Gag Order: differenze tra le versioni

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'''''Gag Order''''' è il quinto [[album in studio]] della [[cantautrice]] [[Stati Uniti|statunitense]] [[Kesha]], pubblicato il 19 maggio 2023 come ultimo progetto sotto contratto con le [[etichette discografiche]] [[Kemosabe Records|Kemosabe]] e [[RCA Records]].<ref>{{Cita web|url=https://www.vulture.com/2023/05/kesha-gag-order-fifth-album-rick-rubin.html|titolo=Kesha Has Dropped Her Gag Order|autore=Jennifer Zhan|sito=vulture.com|editore=[[New York (periodico)#Internet e siti collegati|Vulture]]|data=19 maggio 2023|lingua=en-us|accesso=22 maggio 2023}}</ref>
 
== Antefatti ==
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''Gag Order'' ha ottenuto recensioni prevalentemente positive da parte della [[Giornalismo musicale|critica specializzata]]. Su [[Metacritic]], sito che assegna un punteggio normalizzato su 100 in base a critiche selezionate, l'album ha ottenuto un punteggio medio di 75 basato su undici recensioni.<ref>{{Metacritic|music|gag-order/kesha|accesso=24 maggio 2023}}</ref>
 
Tara Joshi del ''[[The Guardian|]]''The Guardian'']] afferma che l'album «si muove tra sonorità liriche e new age e ondate crescenti di euforia» raccontando nei testi «riflessioni ironiche sulla fama, sul disgusto di sé, sulla rabbia e sullo sfruttamento dell'industria musicale», apprezzando la capacità di Kesha di affrontare «la cruda realtà dei traumi e delle loro conseguenze».<ref name="TG" /> Helen Brown ''[[The Independent|]]''The Independent'']] rimane piacevolente colpito da come «il trauma di Kesha si contorca in questo affascinante nido serpeggianti canzoni elettroniche», scrivendo che la produzione di Rubin sia in grado di dare «un'elevata atmosfera gospel-blues ai ritmi stomp-squelch» in grado di risaltare la voce della cantante.<ref name="TheIndependent" />
 
Alex Rigotti di [[Clash (rivista)|''Clash'']] ha definito l'album un progetto «pop incredibilmente sofisticato», che sebbene presenti «una tavolozza strumentale relativamente ristretta» è in grado di coniugare «abilmente il suo passato musicale in un suono vario ma coerente». Rigotti trova inoltre che la produzione «minimalista» di Rubin «soffoca molti dei brani», ma «quando l'album decide di liberarsi, i risultati sono sorprendenti».<ref name="Clash"/>