uno studente di [[Isocrate]]<ref name="Nietzsche233-235">{{Cita|F. Nietzsche, ''Lessons of rhetoric''|ppp. 233-235100}}.</ref><ref>{{Cita|Paparringopulos|Ab, p. 396-398}}.</ref>, per [[Cicerone]], [[Quintiliano]] e il biografo romano Ermippo, era discepolo di [[Platone]]<ref>{{Cita|Plutarco, ''Demostene''|5.5}}.</ref> ed, infine, [[Luciano di Samosata|Luciano]], un retore romano-siriano, elenca i filosofi [[Aristotele]], [[Teofrasto]] e [[Senocrate]]<ref name="Lucian1">{{Cita|Luciano,''Demostene''|12}}.</ref>.
 
Secondo Plutarco, invece, Demostene scelse [[Iseo (oratore)|Iseo]] come maestro di retorica sia perché riteneva il suo stile meglio adatto a un oratore vigoroso e abile sia perché non poteva pagare la tariffa che pretendeva Isocrate; tale affermazione è confermata dall'archeologo tedesco [[Ernst Curtius]] che paragonò la relazione tra Iseo e Demostene a " un'alleanza armata intellettuale "<ref name="Jebb">R. C. Jebb, {{cita web|url=http://www.perseus.tufts.edu/hopper/text?doc=Perseus%3Atext%3A1999.04.0077%3Achapter%3D19%3Asection%3D4|titolo=The Attic Orators from Antiphon to Isaeos}}</ref>.
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Assai importante è il ritmo della prosa e la strutturazione, estremamente versatile con passaggi da periodi lineari ed asciutti, ad altri concitati ed incalzanti ed è noto che Cicerone si ispirasse alla struttura delle orazioni di Demostene<ref>{{Cita|Wooten|pp. 38-40}}.</ref> per poi riportare in due passaggi del ''Brutus'' che Demostene considerava i gesti e la voce assai più importanti dello stile<ref>Cicerone, ''Brutus'', 38 e 142.</ref>.
 
Infatti, per quanto gli mancasse la voce suadente di Eschine e l'abilità di improvvisazione di Demade, Demostene fu molto abile a far uso della mimica per accentuare il significato delle parole e così proiettare le sue idee ed i suoi argomenti con maggiore forza di chiunque altro<ref>{{en}} F. Nietzsche, ''Lessons of Rhetoric'', ppp. 233–235100.</ref>.
 
Tale aspetto, però, non essendo parte integrante della formazione retorica del tempo<ref>{{Cita|Hunis|p. 238}}.</ref>, non fu accettato da tutti: Demetrio Falereo e numerosi comici del tempo ridicolizzavano la teatralità di Demostene ed Eschine gli anteponeva Leodama di Acarne<ref>{{Cita|Eschine, ''Contro Ctesifonte''|139}}.</ref><ref>{{Cita|Plutarco|11}}.</ref>