Colonialismo statunitense: differenze tra le versioni
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{{Vedi anche|Guerre indiane|Genocidio dei nativi americani||}}
[[File:A thrilling and truthful history of the pony express; or, Blazing the westward way, and other sketches and incidents of those stirring times (1908) (14780700664).jpg|miniatura|I resti di un villaggio indiano dopo il passaggio dell'[[United States Army|esercito statunitense]](1908)]]
La [[Guerra d'indipendenza americana|rivoluzione americana]] inglobò due guerre parallele: mentre dal lato est la ribellione era rivolta contro il dominio [[Impero britannico|britannico]], quella a ovest fu una "guerra indiana". Appena dopo la proclamazione d'indipendenza gli Stati Uniti entrarono in competizione con i britannici in un gioco di alleanze con le varie tribù di [[Nativi americani|nativi]] dislocate a est del [[Mississippi (fiume)|fiume Mississippi]]. Alcune tribù si unirono alla causa britannica nella speranza di ottenere in cambio un aiuto per arrestare l'espansione statunitense.
La rivoluzione americana risvegliò una vera e propria [[guerra civile]] interna alle singole comunità indiane, come per esempio nella confederazione [[Irochesi|irochese]], nella quale i gruppi non condividevano le stesse simpatie riguardo alla parte dalla quale schierarsi. La [[Confederazione di Stati|confederazione]], chiamata anche con il nome di "Sei Nazioni", vedeva gli [[Nazione Oneida|Oneida]] e i [[Nazione Tuscarora|Tuscarora]] dalla parte statunitense e gli altri quattro gruppi con gli inglesi. La rivoluzione portò gli irochesi a uno scontro intestino che da tempo si era cercato di evitare. Le parti sconfitte (anche le tribù che avevano sostenuto gli statunitensi) subirono ampie perdite territoriali. La [[Regno Unito|Corona inglese]] aiutò i nativi rimasti senza terra ricompensandoli con la [[riserva di Grand River]] in [[Canada]]. Anche i [[Cherokee]], come altre tribù, subirono una scissione interna tra un gruppo neutrale (o pro-americano) e uno anti-americano, al quale gli statunitensi si riferirono con il nome di [[Chickamauga]].
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Nel 1816 l'[[American Colonization Society]] si insediò sulla costa occidentale africana fondando la [[Liberia]], con capitale [[Monrovia]] (in onore del presidente statunitense dell'epoca [[James Monroe|Monroe]]) dove vennero collocati un cospicuo numero di schiavi liberati, da cui il nome. La Liberia sarà amministrata dalla società fino alla sua bancarotta, nel 1847. Per evitare di accorparsi eccessivi problemi economici il governo preferì non annettersi effettivamente la Liberia, che divenne così formalmente indipendente, seppur sempre in stretti rapporti con gli Stati Uniti.
Il governo americano continuò ad influenzare la politica liberiana, nel secondo dopoguerra, infatti, la Liberia fu costretta a isolarsi rigidamente dalle altre nazioni africane che stavano in quel periodo conducendo il processo di [[decolonizzazione]].
Il dittatore liberiano [[William Tubman]] condusse una energica campagna [[Anticomunismo|anticomunista]] volta a soffocare le iniziative anti-americane liberiane.
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Le zone costiere dell'[[Alaska]] erano sotto l'influenza dell'[[Impero russo]] già dal 1784, non erano ritenute possedimenti rilevanti di per sé, erano però strategiche nell'ottica di costituire un insediamento russo in [[California]], progetto che sarà però abbandonato negli anni dieci dell'800. Col naufragare del progetto, l'interesse russo per la colonizzazione dell'America declinò progressivamente, fino al 1867, quando si avviarono trattative per vendere l'Alaska agli Stati Uniti.
L'Alaska passò agli Stati Uniti per la cifra di {{formatnum:7200000}} dollari, (l'equivalente moderno di circa 200 milioni di dollari). L'acquisto, passato alla storia con il nome di ''[[Acquisto dell'Alaska|Alaska Purchase]]'', fu gestito dal segretario di Stato [[William H. Seward]] e venne ratificato dal [[Senato degli Stati Uniti]] il 9 aprile 1867. Il fatto non entusiasmò particolarmente l'opinione pubblica statunitense di allora, che considerava l'Alaska un territorio inospitale e del tutto inutile (venne soprannominata "Follia di Seward" e "Ghiacciaia di Seward"). Nel 1884 divenne un distretto dell'[[Oregon]].
La percezione circa l'Alaska mutò drasticamente con la [[corsa all'oro]] iniziata nel 1898, incentivata dal governo stesso, che portò al formarsi di maggiori centri abitati.
Divenuto [[Territori degli Stati Uniti d'America|territorio organizzato]] nel 1912, rimase tale fino al 7 luglio 1958, quando il presidente [[Dwight D. Eisenhower|Eisenhower]] firmò l'''[[Alaska Statehood Act]]'' con cui l'Alaska divenne uno Stato degli USA a tutti gli effetti, entrando nell'Unione come il suo 49º stato il 3 gennaio 1959.
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{{Vedi anche|Storia delle Hawaii}}
[[File:Liliuokalani, photograph by Prince, of Washington.jpg|miniatura|La regina [[Liliʻuokalani delle Hawaii|Liliʻuokalani]], ultimo [[Re delle Hawaii|sovrano delle Hawaii]]]]
Il [[Regno delle Hawaii]], raggiunto nel 1778 dall'ammiraglio inglese [[James Cook]], fu fin da subito particolarmente ostile alla colonizzazione straniera, tant'è che gli inglesi non riuscirono mai a insediarsi e a colonizzare effettivamente l'arcipelago, che rimase pertanto solamente un protettorato.
Nel 1876 il governo britannico cedette il protettorato agli Stati Uniti. Giunsero così nelle Hawaii molti immigrati, soprattutto americani, ma anche europei, che acquistarono grandi proprietà agricole e cominciarono la coltivazione della [[canna da zucchero]]. All'immigrazione dei coloni seguirono le ondate di importazione di lavoratori per le piantagioni, principalmente cinesi, giapponesi, coreani, filippini e azzorriani.
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{{Vedi anche|Guerre della banana}}
[[File:Tr-bigstick-cartoon.JPG|thumb|left|Una vignetta satirica che simboleggia lo strapotere americano nei [[Caraibi]] e in [[Centro America]]]]
La locuzione ''Guerre della banana'' ([[lingua inglese|en]]: ''Banana Wars'') indica una serie di [[occupazione militare|occupazioni]], azioni di polizia e interventi militari attuati dagli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]] nel [[Centroamerica]] e nei [[Caraibi]] tra la fine dell'800 e gli anni '30 del '900. L'inizio di tali conflitti è infatti individuato nello scoppio della [[guerra ispano-americana]] nel 1898.<ref>{{Cita libro|autore=Lester D. Langley|titolo=The Banana Wars : United States Intervention in the Caribbean, 1898-1934|anno=2001|lingua=inglese|pagine=pp.3|isbn=978-0-8420-5047-0}}</ref>
Gli Stati Uniti condussero una serie di occupazioni militari a [[Cuba]], [[Porto Rico]], [[Panama]], [[Honduras]], [[Nicaragua]], [[Messico]], [[Haiti]], [[Repubblica Dominicana]] e [[Venezuela]]. Questa stagione di conflitti terminò nel 1934, col ritiro delle truppe statunitensi da Haiti e l'inizio della ''[[politica del buon vicinato]]'' ([[Lingua inglese|en]]: ''Good Neighbor Policy'') del [[Presidente degli Stati Uniti d'America|presidente]] [[Franklin D. Roosevelt]].
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L'insofferenza della popolazione creola cubana verso la madrepatria spagnola culminò nello scoppio della [[Guerra dei dieci anni]] (1868-1878) e della [[Piccola guerra (Cuba)|Piccola guerra]] (1879-1880), conclusesi con la sanguinosa vittoria spagnola. Le insurrezioni erano guidate dall'intellettuale [[José Martí]], passato alla storia come il Padre della patria a Cuba. In una lettera a un suo amico del 1889, Martì mise in guardia sulla possibilità di un intervento statunitense: "''Sulla nostra terra, Gonzalo, grava un altro piano più tenebroso della Spagna […]: il diabolico piano americano di forzare l'isola, di farla piombare nella guerra per avere il pretesto per intervenirvi e con il credito di mediatore e garante, tenersela per sé''".
Intervento che avvenne, durante il terzo e ultimo conflitto tra Spagna e Cuba, la cosiddetta Guerra Necessaria (1895-1898). Gli Stati Uniti entrarono nel conflitto nel 1898 dando inizio alla [[Guerra ispano-americana]].
Cuba fu anche il teatro del ''casus belli'' che giustificherà l'intervento statunitense. Il 15 febbraio 1898 si teneva all'[[L'Avana|Avana]] una grande festa con invitati tanti ufficiali della marina americana, a sorvegliare la nave corazzata [[USS Maine (ACR-1)|Maine]] rimasero solo i soldati semplici e l'equipaggio. Un'esplosione causò la morte di tutte e 255 le persone a bordo. L'opinione pubblica americana, fomentata dalla stampa che titolava "''Remember the Maine! To Hell with Spain!''" ([[Lingua italiana|it]]: "Ricordate il Maine! All'inferno con la Spagna!") auspicò un intervento militare a favore dei cubani nella guerra in corso. Gli spagnoli cercarono invano di cooperare al fine di raccogliere gli elementi che provassero la loro estraneità all'accaduto, ma gli Stati Uniti rifiutarono l'aiuto, il capitano William T. Sampson concluse che la detonazione era stata causata da una mina e che il governo spagnolo era il responsabile. Tra le ipotesi fatte per spiegare l'esplosione ci fu anche una attribuzione agli americani stessi del sabotaggio, perché fornisse una scusante all'intervento statunitense a Cuba.<ref name="New York Times 21 April 1898">{{cita news|pubblicazione=The New York Times|data=21 aprile 1898|titolo=A Few Spaniards Flee; Not Many Accept Free Transportation from Here to Havana on the Panama. Crowds see them Depart – Shouts of Derision Follow the Vessel, Which Is Rumored to Have Munitions of War Aboard – The Seneca Also Sails|formato=PDF|url=http://query.nytimes.com/mem/archive-free/pdf?res=9405E1DF1F3DE433A25752C2A9629C94699ED7CF|accesso=2 ottobre 2011|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20120206072331/http://query.nytimes.com/mem/archive-free/pdf?res=9405E1DF1F3DE433A25752C2A9629C94699ED7CF|dataarchivio=6 febbraio 2012|urlmorto=sì}}</ref><ref name="marine375">
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Il 25 luglio [[1898]], con lo scoppio della [[guerra ispano-americana]], Porto Rico fu invasa dagli Stati Uniti d'America con uno sbarco a [[Guánica]]. Con il [[Trattato di Parigi (1898)|trattato di Parigi del 1898]] la Spagna cedette la sovranità su Porto Rico agli Stati Uniti<ref>([[lingua inglese|EN]]) [http://www.yale.edu/lawweb/avalon/diplomacy/spain/sp1898.htm Trattato di Parigi del 1898] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20071106085941/http://www.yale.edu/lawweb/avalon/diplomacy/spain/sp1898.htm |data=6 novembre 2007 }}</ref> che la governarono con un governatore nominato direttamente dal [[Presidenti degli Stati Uniti d'America|presidente degli Stati Uniti]]. Nel [[1917]], la [[Jones-Shafroth Act|legge Jones-Shafroth]] approvata dal [[Congresso degli Stati Uniti|Congresso americano]] garantiva ai cittadini portoricani la nazionalità statunitense, in modo che essi potessero essere arruolati come [[Soldato|soldati]] nella [[prima guerra mondiale]]. Dopo la guerra una serie di catastrofi naturali e la [[grande depressione]] impoverirono l'isola. Alcuni ''leader'' politici pretesero dei cambiamenti e tra questi spiccò [[Pedro Albizu Campos]], che capeggiò un importante movimento nazionale a favore dell'indipendenza: il [[Partito Nazionalista Portoricano]], fortemente osteggiato dalle autorità americane.
Nel 1947 si arrivò a una sorta di compromesso tra Stati Uniti e il popolo portoricano: il governo americano stabilì che il governatore di Porto Rico fosse eletto dal popolo e non dal governo americano. Nel [[1948]] [[Luis Muñoz Marín]] divenne il primo governatore di Porto Rico a essere eletto dal popolo.
Il 1º novembre [[1950]] due nazionalisti portoricani, [[Griselio Torresola]] e [[Oscar Collazo]], tentarono di assassinare il presidente [[Harry S. Truman|Truman]], ne seguì la decisione di svolgere un referendum sul futuro dell'isola<ref>Act of July 3, 1950, Ch. 446, 64 Stat. 319</ref>. Ciò avvenne nel [[1952]], da cui nacque una costituzione che diede a Porto Rico i connotati di un Commonwealth politico, termine spesso usato per designare l'attuale rapporto tra i due Stati<ref>([[lingua spagnola|ES]]) [http://www.lexjuris.com/lexprcont.htm Costituzione del Commonwealth di Porto Rico] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20111114003340/http://www.lexjuris.com/lexprcont.htm |data=14 novembre 2011 }} (versione originale)</ref>.
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Il territorio circostante la [[Città di Panama (Panama)|città di Panama]] non aveva mai avuto una propria giurisdizione, in quanto sempre stato parte della Colombia. Il progetto di una [[Panama|Repubblica di Panama]] fu infatti costruito artificiosamente dal governo statunitense in accordo con l'alta borghesia locale. Nel [[1903]] il presidente statunitense [[Theodore Roosevelt|Roosevelt]] dichiarò la volontà di aprire un canale nell'area di Panama che collegasse l'[[oceano Atlantico]] al [[Oceano Pacifico|Pacifico]] e dichiarò che avrebbero dovuto essere gli Stati Uniti ad amministrare il punto d'elevatissima importanza economica e strategica. In seguito al rifiuto da parte della Colombia di concedere la gestione a un consorzio americano, gli Stati Uniti inviarono nel territorio una spedizione che conquistò facilmente l'area interessata. Lo stesso 3 novembre [[1903]], la Repubblica di Panama dichiarò la propria indipendenza dalla Colombia, gli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]], primo Stato a riconoscere la nuova repubblica, inviarono l'esercito a difenderne gli interessi economici legati al canale.
Nel dicembre del 1903, i rappresentanti della nuova repubblica firmarono il [[Trattato Hay-Bunau Varilla]] con gli Stati Uniti, che riconobbe la piena sovranità americana sulla [[Zona del Canale di Panama]]. La Zona del Canale divenne così territorio americano.
Nel [[1968]] ebbe luogo la Rivoluzione panamense guidata dal [[Partito Rivoluzionario Democratico]] di [[Omar Torrijos (politico)|Omar Torrijos]], che riuscì ad assumere un forte ruolo di potere e scalzare il dominio statunitense da Panama. Con i [[trattati Torrijos-Carter]] nel [[1979]] Panama rientrò in possesso del canale e acquisì piena sovranità. Torrijos morì in circostanze misteriose in un incidente aereo nel [[1981]]<ref>{{Cita web|url=http://www.instoria.it/home/invasione_panama.htm|titolo=InStoria - L'invasione statunitense di Panama|accesso=2020-07-30}}</ref>.
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==== Samoa Americane ====
{{Vedi anche|Samoa Americane}}
[[File:American Samoa on the globe (Polynesia centered).svg|miniatura|Localizzazione delle Samoa americane.
Le [[isole Samoa]] furono scoperte per la prima volta dall'olandese [[Jakob Roggeveen]] nel [[1722]], inizialmente non furono colonizzate da alcuna potenza europea.
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Il 2 dicembre 1823 [[James Monroe]], 5° presidente degli Stati Uniti, sottopose al Congresso l'omonima [[Dottrina Monroe|Dottrina]], dichiarando che da quel momento il continente americano doveva essere libero da ulteriori colonizzazioni ed interferenze di qualsiasi genere da parte delle nazioni europee, e che ogni nuovo intervento in qualsiasi nazione americana sarebbe stato interpretato come atto ostile nei confronti degli Stati Uniti. In cambio il governo statunitense avrebbe garantito di rimanere assolutamente neutrale circa le questioni europee. L'espediente propagandistico usato per sostenere la dottrina fu "''L'America agli americani"'', dove per americani si intende statunitensi, sostanzialmente sulla base dell'idea di supremazia nei confronti degli altri popoli americani. Di fatto, la dottrina Monroe poneva gli Stati Uniti custodi di tutto il continente americano creando le premesse per affermare l'egemonia statunitense sull'intero continente.<ref>{{Cita web|url=http://www.treccani.it//enciclopedia/james-monroe_(Dizionario-di-Storia)|titolo=Monroe, James in "Dizionario di Storia"|lingua=it-IT|accesso=2020-08-09}}</ref>
Col passare degli anni e l'espandersi degli USA alla dottrina venne data un’interpretazione sempre più estensiva, grazie al cosiddetto [[corollario Roosevelt]] (1904), la dottrina Monroe si trasformò da formale diffida rivolta alle potenze europee in effettiva teorizzazione dell’intervento statunitense nell’intero emisfero occidentale. Il corollario stabiliva che, in caso di violazione degli obblighi internazionali da parte di un qualsiasi Stato di [[America del Nord|Nord]], [[America centrale|Centro]] o [[America meridionale|Sud America]] (specie in materia di debiti con l’estero), sarebbe spettato agli Stati Uniti esercitare un potere di polizia internazionale.
Pur in assenza di richiami espliciti da parte di Washington, alla dottrina, intesa in senso lato, sono stati ricondotti alcuni aspetti della politica degli USA in America Latina (interventi militari nella [[Repubblica Dominicana]], 1965; a [[Grenada]], 1983; a [[Panama]], 1989). Ufficialmente nessun governo statunitense si è mai dissociato dalla Dottrina Monroe.<ref>{{Cita web|url=https://www.pagina12.com.ar/33638-la-nunca-abandonada-doctrina-monroe|titolo=La nunca abandonada doctrina Monroe|autore=A. Serrano Mancilla e S. Romano|editore=El Paìs|data=24 aprile 2017|lingua=spagnolo|urlarchivio=}}</ref>
== Note ==
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