Francesco Delfino: differenze tra le versioni
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Nominato - come [[generale di brigata]] - comandante della Regione Carabinieri [[Piemonte]], Delfino si approcciò ad indagini sulla [[mafia]] in occasione dell'arresto di [[Balduccio Di Maggio]], costituitosi a [[Novara]]; Di Maggio, per accedere al trattamento riservato ai [[pentitismo|collaboratori di giustizia]], richiese di collaborare con il generale<ref>[http://web.tiscali.it/fbmrb/focus/articoli_focus/Delfino.html Fonte]</ref>.
Interrogato in seguito a [[Caltanissetta]] come teste durante il processo per la [[strage di Capaci]] il 21 febbraio [[1997]], il generale Delfino riferisce che il Di Maggio, durante i primi interrogatori, gli avrebbe confidato di non conoscere
A seguito della cattura di [[Totò Riina]], Delfino fu alla ribalta delle cronache che facevano risalire alle confessioni rese da Balduccio Di Maggio all'alto ufficiale dei carabinieri l'arresto del ''boss'' mafioso. Un ruolo chiave di Delfino - che egli ha rivendicato<ref>Cfr. per esempio le dichiarazioni rese da Delfino durante un'audizione di fronte alla Commissione parlamentare d'inchiesta sul terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi, il 25 giugno 1997, durante la quale afferma tra l'altro di avere ottenuto "un compiacimento a livello di Ministro e Comandante generale per la cattura di Riina", [http://www.parlamento.it/bicam/terror/stenografici/steno23.htm Fonte]</ref> - nelle indagini che condussero a Riina è stato contestato dal collaboratore di giustizia Tullio Cannella, che affermò che il capo mafia sarebbe in realtà caduto nelle mani della giustizia tramite un'imbeccata ai Carabinieri proveniente da [[Bernardo Provenzano]], non grazie alle indicazioni che Balduccio Di Maggio avrebbe passato a Delfino<ref>[http://www.repubblica.it/online/fatti/soffiantini/delfino/delfino.html Repubblica, "Il generale Delfino - carriera tra le polemiche", 14 aprile 1998]</ref>.
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