Walter Tobagi: differenze tra le versioni
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== Il processo ==
Nel giro di pochi mesi dall'omicidio, le indagini di Carabinieri e magistratura portarono all'identificazione degli assassini,
Le 102 udienze di quello che fu un maxi-processo all'area sovversiva di sinistra iniziarono il 1º marzo 1983 e terminarono 28 novembre dello stesso anno. La sentenza suscitò molte polemiche poiché il giudice Cusumano, interpretando la legge sui pentiti in modo difforme rispetto al Tribunale di Roma (dove furono irrogate comunque pene
Le indagini non hanno chiarito il ruolo svolto dalla fidanzata di Marco Barbone, [[Caterina Rosenzweig]], appartenente ad una ricca famiglia milanese, figlia dell'affarista Gianni e della preside Paola Sereni<ref>{{Cita web|url=http://pergiustizia.com/caso-moro-brevissime-riflessioni/|titolo=pergiustizia » Caso Moro, brevissime riflessioni|sito=pergiustizia.com|lingua=en-US|accesso=2018-05-29}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://www.ilrecensore.com/wp2/2009/11/il-cuore-di-un-padre-intervista-a-benedetta-tobagi/|titolo=Il cuore di un padre, una storia. Intervista a Benedetta Tobagi {{!}} Il Recensore.com|lingua=it-IT|accesso=2018-05-29}}</ref>. Nel [[1978]], cioè ben due anni prima dell'omicidio, Caterina Rosenzweig aveva lungamente pedinato Tobagi, che era anche suo docente di [[
Discussa fu la scelta da parte della magistratura di imbastire un processo con oltre 150 imputati e relativo non soltanto all'assassinio Tobagi ma a tutta l'area della sovversione di sinistra. Ciò, a detta di [[Ugo Finetti]], segretario provinciale del [[Partito Socialista Italiano|PSI]], ha fatto apparire il dibattimento come "''un processo che sulla carta dovrebbe andare in scena perché si parli poco e male della vittima e con gli assassini più che altro messi sul banco non degli imputati, bensì degli accusatori, perché la sceneggiatura prevede che il centro dell'attenzione processuale riguardi altri fatti e altre persone''". Fu infatti scelto come referente privilegiato Marco Barbone, il quale, pentitosi subito dopo l'arresto, cominciò a fornire una notevole mole d'informazioni sugli ambienti della "lotta armata". Tale scelta appare irrituale se si considera che il generale [[Carlo Alberto dalla Chiesa]] in un'intervista a ''Panorama'' rilasciata il 22 settembre 1980 (tre giorni prima dell'arresto del terrorista), fa cenno all'assassinio di Tobagi e alla Brigata XXVIII marzo e parla di aver « [...] ''usato la stessa tecnica adottata a Torino nel '74-75 per la cattura di [[Renato Curcio]]: massima riservatezza, conoscenza anche culturale dell'avversario, infiltrazione''». Ossia, le forze dell'ordine e la magistratura potevano già disporre di una serie d'informazioni relative al gruppo terroristico e al delitto. Nonostante ciò, come già detto, durante il dibattimento ci si basò sulle dichiarazioni di Barbone, il quale non fu arrestato come sospetto per l'omicidio<ref>Risulta da un documento delle indagini relative a un'altra formazione terroristica, la ''Brigata Lo Muscio'', che il giovane terrorista fosse sospettato dai [[Carabinieri]] di essere uno dei probabili autori del crimine.</ref> ma con i seguenti capi d'accusa: appartenenza alle [[Formazioni Comuniste Combattenti|FCC]], a ''Guerriglia rossa'' e partecipazione alla rapina ai Vigili urbani di via Colletta. Nella stessa intervista il generale afferma che vi sono sostenitori della Brigata XXVIII marzo tra i giornalisti.<br />Altra stranezza è la insolita uniformità di punti di vista tra PM e difesa di Barbone e la contrapposizione, altrettanto insolita, tra accusa e parte civile, la quale si vide rifiutare ogni istanza tesa a chiarire le dinamiche del delitto e le circostanze che portarono Barbone a pentirsi<ref name="Omicidio" />.
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