Arduino d'Ivrea: differenze tra le versioni
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Tra il [[997]] e il [[999]] Arduino ebbe forti contrasti con i [[Diocesi di Ivrea|vescovi di Ivrea]] e di [[Arcidiocesi di Vercelli|Vercelli]], in quanto, interprete massimalista del suo ufficio pubblico, tentò di restaurare il potere pubblico marchionale contrastando l'ascesa locale dei vescovi, anche se a "livello nazionale", fuori dalla sua marca, non contrastò questa tendenza. Venuto a guerra aperta nel febbraio del [[997]] con il [[Arcidiocesi di Vercelli|vescovo di quest'ultima diocesi]], [[Pietro di Vercelli|Pietro]], il marchese assediò la città e infine entrò in città con i suoi [[Vassallo|vassalli]] minori, incendiando il [[Duomo di Vercelli|duomo]] e causando la morte del vescovo. A [[Ivrea]], invece, il vescovo [[Warmondo]] per due volte scomunicò Arduino, così come il fratello Amedeo, un certo Everardo e i ''milites'' vescovili e cittadini di Ivrea sostenitori di Arduino<ref>{{Cita libro|autore=Alfredo Lucioni|curatore=[[Giuseppe Sergi]]|titolo=Arduino fra storia e mito|editore=[[il Mulino]]|città=[[Bologna]]|p=42|capitolo=Re Arduino il contesto religioso: monachesimo e vescovi fra inimicizie e protezioni|ISBN=978-88-15-27837-1}}</ref>; vi furono tumulti, saccheggi e uccisioni.
Nel [[999]] il nuovo [[papa Silvestro II]], appena salito al soglio pontificio per volere di [[Ottone III di Sassonia|Ottone III]], convocò Arduino a [[Roma]] e lo
L'imperatore Ottone, con l'intercessione del pontefice che scomunicò i due marchesi, sollevò dall'incarico Arduino II, conferendo la reggenza della marca al cugino [[Olderico Manfredi II|Olderico Manfredi]], incaricato anche di sedare la ribellione arduinica. Questa ulteriore scomunica non pose tuttavia fine alla lotta di Arduino. Olderico non riuscì nel suo intento, anzi, la ribellione dei conti italiani si allargò al punto che l'imperatore dovette tornare in Italia per sedare la rivolta.
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