Arduino d'Ivrea: differenze tra le versioni

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In questa fase di debolezza, Arduino venne assediato nel castello di Sparone, ma egli riuscì a vincere l'assedio e lui e i suoi "Sparonisti"<ref group="Riferimenti">L'assedio di Sparone divenne un episodio capitale per gli avversari di Arduino, a giudicare dai continui accenti alla fortezza da parte di Leone di Vercelli. Benzone di Alba, decenni dopo, definisce Arduino «bestia Sparonis» mentre i suoi sostenitori sono definiti nei suoi scritti «Sparonisti»). Si veda {{Cita libro|autore=Alfredo Lucioni|curatore=[[Giuseppe Sergi]]|titolo=Arduino fra storia e mito|editore=[[il Mulino]]|città=[[Bologna]]|p=77, nota 195|capitolo=Re Arduino il contesto religioso: monachesimo e vescovi fra inimicizie e protezioni|ISBN=978-88-15-27837-1}}</ref> pochi mesi dopo, riuscirono ad occupare la città di Vercelli, sede episcopale di [[Leone di Vercelli|Leone]]<ref>{{Cita libro|autore=Alfredo Lucioni|curatore=[[Giuseppe Sergi]]|titolo=Arduino fra storia e mito|editore=[[il Mulino]]|città=[[Bologna]]|p=77|capitolo=Re Arduino il contesto religioso: monachesimo e vescovi fra inimicizie e protezioni|ISBN=978-88-15-27837-1}}</ref>. Sembra addirittura che Arduino riuscì ad occupare Pavia, anche se ciò è provato da un solo documento tramesso in una copia seicentesca, in cui Arduino diede il suo assenso ad una donazione da parte dl figlio Ottone di un complesso fondiario alla diocesi di Pavia retta dal nuovo vescovo Rainaldo<ref name=":9">{{Cita libro|autore=Alfredo Lucioni|curatore=[[Giuseppe Sergi]]|titolo=Arduino fra storia e mito|editore=[[il Mulino]]|città=[[Bologna]]|pp=77-78, più note 197 e 198|capitolo=Re Arduino il contesto religioso: monachesimo e vescovi fra inimicizie e protezioni|ISBN=978-88-15-27837-1}}</ref>. Non va tenuto invece conto di un documento che vuole Arduino presso l'[[abbazia di Bobbio]], considerato un falso<ref>{{Cita libro|autore=Alfredo Lucioni|curatore=[[Giuseppe Sergi]]|titolo=Arduino fra storia e mito|editore=[[il Mulino]]|città=[[Bologna]]|pp=78-79|capitolo=Re Arduino il contesto religioso: monachesimo e vescovi fra inimicizie e protezioni|ISBN=978-88-15-27837-1}}</ref>. Nel novarese, Arduino partecipò in prima persona ad atti militari assieme ai conti di Pombia, oltre che nell'area prealpina tra Como e Milano con i fratelli Ugo e Berengario, figli del defunto conte Sigifredo e di Railenda (figlia del conte di Piacenza [[Riprando II]]); tutti erano alleati di Arduino e parenti per via matrimoniale degli Obertenghi<ref>{{Cita libro|autore=Alfredo Lucioni|curatore=[[Giuseppe Sergi]]|titolo=Arduino fra storia e mito|editore=[[il Mulino]]|città=[[Bologna]]|pp=81-82|capitolo=Re Arduino il contesto religioso: monachesimo e vescovi fra inimicizie e protezioni|ISBN=978-88-15-27837-1}}</ref>. Quest'ultima stirpe, inoltre, nel frattempo lottava nell'area veneta ed Arduino riuscì ad ottenere in tale area, in controtendenza rispetto al quadro generale di decadimento progressivo, il supporto del [[vescovo di Vicenza]] Gerolamo, lasciando lo schieramento di Enrico II e per questo privato della carica episcopale nei primi mesi del 1013, venendo sostituito da Tedaldo<ref name=":7">{{Cita libro|autore=Alfredo Lucioni|curatore=[[Giuseppe Sergi]]|titolo=Arduino fra storia e mito|editore=[[il Mulino]]|città=[[Bologna]]|pp=82-84, più nota 223 e 224|capitolo=Re Arduino il contesto religioso: monachesimo e vescovi fra inimicizie e protezioni|ISBN=978-88-15-27837-1}}</ref>.
 
Nonostante questi sforzi, Arduino non poté supportare ulteriormente la situazione politica: Enrico II, che nel frattempo si era dovuto occupare di [[Boleslao I di Polonia|Boleslao di Polonia]], [[Italienzug|scese nuovamente in Italia]] nel [[1013]]; l'anno successivo fu solennemente proclamato imperatore a Roma da [[papa Benedetto VIII]] e riuscì a domare le resistenze dei nobili romani suoi avversari (ed alleati di Arduino): in tale frangente, gli Obertenghi furono annichiliti dal sovrano, alcuni di loro imprigionati e trasferiti Oltralpe, e i loro interessi patrimoniali furono minati alla base con la creazione da parte di Enrico II della [[diocesi di Bobbio]], affidata all'abate dell'abbazia, cuore dei possedimenti obertenghi<ref name=":7" />. Nonostante i fedeli di Arduino, una volta che Enrico II era ritornato in Germania, compissero ancora nel 1014 una serie di incursioni su [[Novara]], [[Vercelli]] e [[Como]]<ref name=":0" /><ref name=":7" />, il sovrano, vista anche una grave infermità sopraggiunta, fu costretto a deporre le insegne reali sull'altare dell'abbazia di Fruttaria, e, secondo [[Tietmaro di Merseburgo|Tietmaro]], provò a negoziare i possedimenti della [[Conticontea di Pombia|Ivrea<ref group="Riferimenti">Tietmaro non specifica quale contea era oggetto di Pombiatrattative. Secondo [[Ferdinando Gabotto]], per''Un imillennio suoidi storia eporediese (356-1357)'', in ''Eporediensia'', BIblioteca della eredi<ref>[http://www[Società storica subalpina|Società Storica Subalpina]], vol.mondimedievali IV, Pinerolo, Tip.net/pre Chiantore-testi/arduinoMascarelli, 1900, p.htm32, Fasciola Vcontea oggetto di trattative era il comitato di Ivrea (comitato citato anche da Piero Bugiani in{{Cita libro|autore=[[Tietmaro di Merseburgo]]|curatore=Piero Bugiani|traduttore=Piero Bugiani|titolo=Chronicon. L'anno mille e l'Arduinoimpero degli Ottoni|collana=Bifröst|anno=2020|editore=Vocifuoriscena|città=Viterbo|p=526, nota 288|ISBN=978-88-99959-29-6}}). Ciò è messo in dubbio da [[Giuseppe Sergi (storico)|Giuseppe Sergi]], d'Ivrea'I edconfini ildel regnopotere. Marche e signorie fra due regni italicomedievali''], Torino, Einaudi, 1995 p. 148. Secondo{{webarchiveCita libro|urlautore=https://webGian Savino Pene Vidari|curatore=[[Giuseppe Sergi]]|titolo=Arduino fra storia e mito|editore=[[il Mulino]]|città=[[Bologna]]|pp=91-94|capitolo=Canavese, Arduino.archive Aspetti socio-istituzionali|ISBN=978-88-15-27837-1}}, il comitato in questione era più semplicemente una "contea del Canavese", fuori dall'area cittadina e quindi dagli interessi cittadini, una parte di territorio situato nella campagna già di fatto controllato da Arduino e i suoi fedeli (e in cui i discendenti del sovrano opereranno ancora circa un secolo dopo).org</web/20071024182107/http://www.mondimedievali.net/preref> per i suoi eredi, ma Enrico rifiutò<ref>{{Cita libro|autore=[[Tietmaro di Merseburgo|Tietmaro]]|traduttore=Matteo Taddei|titolo=Cronaca di Tietmaro|collana=Fonti tradotte per la storia dell'Alto Medioevo|editore=Pisa University Press|p=187|capitolo=Libro VI, 93|ISBN=978-testi8833390857}}</arduinoref><ref>{{Cita libro|autore=[[Tietmaro di Merseburgo]]|curatore=Piero Bugiani|traduttore=Piero Bugiani|titolo=Chronicon.htm L'anno mille e l'impero degli Ottoni|datacollana=24Bifröst|anno=2020|editore=Vocifuoriscena|città=Viterbo|pp=525-527|capitolo=Libro ottobreVI, 2007(93) 57|ISBN=978-88-99959-29-6}}). Ciò è messo in dubbio da Sergi. Secondo KING, probabilmente, data la forte indipendenza delle diocesi, la contea poteva essere una "contea del Canavese", non interferente con i poteri vescovili cittadini e che formalizzava una realtà in cui Arduino e i suoi fedeli controllavano di fatto la campagna.</ref>.
 
=== Ritiro e morte ===
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Il 14 dicembre [[1015]]<ref name="DBI" /> Arduino morì nell'[[abbazia di Fruttuaria]] e fu tumulato nell'[[altare maggiore]] della chiesa abbaziale, ove per secoli fu venerato da [[monaci]] e [[pellegrinaggio|pellegrini]]. [[Tietmaro di Merseburgo|Tietmaro]] riferisce che la sua morte avvenne il 30 ottobre del medesimo anno<ref>{{Cita libro|autore=[[Tietmaro di Merseburgo|Tietmaro]]|traduttore=Matteo Taddei|titolo=Cronaca di Tietmaro|collana=Fonti tradotte per la storia dell'Alto Medioevo|editore=Pisa University Press|p=205|capitolo=Libro VII, 24|ISBN=978-8833390857}}</ref><ref>{{Cita libro|autore=[[Tietmaro di Merseburgo]]|curatore=Piero Bugiani|traduttore=Piero Bugiani|titolo=Chronicon. L'anno mille e l'impero degli Ottoni|collana=Bifröst|anno=2020|editore=Vocifuoriscena|città=Viterbo|p=575|capitolo=Libro VII, 24 (17.)|ISBN=978-88-99959-29-6}}</ref>, ma la storiografia ha ritenuto più precisa la data del 14 dicembre, morte registrata dall'obituario dell'[[Abbazia di San Benigno (Digione)|abbazia di San Benigno]] di [[Digione]] per volere dell'abate [[Guglielmo da Volpiano|Guglielmo]], fondatore di Frutturaria<ref>{{Cita libro|autore=Alfredo Lucioni|curatore=[[Giuseppe Sergi]]|titolo=Arduino fra storia e mito|editore=[[il Mulino]]|città=[[Bologna]]|p=31, nota 19|capitolo=Re Arduino il contesto religioso: monachesimo e vescovi fra inimicizie e protezioni|ISBN=978-88-15-27837-1}}</ref>.
 
Nonostante la sua morte, i suoi fedeli, con l'aiuto contingente aiuto del marchese Olderico Manfredi, rimasero compatti e riuscirono lo stesso anno ad occupare Ivrea scacciandone il vescovo<ref name=":02">{{Cita libro|autore=Gian Savino Pene Vidari|curatore=[[Giuseppe Sergi]]|titolo=Arduino fra storia e mito|editore=[[il Mulino]]|città=[[Bologna]]|pp=104-105|capitolo=Canavese, Arduino. Aspetti socio-istituzionali|ISBN=978-88-15-27837-1}}</ref>. La marca di Ivrea non ebbe più un titolare, data la ricerca di indipendenza delle diocesi di Vercelli e Novara, unitamente alla più debole diocesi di Ivrea<ref name=":02" />.
 
== Matrimonio e figli ==
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== Le vicende delle spoglie mortali di Arduino ==
[[File:Castello Masino 02.JPG|left|thumb|Il [[Castellocastello di Masino]] dove sono conservate le spoglie di Arduino]]
 
Sulle spoglie di re Arduino si è tramandata - veri o falsi che siano i particolari - la seguente storia (raccontata anche dallo scrittore [[Giuseppe Giacosa]]).