Fontaneto d'Agogna: differenze tra le versioni
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=== Idrografia ===
Fontaneto d'Agogna è attraversata dai torrenti [[Agogna]] e [[Sizzone]]. Sul territorio comunale sono presenti numerosi [[risorgiva|fontanili]] che stillano acqua alimentata da falde acquifere poco profonde. Si segnalano in particolare: la cosiddetta ''Fontana di San Martino'' le cui acque erano tradizionalmente oggetto di culto; il fontanile delle Botti sul confine meridionale del Comune; il Cavo Ferri presso l'area industriale; il Cavo Oriale in centro paese; il Cavo Borromeo presso il ponte sul torrente Agogna; il Cavo Cacciana presso l'omonima frazione; il ''Fontanone'' in collina.<ref>{{cita web|url=http://www.comune.fontaneto.no.it/sito/index.php?q=node/69|editore=Comune di Fontaneto d'Agogna|titolo=Fontanili fontanetesi|accesso=3 gennaio 2013|urlmorto=sì}}</ref>
==Origini del nome==
Il toponimo Fontaneto (derivante da latino ''fontana'', di fonte, qui collettivizzata tramite il suffisso ''-etum'') si riferisce alla presenza di numerose sorgenti d'acqua sul territorio comunale. L'importanza dell'acqua nella storia del paese si nota anche dalla presenza, nello [[#Simboli|stemma comunale]], dei due torrenti e di cinque fonti zampillanti.
==Storia==
A fronte della diffusione della [[patarini|pataria]], il movimento che si opponeva alla dilagante corruzione negli ambienti del clero, nel novembre del [[1057]] a Fontaneto fu indetto un [[sinodo]] per la sua condanna, ad opera dell'arcivescovo [[Guido da Velate]].
<ref>Giorgio Otranto e Gaetano Dammacco, ''Profili giuridici e storia dei santuari cristiani in Italia''
Il ''castrum'' fortificato di Fontaneto, così come quelli di altri paesi del novarese, fu demolito nel [[1362]] per volere di [[Galeazzo II Visconti]] che in quegli anni era in guerra con il Marchese del Monferrato [[Giovanni II del Monferrato|Giovanni II]]; la decisione fu presa per evitare che il ''castrum'' cadesse in mano nemica. Risale al Quattrocento un intervento di recupero del ''castrum'' tramite la costruzione al suo interno di una torre per volontà del consigliere del duca Gian Galeazzo Visconti, Manfredo Barbavara. Nonostante la torre di guardia, Fontaneto fu saccheggiata da [[Facino Cane]], nemico dei Barbavara, e riuscì a risollevarsi solo nel [[1456]], dopo la costruzione di un nuovo grande castello sui resti di antichi edifici abbaziali.
Nel XVI secolo la popolazione fu decimata a causa delle epidemie di tifo e peste, in seguito alle quali si costituirono delle confraternite caritative. Nel corso della dominazione spagnola nel novarese, il castello di Fontaneto fu fulcro di numerosi scontri tra le truppe spagnole e francesi che si risolsero con la distruzione del castello (che venne poi ricostruito sotto le vesti di palazzo signorile) e di numerose chiese e abitazioni.
Risale al XVIII secolo il passaggio di Fontaneto d'Agogna e dell'intero novarese ai Savoia. Nell'Ottocento il castello e le altre strutture viscontee passarono di proprietà ad altre famiglie, tra cui i Colleone, i Del Maino e i Rovida.<ref>''Comuni della Provincia di Novara''
Nel corso della [[prima guerra mondiale]] numerose furono le perdite in termini di vite umane nei vari fronti, come testimonia il monumento ai caduti di Piazza della Vittoria. Così come Suno, Borgomanero e altri comuni, Fontaneto fu protagonista della Resistenza nel medio novarese durante la [[seconda guerra mondiale]]. Il 20 settembre [[1944]] le forze fasciste saccheggiarono e incendiarono buona parte della frazione Cacciana, a sud dell'abitato di Fontaneto: 54 tra cascinali e abitazioni furono distrutti e gran parte del bestiame ucciso. La decisione di incendiare la frazione fu molto probabilmente conseguenza dell'appoggio di un'industria molitoria con sede nelle immediate vicinanze della [[Cacciana]] e di gran parte degli abitanti della frazione nei confronti dei partigiani.<ref>{{cita web|url=http://www.resistenzanovarese.it/bacheche/cacciana.pdf|editore=Resistenza Novarese|titolo=20 settembre 1944: brucia la Cacciana di Fontaneto d'Agogna|accesso=3 gennaio 2013|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20060510200118/http://www.resistenzanovarese.it/bacheche/cacciana.pdf
La frazione fu ricostruita in tempi brevi; in ricordo dell'incendio è oggi presente un monumento realizzato da un artista fontanetese presso l'entrata nord dell'abitato.
Nel
===Simboli===
Lo stemma e il gonfalone sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 21 marzo 1983.
{{Citazione|[[Interzato in pergola]] da due corsi d'acqua ondati d'argento, confluenti in punta: a) d'oro, alla torre di rosso, fondata su collina di verde; b) di rosso, a due pastorali d'oro, decussati e caricati in cuore da una mitra d'argento; c) di verde, seminato da cinque polle d’acqua zampillanti d'argento. Ornamenti esteriori da Comune.}}
I corsi corsi rappresentano l’Agogna e il Sizzone. La torre richiama l'antico ''castrum'", documentato dal 908 e demolito nel 1362. I pastorali e la mitra simboleggiano l'antico monastero benedettino di San Sebastiano, titolare di beni e di diritti sul mercato che si teneva una volta al mese nel borgo.
Le polle simboleggiano i numerosi fontanili alimentati da falde acquifere poco profonde presenti sul territorio.
Il gonfalone è un drappo di azzurro.
==Monumenti e luoghi d'interesse==
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