Arcidiocesi di Utrecht: differenze tra le versioni
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Nel [[1723]] i capitoli, avendo ottenuto il permesso del governo olandese, provvidero ad eleggere un nuovo arcivescovo, al quale però [[Benedetto XIII]] decise di negare il suo assenso e di comminare la [[scomunica]] (1725). Questo fu l'inizio dello [[scisma di Utrecht]] (o scisma vetero-cattolico), che tuttora si prolunga. Ciò nonostante, fino al [[1858]] tutti gli arcivescovi vetero-cattolici eletti notificarono la loro elezione al Papa e fino al [[Concilio Vaticano I]] non si considerarono separati dalla Chiesa di Roma.
Nel [[1725]] gli [[Stati Generali dei Paesi Bassi]], in un tentativo di indebolire e dividere i cattolici, espulsero i vicari apostolici dal paese. I superiori della Missione Olandese si stabilirono a [[Bruxelles]] fino al [[1794]] perché la carica fu unita di fatto a quella di [[Nunziatura apostolica in Belgio|nunzio apostolico nelle Fiandre]], successivamente il superiore Ludovico Ciamberlani ([[1794]]-[[1828]]) ebbe residenza a [[Münster]] e poi ad [[Amsterdam]] e il suo successore Francesco Capaccini pose la residenza al[[l'Aia]], dove rimarrà fino al ristabilimento della gerarchia poiché unita al ruolo di [[Chiesa cattolica nei Paesi Bassi#Nunziatura apostolica|internunzi presso la Corte olandese]]. Intanto nel [[1795]] la [[Repubblica batava]] concesse a tutti i cittadini, compresi i cattolici, libertà di religione.
Il 4 marzo [[1853]] la [[Santa Sede]], con il [[breve apostolico|breve]] ''Ex qua die'' di [[papa Pio IX]], ristabilì una propria gerarchia nei Paesi Bassi, ufficiosamente chiamata Nuova Chiesa Cattolica e fu ripristinata l'arcidiocesi di Utrecht con quattro sedi suffraganee.
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