Eccidio di Codevigo: differenze tra le versioni

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L{{'}}'''eccidio di Codevigo''', avvenuto tra il 28 aprile [[1945]] e la metà di giugno<ref>Come sostenuto dal Parroco di allora</ref> dello stesso anno - quindi a guerra finita - fu l'esecuzione sommaria, {{senza fonte|a volte tramite torture e sevizie raccapriccianti}}, di 136<ref>[http://mattinopadova.gelocal.it/cronaca/2010/11/25/news/l-ultima-verita-sulla-strage-di-codevigo-136-i-fascisti-uccisi-da-partigiani-e-regio-esercito-1.1225567 L'utima verità sulla strage di Codevigo] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20120608231311/http://mattinopadova.gelocal.it/cronaca/2010/11/25/news/l-ultima-verita-sulla-strage-di-codevigo-136-i-fascisti-uccisi-da-partigiani-e-regio-esercito-1.1225567 |date=8 giugno 2012 }} Sul sito del ''Mattino'' di Padova.</ref> persone tra civili ed ex militi della [[Guardia Nazionale Repubblicana]], da parte di ex partigiani e militari del [[Gruppi_di_Combattimento#Gruppo_di_Combattimento_"Cremona"|Gruppo "Cremona"]] (un'unità di fanteria dell'[[Esercito Cobelligerante Italiano|Esercito Cobelligerante]] passata a fine febbraio 1945 alle dipendenze del V Corpo d'armata britannico, inquadrando i partigiani della [[28ª Brigata "Mario Gordini"|28ª Brigata Garibaldi]] comandata da [[Arrigo Boldrini]] detto "Bulow")<ref>G. Stella, "Ravennati contro".</ref>.<br/>
Si tratta di uno degli episodi più gravi tra quelli avvenuti nell'Italia nord-orientale nei giorni successivi alla resa delle forze tedesche e fasciste repubblicane ([[Resa di Caserta]]).
 
== Le vicende giudiziarie ==
La Magistratura di Padova trattò la vicenda in numerosi procedimenti dal 1945 al 1950 e poi dal 1961-62 sulla base d'indagini condotte fin dall'inizio dalla poliziaPolizia Alleata e dai Carabinieri<ref>Archivi di Stato. Carabinieri di Padova, rapporto 21/09/1990</ref>. Furono giudicati anche quattro partigiani della 28ª Brigata Garibaldi, che vennero tutti eassolti. quattroIl quadro giuridico entro il quale furono assolti.avviati i procedimenti giudiziari fu determinato da due circostanze:
* La [[Repubblica Sociale Italiana|Repubblica sociale]] era caduta, non c'era più una guerra in corso;
* I repubblichini ripiegati in Veneto avevano consegnato le loro armi ai CLN locali<ref>Gianfranco Stella, il libro che sto leggendo</ref>.
 
La Polizia Alleata, da parte sua, aveva emanato l'ordine ai militari del Gruppo Cremona presenti a Codevigo di consegnarle le armi<ref>Atto della Prefettura di Padova del 25 maggio 1945.</ref>. L'ordine pubblico era assicurato dal [[CLN]] locale<ref>Fonti: atti processuali Tribunale di Rimini proc. pen. 2/96 R.G.</ref>. Senza alcun incarico ufficiale, i militari del Gruppo Cremona (tra cui i soldati della [[28ª Brigata Garibaldi "Mario Gordini"|28ª Garibaldi]] e varie formazioni partigiane venete) rimasero sul territorio anche dopo il 28 aprile.
 
Dopo la fine della guerra furono 136 le esecuzioni ad opera dei partigiani nei confronti dei fascisti arresisi a [[Codevigo]]. Nella zona di [[Treviso]] almeno 630 persone senz’armi furono uccise<ref>[[Bruno Vespa]], ''Vincitori e vinti'', [[Arnoldo Mondadori Editore]], Milano 2006, pag. 184. Vespa aggiunge che vi furono 391 esecuzioni anche nella zona di Udine</ref>.
I Comandi della 28ª e del "Cremona" non furono mai soggetti a procedimenti penali poiché i fatti si svolsero al di fuori e contro gli ordini da loro emanati e "a loro insaputa"<ref>(fonti: "Corriere della Sera" 23/09/1990; "Il Resto del Carlino -Ravenna 12/09/1990; Rapporto Carabinieri di Padova 21/09/1990)</ref> (anche se la strage si svolse nell'arco di un mese e mezzo, e nonostante il servizio d'ordine e di polizia della zona fosse mantenuto dal C.L.N.). Sergio Bozza sostiene<ref>''90 uomini in fila allineati sul mirino della «37»'', Greco & Greco.</ref> che all'eccidio, avvenuto in varie località in prossimità di [[Codevigo]], parteciparono elementi provenienti dalle formazioni partigiane locali, elementi provenienti dalla [[28ª Brigata Garibaldi "Mario Gordini"]], militari inquadrati nel [[gruppo di combattimento "Cremona"]], unità dell'esercito italiano alle dipendenze dell'VIII armata Britannica, sotto il cui comando era anche la [[28ª Brigata Garibaldi "Mario Gordini"]], comandata da [[Arrigo Boldrini]]<ref>G. Stella, "Ravennati contro"</ref>. Nell'atto della Prefettura di Padova del 25 maggio 1945 oltre all'attribuzione certa di alcune esecuzioni a militari del "Cremona"<ref name="ReferenceA">Fonti: Archivio di Stato di Padova.</ref> (Corinna Doardo, maestra, Bubola Mario o Ludovico) si comunicò che la Polizia Alleata aveva deciso di disarmare i militari del "Cremona" presenti a Codevigo<ref name="ReferenceA"/>. Il territorio era stato occupato dalla [[28ª Brigata Garibaldi "Mario Gordini"|28ª]] Garibaldi, da varie formazioni partigiane venete e dai reparti del "Cremona" e l'azione di polizia e d'ordine pubblico era svolta dal [[CLN]] locale<ref>Fonti: atti processuali Tribunale di Rimini proc. pen. 2/96 R.G.</ref>.
 
I Comandivertici della 28ª e deldello stesso gruppo "Cremona" (in cui la 28ª era inquadrata) non furono mai soggetti a procedimenti penali poiché i fatti si svolsero al di fuori e contro gli ordini da loro emanati e "a loro insaputa"<ref>(fonti: "Corriere della Sera" 23/09/1990; "Il Resto del Carlino -Ravenna 12/09/1990; Rapporto Carabinieri di Padova 21/09/1990)</ref> (anche se la strage si svolse nell'arco di un mese e mezzo, e nonostante il servizio d'ordine e di polizia della zona fosse mantenuto dal [[Comitato di Liberazione Nazionale|C.L.N.]])<ref>Fonti: atti processuali Tribunale di Rimini proc. pen. 2/96 R.G.</ref>. Sergio Bozza sostiene<ref>''90 uomini in fila allineati sul mirino della «37»'', Greco & Greco.</ref> che all'eccidio, avvenuto in varie località in prossimità di [[Codevigo]], parteciparono elementi provenienti dalle formazioni partigiane locali, elementi provenienti dalla [[28ª Brigata Garibaldi "Mario Gordini"]], militari inquadrati nel [[gruppo di combattimento "Cremona"]], unità dell'esercito italiano alle dipendenze dell'VIII armata Britannica, sotto il (cui comandosono eraattribuiti anchecon lacertezza [[28ªalmeno Brigatadue Garibaldi "Mario Gordini"]], comandata da [[Arrigo Boldrini]]omicidi)<ref>G.Si Stella, "Ravennati contro"</ref>. Nell'atto della Prefetturatratta di PadovaDoardo delCorinna, 25maestra, maggioe 1945Bubola oltreMario all'attribuzioneo certaLudovico. di alcune esecuzioni a militari del "Cremona"<ref name="ReferenceA">FontiFonte: Archivio di Stato di Padova.</ref> (Corinna Doardo, maestra, Bubola Mario o Ludovico) si comunicò che la Polizia Alleata aveva deciso di disarmare i militari del "Cremona" presenti a Codevigo<ref name="ReferenceA"/>. Il territorio era stato occupato dalla [[28ª Brigata Garibaldi "Mario Gordini"|28ª]] Garibaldi, da varie formazioni partigiane venete e daiunità reparti del "Cremona" e ldell'azioneesercito diitaliano poliziaalle edipendenze ddell'ordineVIII pubblicoarmata era svolta dal [[CLN]] locale<ref>Fonti: atti processuali Tribunale di Rimini procBritannica. pen. 2/96 R.G.</ref>.
Si tratta di uno degli episodi più gravi tra quelli avvenuti nell'Italia nordorientale nei giorni a cavallo della [[resa di Caserta|resa]] incondizionata in Italia delle forze tedesche e fasciste repubblicane, effettiva a partire dal 3 maggio [[1945]]. Nella sola zona di [[Treviso]], dopo la fine della guerra, furono almeno 630 le esecuzioni ad opera dei partigiani nei confronti dei fascisti arresi ed altre 391 nella zona di Udine<ref>[[Bruno Vespa]], ''Vincitori e vinti'', [[Arnoldo Mondadori Editore]], [[Milano]] 2006, pag.184</ref>.
 
Negli ultimi giorni di guerra, prima della resa della Germania del 2 maggio 1945, si verificarono eccidi e stragi da parte di reparti dell'esercito tedesco in ritirata a Pedescala di [[Valdastico]] (30 aprile - 2 maggio 1945, 82 vittime), Castel di Godego (29 aprile 1945, 136 vittime, operato da 29ª divisione Panzergranadieren Falcke, al comando del generale Polack, con supporto di elementi delle brigate nere) di Treviso, Saonara (28 aprile 1945, 44 vittime) e Saccolongo di Padova<ref>Fonti: "Storia della resistenza italiana" di Roberto Battaglia, Einaudi 1953, pagina 570. Marco Rossi "Il caso Codevigo".</ref>.