Simone Pianetti: differenze tra le versioni

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Si recò a [[New York]], praticando diversi lavori, entrando poi in contatto con gli ambienti [[anarchici]] della città. Fondò in seguito una società d'importazione di vino e frutta con l'amico Antonio Ferrari: tuttavia nella gestione di quest'attività incontrò problemi con la [[mafia]] locale, allora conosciuta come [[Mano Nera (estorsione)|Mano Nera]], che esigeva il pagamento di denaro in cambio di protezione.<ref name="Il Giornale">{{cita web|url=https://www.ilgiornale.it/news/1036909.html|sito= [[Il Giornale]]|titolo= "Fare come Pianetti" Cent'anni dal gesto del "vendicatore" |data= 12 luglio 2014|curatore= Enrico Silvestri}}</ref>
 
Il suo temperamento portò Pianetti a denunciare il fatto, cosa insolita per via dei rischi a cui si andava incontro, alla Polizia locale comandata dal comandante Shirley e l'ispettore francese Lacassagne. Con i due collaborava anche lo scrittore H.Harry Ashton-Wolfe, che conobbe personalmente Pianetti e, qualche anno più tardi, raccolse le sue vicende in un capitolo del suo libro ''Crimini di violenza e vendetta''<ref>{{Cita libro|nome=H. (Harry)|cognome=Boston Public Library|titolo=Crimes of violence and revenge|url=http://archive.org/details/crimesofviolence00asht|accesso=2023-05-10|data=1929|editore=Boston ; New York : Houghton Mifflin Company}}</ref>, grazie a cui è possibile conoscere i fatti della sua permanenza in terra statunitense.
 
La denuncia portò all'arresto di una decina di insospettabili, ma costò la vita ad Antonio Ferrari, assassinato dalla Mano Nera. La vita stessa di Pianetti era quindi a rischio, tanto che dovette abbandonare la città e muoversi con false generalità fino a fare ritorno in patria.<ref name="Il Giornale"/>