Policlinico Umberto I: differenze tra le versioni

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|Didascalia = L'ingresso del Policlinico universitario Umberto I, il maggior ospedale pubblico di Roma
|Nazione = {{ITA}}
|Comune = Roma
|Indirizzo = Viale del Policlinico, 155
|DataFondazione = 1903; 120 anni fa
|NumeroLetti = {{formatnum:1235}}<ref>{{cita web|url=http://www.policlinicoumberto1.it/media/1046950/carta_servizi_policlinico_-_18.04.2019.pdf|titolo=Carta dei servizi 2018|accesso=29 giugno 2020}}</ref>
|Impiegati = {{formatnum:2045}} (2018)<ref>{{cita web|url=http://www.policlinicoumberto1.it/media/1105967/conto__annuale_2018.pdf|titolo=Conto annuale 2018|accesso=29 giugno 2020}}</ref>
|DirettoreGenerale = VincenzoFabrizio PanellaD'alba
|DirettoreSanitario = AlbertoMaria DealesAugurusa
|DirettoreAmministrativo = GiulianaGioia BensaAmadei
|Sito = [http://www.policlinicoumberto1.it/ Sito ufficiale]
}}
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Dopo la [[presa di Roma]] e la proclamazione di quest'ultima alla capitale del [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]], il clinico e docente universitario [[Guido Baccelli]] maturò l'idea di dotare la città di un nuovo grande ospedale che riunisse tutte le cliniche degli antichi ospedali romani, da realizzare in accordo con le più avanzate soluzioni dell'architettura sanitaria dell'epoca. L'obiettivo della struttura era anche quello di essere un luogo privilegiato per la ricerca e la formazione dei futuri medici.<ref name=":0">{{Cita web|url=http://www.sovraintendenzaroma.it/cosa_facciamo/attivita_sul_territorio/didattica/incontro_sul_tema_la_storia_del_policlinico_umberto_i_quando_scienza_e_carita_si_diedero_appuntamento_a_roma|titolo=Incontro sul tema "La storia del Policlinico Umberto I: quando scienza e carità si diedero appuntamento a Roma" {{!}} Sovrintendenza|editore=[[Sovrintendenza capitolina ai beni culturali]]|accesso=1 gennaio 2022}}</ref>
 
La prima pietra dell'ospedale fu posata il 19 gennaio 1888 alla presenza di re [[Umberto I di Savoia]], al quale fu dedicato poi il nosocomio, e della regina [[Margherita di Savoia|Margherita]]. Durante la cerimonia Baccelli apostrofò così i due sovrani: "A Voi dunque spetta o Sire, (…) porre la prima pietra di questo grande istituto, a Voi decorarlo del vostro nome, perché qui verranno i derelitti della fortuna, a sentire gli effetti benefici di quell’amplessoquell'amplesso immortale che si daranno nel vostro nome augusto la Scienza e la Carità. (...) Mentre la pietra, spalmata di calce da Re Umberto, calava nella fossa preparata a custodirla (...) dalla circostante immensa folla, composta per la maggior parte di medici e di studenti universitari, si elevavano entusiastiche grida plaudenti alla nobile istituzione e bene auguranti al prospero suo avvenire".<ref name=":0" /> Contestualmente, sempre su iniziativa di Baccelli, nacque un giornale di medicina denominato, per l'appunto, ''Il Policlinico'', il cui primo numero uscì il 15 dicembre 1893.<ref>{{Cita web|url=http://www.edizioniluigipozzi.it/riviste/0439337297/Il_Policlinico_-_Sezione_Pratica|titolo=Il Policlinico - Sezione pratica|accesso=1 gennaio 2022}}</ref>[[File:Umberto I old.jpg|thumb|Il policlinico nel 1902|270x270px]]Nonostante la cerimonia i lavori iniziarono solo nel dicembre 1889 e si protrassero per i successivi 12 anni, soprattutto a causa della mancanza di fondi, concludendosi nel 1902; in quella data l'architetto Luigi Podesti aveva consegnato il fronte principale, le sei cliniche ed il palazzo dell'amministrazione. L'inaugurazione e l'inizio dell'operatività del policlinico dovettero comunque attendere i primi mesi del 1903. Durante i lavori di realizzazione fu rinvenuto un sarcofago decorato con la testa di [[Medusa (mitologia)|Medusa]], simbolo successivamente adottato come logo dell'ospedale; tale sarcofago è stato poi estratto e trasportato presso i [[Musei Vaticani]].<ref name=":1">{{Cita web|url=https://www.policlinicoumberto1.it/il-policlinico/storia-e-futuro/|titolo=Storia e futuro|accesso=1 gennaio 2022}}</ref>
 
La nuova struttura era stata realizzata su un'ampia area di 160 000 metri quadrati, di cui solo 40 000 coperti da edifici, in un'area ritenuta tradizionalmente salubre ed isolata dalla città con una capacità di circa 1 200 malati. I vari padiglioni, che avevano l'obiettivo di suddividere i malati per malattia, sesso ed età, erano collegati da ampi viali alberati dove i malati meno gravi avevano la possibilità di "prendere aria buona".
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=== Clinica medica e chirurgica ===
[[File:Clinica_chirurgica_oggi.jpg|miniatura|338x338px|Clinica chirurgica]]Sul finire dell’Ottocento le Cattedre di Clinica Medica e di Clinica Chirurgica della Sapienza sono dirette da due personalità di grande rilievo accademico: Guido Baccelli e [[Francesco Durante (politico)|Francesco Durante]], quest’ultimo già Presidente della neocostituitaneo costituita Società Italiana di Chirurgia. Sotto la loro influenza si realizza la progettazione e la costruzione del nuovo Policlinico Universitario Umberto I dove la Clinica Chirurgica vi si trasferisce nel 1904. La Clinica Chirurgica del Policlinico consta di ampi reparti di degenza, sale operatorie e laboratori di ricerca, nel sotterraneo dell’edificio trova sede un’officina per la costruzione di strumenti chirurgici dove fu realizzata la famosa ‘''pinza di Durante''’.
 
La struttura rappresentava quanto di più moderno ed efficiente si potesse trovare in quel periodo. In essa Francesco Durante realizza la più importante scuola Chirurgica Italiana del primo Novecento. Nel 1919, Durante lascia la direzione della Clinica al suo allievo [[Roberto Alessandri]], laureato presso l’università di Roma che diviene professore d’Ortopedia e di Patologia Chirurgica dell’istituto universitario, e fu anche primario chirurgo dei nuovi padiglioni ospedalieri del Policlinico. Rilevanti sono stati i suoi studi sulla chirurgia urologica. Allievo di Alessandri fu [[Pietro Valdoni]] che gli successe alla direzione della Clinica Chirurgica della Sapienza. Valdoni fu un chirurgo di eccezionale abilità e tecnica: nel 1935 con l’aiuto di Alessandri, esegue per la prima volta al mondo un eccezionale intervento embolectomia dell’arteria polmonare con guarigione del paziente. Nel 1948 [[Palmiro Togliatti|Togliatti]], Segretario Generale del [[Partito Comunista Italiano]], subisce un attentato e viene colpito da un proiettile al polmone. Il politico viene prontamente condotto al Policlinico Umberto I dove il Prof. Valdoni esegue una toracotomia con estrazione del proiettile e sutura del polmone. Togliatti guarisce in maniera eccellente e la figura di Valdoni spicca a livello accademico e medico. Dotato di notevole carisma, Valdoni riesce presto a portare nella Scuola romana i più brillanti giovani chirurghi da tutta Italia; avvia uno dei suoi più brillanti allievi, [[Piero Mazzoni]], verso l’anestesiologia e la rianimazione, creando la scuola di specializzazione in questa disciplina e affidando a se stesso la direzione della cattedra. Ai tempi di Valdoni l’istituto di Clinica Chirurgica era rimasto più o meno nelle condizioni nelle quali l’aveva creato Durante, inadeguato per il livello di Chirurgia praticata da Valdoni e per il numero di pazienti che si presentavano al Policlinico. Negli anni 50 del [[Novecento]] iniziano i lavori del nuovo edificio nello spazio retrostante il vecchio edificio su via Baglivi. La Clinica entra in funzione alla fine degli anni 60 e diviene ben presto un modello d’eccellenza. Valdoni comprende il ruolo che le moderne tecnologie diagnostiche vanno assumendo in quegli anni e realizza all’internoall'interno dell’istituto una moderna radiologia con tre sezioni diagnostiche di cui una angiografica.<ref>{{Cita web|url=http://www.attidellaaccademialancisiana.it/280/19/articolo/Luoghi-e-personaggi-della-Scuola-Chirurgica-Romana|titolo=Atti della Accademia Lancisiana - Numeri della Rivista|accesso=2021-12-31}}</ref> Nella clinica viene creato un servizio di medicina nucleare, un servizio d’istopatologia e uno di endoscopia; è all’internoall'interno dell’ospedale che uno degli allievi di Valdoni, [[Luciano Provenzale]], eseguì la prima [[colonscopia]]. Si procede poi a rimodernare il vecchio edificio dotandolo di 3 sale operatorie e di un moderno laboratorio di diagnostica cardiovascolare diretto da [[Attilio Reale]], allievo di Valdoni e successivamente ordinario di cardiologia nell’Universitànell'Università ‘la Sapienza’. In questo nuovo ambiente scientifico romano, si formarono centinaia di chirurghi. Nel 1970 la grande Clinica Chirurgica creata da Valdoni che contava circa 400 posti letto, dà vita a diversi istituti autonomi diretti dai suoi allievi.
 
=== Clinica di medicina interna ===
Dall’inaugurazioneDall'inaugurazione del Policlinico Umberto I gli Istituti di Clinica Medica, di Patologia Medica e di Malattie Infettive, alla pari degli altri Istituti inclusi nell’Ospedalenell'Ospedale, appartenenti alla Università di Roma “Studium Urbis”, poi denominata col titolo originale “La Sapienza”, hanno subito profonde modificazioni di struttura e di funzione, nonché cambiamenti di denominazione a seguito delle vicende in cui è stata coinvolta la Facoltà di Medicina in tutta Italia, come pure a seguito dei necessari adattamenti alla crescente popolazione studentesca ed all’ampliamentoall'ampliamento degli orizzonti culturali e scientifici.
 
Dando uno sguardo complessivo alla storia del Policlinico ed alle principali aree culturali che lo hanno qualificato, si può affermare che, le grandi scuole che si sono succedute negli anni in medicina interna, e che hanno dato luogo a ricerche di eccellenza, riscuotendo in tal modo stima e riconoscimenti in tutta Italia ed all’estero, sono state la scuola di [[Cesare Frugoni]], quella di [[Luigi Condorelli]], quella di Cataldo Cassano, e quella di [[Giuseppe Giunchi.]] La scuola di Frugoni si è distinta principalmente per l’impronta immunologica ed allergologica. Merito di quest’ultimo è stato di aver creato una scuola di clinici di rilievo, che hanno apportato numerosi contributi in vari settori della medicina interna. Molti degli allievi sono andati ad occupare cattedre in Università italiane e straniere. Frugoni è stato Presidente dell’Accademia Medica e della [[Società Italiana di Medicina Interna]] .Nel 1951 a Cesare Frugoni è subentrato [[Giovanni Di Guglielmo]], Clinico Medico di Napoli e principale epigone della Scuola ematologica di Ferrata e Micheli. A merito scientifico di Di Guglielmo vanno annoverati l’inquadramento delle malattie mieloproliferative ed il riconoscimento della patologia eritremica.
 
Dopo Di Guglielmo, nel 1956 è stato chiamato a dirigere la Cattedra di Clinica Medica Luigi Condorelli, già Patologo Medico nella Università romana. Condorelli si era perfezionato a Vienna negli Istituti di Sternberg e Wenckebach ed era stato al seguito a Roma e a Napoli. La sua attività scientifica si è concentrata con speciale predilezione sulla fisiopatologia e clinica della malattie del cuore e della circolazione. Particolarmente interessanti sono stati gli studi sul circolo coronarico e l’individuazione elettrocardiografica delle zone miocardiche. Di suggestivo valore sono state la messa a punto della tecnica del [[pneumomediastino]] ed il riconoscimento della sindrome clinica dell’“accretio” pericardico. Di uguale importanza sono stati riconosciuti gli studi sulla regolazione pressoria del circolo polmonare e sull’azionesull'azione farmacologica dell’[[Niacina|acido nicotinico]]. Condorelli è stato fra i primi in Italia a praticare il [[cateterismo cardiaco]], l’ago-biopsia epatica e quella polmonare.
 
=== Clinica delle malattie tropicali e subtropicali ===
L’origine della disciplina viene riconosciuta a partire dalla seconda metà del secolo XIX e l’inizio del XX secolo, durante cui si assiste alla massima espansione coloniale delle potenze europee; un processo cui l’Italia partecipa stabilendo la propria egemonia sull’Eritreasull'Eritrea, sulla Somalia centrale e meridionale e, successivamente, sulla Libia. Con questa fase storica coincide una sempre maggiore attenzione per quelle patologie esotiche indicate con i termini di “Malattie Tropicali”, “Malattie Coloniali”, “Malattie dei Paesi Caldi”. Queste erano fonte di notevole preoccupazione negli occupanti, non tanto verso le popolazioni autoctone, quanto, invece, per la salute dei militari, dei funzionari civili e degli altri espatriati residenti nei paesi assoggettati e, inoltre, per il timore di importare le forme trasmissibili sul territorio metropolitano; problema assai ampio ed articolato nei suoi complessi aspetti diagnostici, curativi e preventivi in quanto, come sosteneva [[Aldo Castellani]], “la medicina tropicale comprende lo studio di tutte quelle malattie che occorrono comunemente nei climi tropicali: se si intendessero quelle limitate nella loro estensione geografica, non vi sarebbero ragioni di fare assurgere la medicina tropicale ad una branca specialistica della scienza medica. Tenuto conto dell’effetto potenziante svolto sulla morbosità dal drammatico stato di povertà delle zone depresse, ne deriva che gli argomenti oggetto della “Medicina Tropicale” possano trovare punti di contatto con le basi teoriche e gli sviluppi pratici della “Medicina di Comunità” e della “Medicina Internazionale”; con la Medicina di Comunità in quanto propone sotto l’aspetto metodologico: la globalizzazione dell’intervento, la definizione dei bisogni sanitari effettivi e preminenti, il privilegio delle attività sanitarie di tipo ambientale e collettivo, la promozione della partecipazione attiva degli utenti, l’adozione di sistemi di lavoro di gruppo da parte degli operatori. Tuttavia bisogna attendere il 1931 per vedere istituita, con provvedimento legislativo, presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia di Roma, una “nuova” Clinica per l’insegnamento delle Malattie Tropicali e Subtropicali e l’omonimo Istituto di ricerca, ricovero e cura.
 
Come figura emergente si cita Aldo Castellani, il quale fu nominato “stabile” (ordinario di I fascia), della Clinica delle Malattie Tropicali e Subtropicali, a decorrere dal 1 febbraio 1931. Castellani era conosciuto in tutto il mondo per i suoi studi in dermatologia, per le sue ricerche microbiologiche e parassitologiche, per la realizzazione dei vaccini polivalenti.<ref>{{Cita web|url=https://www.microbiologiaitalia.it/guru-della-microbiologia/aldo-castellani-e-il-suo-contributo-scientifico/|titolo=Aldo Castellani e il suo contributo scientifico|autore=Veronica Nerino|sito=Microbiologia Italia|data=2021-02-15|lingua=it-IT|accesso=2021-12-31}}</ref> Alla fama scientifica si accompagnava una grande professionalità ed una notevole capacità didattica, poiché era stato docente dal 1903 al 1914 a Ceylon presso il Collegio Medico della capitale Colombo; dal 1919 al 1926 alla [[London School of Hygiene & Tropical Medicine|London School of Hygiene and Tropical Medicine]]; dal 1926 al 1931 alla Tulane Medical School di New Orleans, con titoli equivalenti a quello italiano di “Professore Stabile”. Castellani ricopriva, inoltre, incarichi prestigiosi che non volle abbandonare per dedicarsi esclusivamente all’insegnamento in Italia; accettò, quindi, la nomina presso il policlinico solo dopo un decreto legge che lo assicurava di poter mantenere l’attività anche all’estero, ottenendo la certezza di contenere le lezioni all’Università di Roma nel trimestre aprile-giugno. Spinto, pertanto, dall’esigenza di rendere operativa la struttura e consapevole di non assicurare la sua presenza in modo continuativo, Castellani, dai primi mesi del suo incarico, operò al fine di ottenere la nomina del personale occorrente per il funzionamento della Clinica da lui diretta.