Alarico I: differenze tra le versioni
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Nel frattempo Alarico passò agevolmente il passo delle Termopili, Zosimo insinua a causa del tradimento di Geronzio, e devastò agevolmente l'intera Grecia, massacrando donne, vecchi e fanciulli, e impadronendosi di un ampio bottino.<ref name=ZosV5/> Secondo Zosimo, la devastazione della Grecia fu tale che le tracce del passaggio dei Goti erano ancora presenti all'epoca in cui scriveva.<ref name=ZosV5/> Solo [[Tebe (città greca antica)|Tebe]] sarebbe scampata ai saccheggi di Alarico, in parte per la resistenza delle proprie mura, in parte per l'impazienza da parte del re goto di espugnare [[Atene]].<ref name=ZosV5/> Per costringere quest'ultima città alla resa per fame, Alarico occupò [[il Pireo]], il porto cittadino, per impedire l'introduzione di provviste alla città assediata.<ref name=ZosV5/> A questo punto della narrazione, lo storico pagano Zosimo inserisce il miracoloso e fantasioso intervento delle divinità pagane (la dea [[Minerva]] e il semidio [[Achille]]) in protezione di Atene, che avrebbero atterrito Alarico, inducendolo ad essere clemente con Atene e con l'intera Attica, risparmiandole dal saccheggio.<ref name=ZosV6>Zosimo, V,6.</ref>
Quando infatti Alarico, dopo negoziazioni con la guarnigione cittadina, entrò a Atene scortato da pochi soldati, si astenne dal saccheggiarla, partendo dopo alcuni giorni di permanenza.<ref name=ZosV6/> Dopo essersi astenuto dal saccheggiare Atene e l'intera Attica e aver espugnato la città di [[Megara (Attica)|Megara]], Alarico attraversò agevolmente l'[[Istmo di Corinto|Istmo]] (Zosimo insinua a causa del tradimento di Geronzio), oltre il quale tutte le città potevano essere agevolmente occupate e devastate in quanto prive di fortificazioni.<ref name=ZosV6/> Alarico saccheggiò così [[Sparta]], [[Argo (città antica)|Argo]], [[Corinto (
Nel 397, Alarico fu però affrontato in Acaia da Stilicone, sbarcato a Corinto con un potente esercito rinforzato dall'arruolamento di numerosi mercenari barbari reclutati dalle tribù germaniche al di là del Reno.<ref name=ZosV7/> Alarico fu accerchiato da Stilicone su un colle nei pressi di ''Pholoe'' in [[Arcadia]], e sembrò essere in trappola.<ref>Claudiano, ''Sul quarto consolato di Onorio'', 474 sgg.</ref> Stilicone, tuttavia, esitò a dare il colpo di grazia ad Alarico, e in qualche modo il re dei Goti riuscì a sfuggire all'accerchiamento romano. Claudiano opportunamente omette il modo in cui i Goti sfuggirono a Stilicone, anche se in un panegirico successivo allude a un presunto tradimento della parte orientale, che avrebbe indotto Stilicone al ritiro.<ref>Claudiano, ''La guerra gotica'', 515 sgg.</ref> Invece, Zosimo dà la colpa alla negligenza di Stilicone e all'indisciplina delle sue truppe, molte delle quali erano di origini germaniche: secondo Zosimo, le truppe di Stilicone, invece di dare il colpo di grazia ai Goti di Alarico, avrebbero spogliato dei propri beni quegli stessi provinciali che in teoria avrebbero dovuto difendere, depredando ciò che gli stessi Goti avevano lasciato non saccheggiato.<ref name=ZosV7/> Alcuni studiosi ritengono che Stilicone avesse firmato in quell'occasione un trattato di non aggressione con Alarico, per dissuaderlo dall'invadere l’Italia, o addirittura un’alleanza contro Costantinopoli, ma altri studiosi, come la Cesa, non sono convinti di questa tesi.<ref>{{cita|Cesa|p. 72.}}</ref> In ogni modo, in seguito al ritorno di Stilicone in Italia, i Visigoti di Alarico si spostarono in Epiro, devastando le città anche di quella provincia.<ref name=ZosV7/>
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