Giovanni Brusca: differenze tra le versioni
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===La collaborazione con la giustizia===
Brusca decise di collaborare e l’intenzione di voltare le spalle a Cosa Nostra arrivò il 23 maggio, nel giorno del quarto anniversario della strage di Capaci, quando il PM [[Alfonso Sabella]] ricevette una telefonata in codice da un dirigente del Gruppo Operativo Mobile.<ref>{{cita libro| autore-capitolo-nome=Bruno | autore-capitolo-cognome=De Stefano | capitolo=Le chiavi delle manette| titolo=I boss che hanno cambiato la storia della malavita| curatore= | anno=2018 | editore=[[Newton & Compton]] | città=Roma | ed=1 | p=111| ISBN=9788822720573 }}</ref> A giugno, a circa un mese dall'arresto, Brusca iniziò a rendere dichiarazioni ai magistrati delle Procure di [[Palermo]], [[Caltanissetta]] e [[Firenze]]; a raccogliere le sue prime dichiarazioni furono Savina e Sanfilippo i quali per non dare nell'occhio entrarono nel carcere dell'Ucciardone dentro al cofano di una macchina mentre il suo primo interrogatorio con i magistrati (il PM [[Alfonso Sabella]], il procuratore [[Giancarlo Caselli]], l’aggiunto [[Guido Lo Forte]], il questore [[Arnaldo La Barbera]]) e i due poliziotti venne allestito in un ufficio delle Poste. Brusca raccontò episodi dettagliati relativi a gente come [[Pietro Aglieri]], [[Nino Giuffrè]], [[Carlo Greco]] e [[Salvatore Di Gangi]], tutti uomini legati a [[Bernardo Provenzano]], mentre sui fedelissimi di [[Totò Riina]], del quale è stato uno dei più devoti seguaci, non disse nulla. Grazie alle sue indicazioni Greco verrà arrestato mentre Di Gangi riuscirà a scappare poco prima del blitz.<ref>{{cita libro| autore-capitolo-nome=Bruno | autore-capitolo-cognome=De Stefano | capitolo=Il doppio gioco| titolo=I boss che hanno cambiato la storia della malavita| curatore= | anno=2018 | editore=[[Newton & Compton]] | città=Roma | ed=1 | p=111-112| ISBN=9788822720573 }}</ref> La notizia trapelò sui giornali soltanto in agosto, causando violentissime reazioni e polemiche<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1996/08/29/il-picciotto-aveva-annunciato-il-pericolo.html|titolo=E IL PICCIOTTO AVEVA ANNUNCIATO IL PERICOLO - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|accesso=2021-05-24}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1996/08/29/dalla-strategia-dei-veleni-al-giorno-della.html|titolo=DALLA STRATEGIA DEI VELENI AL GIORNO DELLA VERITA' - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|accesso=2021-05-24}}</ref>: provocò clamore l'intervista concessa dal suo difensore di fiducia, l'avvocato Vito Ganci<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1996/08/25/il-super-difensore-degli-uomini-di.html|titolo=IL SUPER - DIFENSORE DEGLI UOMINI DI MAFIA - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|accesso=2021-05-31}}</ref>, nella quale affermava che il "pentimento" del suo assistito era pilotato dall'allora Presidente della Commissione Antimafia [[Luciano Violante]] (che avrebbe incontrato Brusca su un volo aereo nel [[1991]]) al fine di accusare [[Giulio Andreotti]], all'epoca sotto processo per [[concorso esterno in associazione mafiosa]]<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1996/08/28/sotto-torchio-avvocato-dei-complotti.html|titolo=SOTTO TORCHIO L' ' AVVOCATO DEI COMPLOTTI' - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|accesso=2021-05-31}}</ref>. Tali affermazioni vennero smentite da Brusca (che cambiò difensore) ma in ottobre venne iscritto nel [[registro degli indagati]] per [[calunnia]] poiché le sue prime dichiarazioni miravano ad accusare il suo acerrimo nemico [[Baldassare Di Maggio]] ed escludere le responsabilità di mafiosi a lui vicini (soprattutto [[Giovanni Riina]], figlio di Totò, e [[Vito Vitale]], boss di [[Partinico]])<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1997/02/16/un-mafioso-prima-condanna-per-giovanni.html|titolo='E' UN MAFIOSO' PRIMA CONDANNA PER GIOVANNI RIINA - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|accesso=2021-05-31}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1996/10/20/scoperto-il-gioco-di-brusca.html|titolo=SCOPERTO IL GIOCO DI BRUSCA - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|accesso=2021-06-01}}</ref>: la manovra venne scoperta anche grazie alle dichiarazioni di [[Enzo Salvatore Brusca|Enzo Brusca]], che da qualche mese collaborava pure con gli inquirenti in accordo segreto con il fratello<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1996/10/21/brusca-indagato-per-calunnia.html|titolo=BRUSCA INDAGATO PER CALUNNIA - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|accesso=2021-05-31}}</ref><ref name=":6">{{Cita web|url=http://www.repubblica.it/online/cronaca/brusca/pentito/pentito.html|titolo=la Repubblica/cronaca: Brusca è attendibile 'patente' da pentito|accesso=2021-05-31|dataarchivio=3 ottobre 2002|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20021003182707/http://www.repubblica.it/online/cronaca/brusca/pentito/pentito.html|urlmorto=sì}}</ref><ref>[https://archive.is/c9uf7 Torna a casa il pentito Enzo Brusca]</ref>. Messo alle strette dai magistrati, Brusca confessò l'inganno e iniziò a rendere nuovi interrogatori, questa volta ritenuti attendibili, grazie ai quali fu possibile condannare decine di mafiosi in diversi procedimenti penali, dove anch'egli era imputato ed in cui ottenne rilevanti sconti di pena grazie al suo contributo: nel [[1997]] infatti evitò l'[[ergastolo]] al processo per la [[strage di Capaci]] ed ebbe ventisette anni di carcere e la stessa cosa avvenne nel [[1999]], quando gli furono comminati trent'anni di reclusione per il sequestro e l'omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo<ref name=":6"/>.
Nel [[2000]] Brusca (fino ad allora considerato dalla giustizia solo un "dichiarante") riuscì ad ottenere lo ''status'' di "[[Collaboratore di giustizia (Italia)|collaboratore di giustizia]]", che gli consentì di lasciare il regime carcerario duro previsto dall'[[articolo 41-bis]] e di godere dei benefici previsti dalla legge, compreso un sussidio di {{formatnum:500000}} [[Lira italiana|lire]] al mese per sé e per i componenti della sua famiglia<ref name=":6" />.
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