Maria Corti: differenze tra le versioni
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Nacque a Milano nel 1915 da Emilio Corti, un ingegnere, e Celestina Goldoni, una pianista. Dopo la morte prematura della madre, avvenuta quando aveva dieci anni, visse la sua [[adolescenza]] prevalentemente in collegio, mentre il padre lavorava in [[Puglia]]. Nonostante la situazione, trascorse una [[giovinezza]] relativamente serena. Durante le vacanze estive raggiungeva il padre a [[Maglie]] (Lecce), frequentando [[Otranto]] ed altre località del [[Salento]], cui restò affezionata tutta la vita tornandovi pressoché ogni estate. S'iscrisse poi all'[[Università degli Studi di Milano]] e conseguì due [[Laurea|lauree]]: la prima in Lettere, con una tesi sul [[latino medievale]] (''Studi sulla latinità merovingia'', relatore [[Benvenuto Terracini]]), la seconda in [[Filosofia]] su [[Afrikan Špir]] (relatore [[Antonio Banfi]]). Mossa da ragioni economiche e anche dalla sua passione per l'insegnamento, cominciò a lavorare come insegnante di [[scuola media]], prima a [[Chiari]], in [[provincia di Brescia]], poi a [[Como]], infine a [[Milano]]. Contemporaneamente, svolgeva all'[[Università degli Studi di Pavia]] un incarico di [[assistente]]; i continui spostamenti tra le varie sedi di [[lavoro]] misero a dura prova il suo fisico minuto.
Nonostante tutto riuscì a superare le difficoltà e i disagi dei primi tempi, grazie al suo [[Carattere (psicologia)|carattere]] e alla sua [[volontà]] ferrea. Nel suo primo [[romanzo]] ''Il treno della pazienza'' (pubblicato molto tardi e rimaneggiato nel [[1991]] con diverso titolo: ''Cantare nel buio''), descrive con un linguaggio piano e sommesso ma di grande impatto sociale i suoi continui viaggi da [[Pendolarismo|pendolare]] in terza classe, con gli [[Operaio|operai]]. Alla fine della [[Seconda guerra mondiale]], dopo una partecipazione attiva alla [[Resistenza italiana|Resistenza]] col gruppo di allievi del suo maestro [[Antonio Banfi]], Maria Corti si dedicò con entusiasmo alla [[carriera]] universitaria, spinta dallo stesso
Con alcuni colleghi dell'ateneo di Pavia ([[Cesare Segre]], [[d'Arco Silvio Avalle]], [[Dante Isella]]), contribuì a fondare una scuola di studi letterari particolarmente innovativa, denominata ''Scuola di Pavia'', legata alla tradizione [[Filologia|filologica]] ma anche ai nuovi studi [[Semiotica|semiotici]] e allo [[Strutturalismo (filosofia)|strutturalismo]]. Maria Corti fondò nel 1973 il ''Fondo Manoscritti di autori moderni e contemporanei'', nell'incredulità del corpo docente e dei collaboratori, sostenuta solo dalla sua grande volontà e dalla sua sagacia nel reperire i fondi (racconta queste vicissitudini nel [[libro]] ''Ombre dal Fondo'', [[1997]]), affiancato e gestito dal 1980 dal [[Centro per gli studi sulla tradizione manoscritta di autori moderni e contemporanei]].
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