Adoro te devote: differenze tra le versioni

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Padre [[Raniero Cantalamessa]] osservò che il verso ''visus, tactus, gustus in te fallitur'' rinviava una poesia di [[Jacopone da Todi]] nella quale immaginava un conflitto fra i sensi umani in relazione all'Eucarestia:
Mentre il viso, il tatto e il gusto dicono che si tratta di solo pane, l'udito si oppone a questa concezione e assicura che "sotto queste forme visibili è Cristo nascosto". Se questo non basta ad affermare che l'inno è di San Tommaso d'Aquino, mostra tuttavia che è più antico di quanto si pensasse e non è incompatibile con un'attribuzione al Dottore Angelico, quanto meno per la datazione. Se Jacopone può farne riferimento come testo noto, doveva essere stato composto almeno vent'anni prima perché potesse godere già di una certa popolarità.<ref>{{cita web|url=https://it.zenit.org/2004/12/17/chiedo-cio-che-chiese-il-ladrone-pentito-riflessioni-sull-eucaristia/|titolo=“Chiedo ciò che chiese il ladrone pentito”: riflessioni sull’Eucaristia|autore=[[Raniero Cantalamessa]]|data=17 dicembre 2004}}</ref>
 
L'immagine del [[pellicano]] nella sesta strofa rimanda a un mito secondo il quale il pellicano si recide il petto per nutrire i piccoli con il proprio sangue.
 
== Note ==