Impero partico: differenze tra le versioni

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{{Campagnabox Guerre romano-partiche}}
 
L'[[Impero Kusana]] Yuezhi nell'[[India]] settentrionale garantì largamente la sicurezza della frontiera orientale della Partia.<ref name="brosius_2006_92">{{cita|Brosius 2006|p. 92}}.</ref> Per questi motivi, dalla metà del I secolo a.C. in poi, la corte arsacide si concentrò soprattutto sull'obiettivo di rendere sicura la frontiera occidentale, minacciata da Roma.<ref name="brosius_2006_92"/> Un anno dopo la sottomissione dell'Armenia ad opera di Mitridate II, [[Lucio Cornelio Silla]], [[proconsole]] della [[Cilicia (provincia romana)|provincia romana di Cilicia]], si incontrò con il diplomatico partico [[Orobazo]] presso il fiume [[Eufrate]]. I due firmarono un trattato che stabiliva che il fiume sarebbe stato il confine tra la Partia e Roma, anche se Rose Mary Sheldon sostiene che Silla avesse solamente l'autorità di comunicare queste condizioni a Roma.<ref>{{cita|Kennedy 1996|pp. 73-78}}; {{cita|Brosius 2006|p. 91}}; {{cita|Sheldon 2010|pp. 12-16}}.</ref>
 
Nonostante questo trattato, nel 93 o nel 92&nbsp;a.C. la Partia combatté una guerra in Siria contro il capo locale Laodice e il suo alleato seleucide [[Antioco X|Antioco X Eusebe]] (''r''.&nbsp;95-92?&nbsp;a.C.), uccidendo quest'ultimo.<ref name="kennedy_1996_78">{{cita|Kennedy 1996|pp. 77-78}}.</ref> Quando uno degli ultimi monarchi seleucidi, [[Demetrio III Euchero]], tentò di assediare Beroea (moderna [[Aleppo]]), la Partia inviò aiuti militari agli abitanti e Demetrio fu sconfitto.<ref name="kennedy_1996_78"/>
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[[File:Coin of a Parthian king, minted between 75 and 62 BC.jpg|thumb|left|Dracma di [[Orode I]] (''r''. ''c''.&nbsp;90-80&nbsp;a.C.)]]
 
In seguito al Regnoregno di Mitridate II, l'Impero partico fu diviso: Gotarze I governò la Babilonia, mentre [[Orode I]] (''r''. ''c''.&nbsp;90-80&nbsp;a.C.) governò la Partia.<ref>{{cita|Bivar 1983|pp. 41-44}}; cfr. anche {{cita|Garthwaite 2005|p. 78}}.</ref> La divisione in due dell'Impero indebolì la Partia, consentendo a Tigrane II di Armenia di annettere del territorio partico nella Mesopotamia occidentale. Questi territori ritornarono in mano partica solo nel corso del regno di [[Sanatruce]] (''r''. ''c''.&nbsp;78-71&nbsp;a.C.).<ref>{{cita|Brosius 2006|pp. 91-92}}.</ref> In seguito allo scoppio della [[Terzaterza guerra mitridatica]], [[Mitridate VI del Ponto]] (''r''.&nbsp;119-63&nbsp;a.C.), alleato del re d'Armenia Tigrane II, chiese ai Parti aiuti contro Roma, ma Sanatruce rifiutò di intervenire nel conflitto.<ref name="bivar_1983_44-45">{{cita|Bivar 1983|pp. 44-45}}.</ref> Quando il comandante romano [[Lucullo]] marciò contro la capitale dell'Armenia [[Tigranocerta]] nel 69&nbsp;a.C., Mitridate VI e Tigrane II implorarono l'aiuto di [[Fraate III]] (''r''. ''c''.&nbsp;71-58 a.C.). Fraate non inviò ancora una volta aiuti, e dopo la [[Battaglia di Tigranocerta|caduta di Tigranocerta]] riconfermò con Lucullo l'Eufrate come confine tra la Partia e Roma.<ref>{{cita|Bivar 1983|pp. 45-46}}; {{cita|Brosius 2006|p. 94}}.</ref>
 
Tigrane minore, figlio di Tigrane II, dopo un tentativo fallito di usurpazione del trono armeno ai danni del padre, fuggì presso Fraate III convincendolo a marciare contro la nuova capitale dell'Armenia, [[Artashat|Artaxarta]]. Quando l'assedio fallì, Tigrane minore fuggì di nuovo, stavolta presso il comandante romano [[Pompeo]], promettendogli che gli avrebbe fatto da guida attraverso l'Armenia; tuttavia, quando Tigrane II si sottomise a Roma come [[Regno cliente (storia romana)|re cliente]], Tigrane minore fu condotto a Roma come ostaggio.<ref>{{cita|Bivar 1983|pp. 46-47}}.</ref> A questo punto, Fraate chiese a Pompeo di consegnargli Tigrane minore, ricevendo però il rifiuto di Pompeo. Per rappresaglia, Fraate sferrò un'invasione nel [[Corduene]] (Turchia sudorientale), dove, secondo due discordanti resoconti romani, il console romano [[Lucio Afranio (console)|Lucio Afranio]] costrinse i Parti al ritiro o con la forza militare o con la diplomazia.<ref>{{cita|Bivar 1983|p. 47}}; [[Cassio Dione]] scrive che Lucio Afranio rioccupò la regione senza combattere contro l'esercito partico, mentre [[Plutarco]] asserisce che Afranio li sconfisse in battaglia.</ref>
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La sconfitta di Crasso a Carre fu una delle peggiori sconfitte subite da Roma nel corso della sua millenaria storia.<ref name="kennedy_1996_78"/> La vittoria della Partia cementò la sua reputazione come potenza almeno pari a Roma.<ref>{{cita|Bivar 1983|pp. 55-56}}; {{cita|Brosius 2006|p. 96}}.</ref> Dopo una marcia di circa 700&nbsp;km, Surena entrò trionfante a Seleucia portando con sé, oltre al suo esercito, anche i prigionieri di guerra e un immenso bottino. Tuttavia, temendo le sue ambizioni al trono arsacide, Orode fece giustiziare Surena poco tempo dopo.<ref name=Kennedy_1996_78>{{cita|Kennedy 1996|p. 78}}.</ref>
 
[[File:Antony with Octavian aureus.jpg|thumb|left|[[aureus|Aurei]] romani raffiguranti [[Marco Antonio]] (sinistra) eed [[Augusto|Ottaviano]] (destra), coniati nel 41&nbsp;a.C. per celebrare l'istituzione del [[Secondo triumvirato]] ad opera di Ottaviano, Antonio e [[Marco Emilio Lepido (triumviro)|Marco Lepido]] nel 43&nbsp;a.C.]]
 
Incoraggiati dalla vittoria su Crasso, i Parti tentarono di conquistare i territori romani in Asia.<ref>{{cita|Kennedy 1996|p. 80}} sostiene che l'occupazione permanente dei territori invasi fosse l'ovvio obiettivo dei Parti, specialmente dopo che le città della Siria romana e persino le guarnigioni romane si sottomisero ai Parti e si schierarono dalla loro parte.</ref> L'erede al trono Pacoro I e il suo comandante Osace saccheggiarono la Siria fino ad Antiochia nel 51 a.C., ma vennero respinti da [[Gaio Cassio Longino]], che in un'imboscata uccise Osace.<ref>{{cita|Kennedy 1996|pp. 78-79}}; {{cita|Bivar 1983|p. 56}}.</ref> Successivamente, quando a Roma scoppiò la [[guerra civile romana (49-45 a.C.)|Guerra civile]] fra [[Giulio Cesare]] e Pompeo, gli Arsacidi si schierarono con quest'ultimo. In seguito inviarono soldati per sostenere le truppe dei [[cesaricidi]] nella [[Battaglia di Filippi]] del 42&nbsp;a.C.<ref>{{cita|Bivar 1983|pp. 56-57}}; {{cita|Strugnell 2006|p. 243}}.</ref> [[Quinto Labieno]], figlio di [[Tito Labieno]] e fedele a Cassio e [[Marco Giunio Bruto|Bruto]], si schierò con la Partia contro il [[Secondo triumvirato]] nel 40 a.C.; l'anno successivo invase la Siria insieme a Pacoro I.<ref name="bivar_1983_57 strugnell_2006_244 kennedy_1996_80">{{cita|Bivar 1983|p. 57}}; {{cita|Strugnell 2006|p. 244}}; {{cita|Kennedy 1996|p. 80}}.</ref> Il triumviro [[Marco Antonio]] non fu in grado di condurre la difesa romana contro la Partia a causa della sua partenza per la Italia, dove ammassò le sue forze per scontrarsi con il rivale [[Augusto|Ottaviano]], e alla fine condusse [[Pace di Brindisi|negoziazioni con lui a Brindisi]].<ref>{{cita|Syme 1939|pp. 214-217}}.</ref> Dopo che la Siria fu occupata dall'esercito di Pacoro, Labieno si separò dal grosso dell'esercito partico per invadere l'[[Anatolia]] mentre Pacoro e il suo comandante [[Barzafarne]] invasero la Siria romana.<ref name="bivar_1983_57 strugnell_2006_244 kennedy_1996_80"/> Essi sottomisero tutti gli insediamenti lungo la costa mediterranea a sud fino a Ptolemais (moderna [[Acri (Israele)|Acri]]), con l'unica eccezione di [[Tiro (città)|Tiro]].<ref name="bivar_1983_57">{{cita|Bivar 1983|p. 57}}.</ref> In [[Giudea]], le forze ebraiche pro-romane condotte da [[Ircano II]], [[Fasaele]], e [[Erode il Grande|Erode]] furono sconfitte dai Parti e dal loro alleato ebraico [[Antigono II Asmoneo|Antigono II Mattatia]] (r.&nbsp;40-37&nbsp;a.C.); quest'ultimo fu incoronato re di Giudea mentre Erode fuggiva nella sua fortezza a [[Masada]].<ref name="bivar_1983_57 strugnell_2006_244 kennedy_1996_80"/>