Adoro te devote: differenze tra le versioni
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Il [[13 dicembre]] [[1849]], [[papa Pio IX]] accordò vari giorni di [[indulgenza]] per chi avesse recitato questa preghiera<ref>Giuseppe Riva, ''Manuale di Filotea'', Milano, 1860, p. 213</ref>. L'[[indulgenza parziale]] resta in vigore anche dopo la soppressione della preghiera dal messale del 1969.
== Analisi metrica e testuale==
L'inno è qualificabile come una [[sequenza (liturgia)|sequenza]] per lo [[schema metrico]]: la presenza di [[strofa|strofe]] di eguale numero di [[sillaba|sillabe]] (12), della [[rima]] di tipo baciata (AA, BB, CC, DD), di una [[metrica]] regolare sia per la [[Quantità vocalica|quantità]] breve e lunga nelle [[vocale|vocali]], sia per lo [[Accentazione della lingua latina|schema degli accenti]]<ref>''eo'', ''ie'', ''io'' e ''iu'' non sono [[Scrittura e pronuncia del latino|dittonghi]]; ''uæ'' conta per due sillabe. Quindi, l'accentazione cade nella decima sillaba metrica come nell'[[endecasillabo]]</ref>
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Padre [[Raniero Cantalamessa]] osservò che il verso ''visus, tactus, gustus in te fallitur'' rinviava una poesia di [[Jacopone da Todi]] nella quale immaginava un conflitto fra i sensi umani in relazione all'Eucarestia:
Mentre il viso, il tatto e il gusto dicono che si tratta di solo pane, l'udito si oppone a questa concezione e assicura che "sotto queste forme visibili è Cristo nascosto". Se questo non basta ad affermare che l'inno è di San Tommaso d'Aquino, mostra tuttavia che è più antico di quanto si pensasse e non è incompatibile con un'attribuzione al Dottore Angelico, quanto meno per la datazione. Se Jacopone può farne riferimento come testo noto, doveva essere stato composto almeno vent'anni prima perché potesse godere già di una certa popolarità.<ref>{{cita web|url=https://it.zenit.org/2004/12/17/chiedo-cio-che-chiese-il-ladrone-pentito-riflessioni-sull-eucaristia/|titolo=“Chiedo ciò che chiese il ladrone pentito”: riflessioni sull’Eucaristia|autore=[[Raniero Cantalamessa]]|data=17 dicembre 2004}}</ref>
== Note ==
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