Chester Arthur: differenze tra le versioni

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Arthur attuò un'opera moralizzatrice, aiutando l'approvazione, il 16 gennaio [[1883]], della legge Pendelton sulla riforma della funzione pubblica, presentata dal [[senatore]] dell'[[Ohio]] [[George H. Pendelton]]; la legge stabiliva l'assunzione degli impiegati statali attraverso concorsi pubblici, gestiti da una commissione federale, e questi non potevano essere licenziati per motivi politici. Questa legge diede agli Stati Uniti funzionari esperti nel momento in cui si avviava a diventare un'enorme potenza industriale.
 
Sotto la sua amministrazione avvennero inoltre numerosi eventi caratterizzanti la storia degli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]] verso la fine del secolo. In materia di [[immigrazione]], il 6 maggio [[1882]] fu bloccata, con il ''Chinese Exclusion Act'', l'immigrazione cinese, che aveva raggiunto livelli considerati eccessivi, mentre nell'agosto dello stesso anno una legge sull'immigrazione regolò l'afflusso di stranieri nel Paese, imponendo una tassa di 50 centesimi per ogni immigrato presente negli Stati Uniti e vietando l'ingresso ai malati di mente, i criminali e chiunque dovesse dipendere dall'assistenza pubblica. Contemporaneamente, però, l'[[Alaska]], ottenuto lo ''status'' di distretto, fu aperto alla colonizzazione degli emigranti.
 
Nell'ambito dei diritti civili, l'amministrazione Arthur fu incerta e contraddittoria: il 23 marzo [[1882]] il presidente firmò le [[Edmund Laws]], che dichiaravano reato federale la [[poligamia]], misura presa contro le gerarchie della [[Mormonismo|Chiesa mormone]], fortemente presente nello [[Utah]], i cui membri avevano più mogli, punendo con il carcere i bigami, in difesa dei valori tradizionali della famiglia. Fu durante la sua presidenza che la [[Corte suprema degli Stati Uniti d'America|Corte suprema]], nel [[1883]], dichiarò incostituzionale il [[Civil Rights Act (1875)|Civil Rights Act del 1875]], una legge federale che permetteva a chiunque, indipendentemente dalla razza o dalla precedente condizione di schiavitù, di ricevere il medesimo trattamento nei luoghi pubblici. Arthur si dimostrò contrario alla sentenza e informò il Congresso del suo dissenso, ma non fece nulla per far approvare una qualsiasi norma legislativa sulla materia.