Scauri: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Elimino doppie spaziature
Riga 31:
Secondo quella che finora era considerata “la tesi pressoché unanime degli studiosi”<ref>Jotham Johnson Johnson, ''Excavations at Minturnae'', vol. II, Iscrizioni, Philadelphia, 1933, Ristampa a cura dell'Archeoclub Minturnae, ed. italiana, Formia, 1995, p.&nbsp;91, nota 1; Angelo De Santis, ''Di alcuni agionimi e gentilizi nella toponomastica minturnese'', Roma, Palombi, 1949, pp.&nbsp;10 ss.; F. Coarelli, Lazio&nbsp;– ''Guide archeologiche'', Roma-Bari, Laterza, 1982, p.&nbsp;368; G. M. De Rossi, ''Lazio meridionale'', Roma, Newton Compton, 1980, p.&nbsp;156. Per altri riferimenti bibliografici, v. A. Lepone, Marco Emilio Scauro Princeps Senatus, Caramanica Editore, Scauri, 2005, pp.&nbsp;105 ss.</ref>, il nome della cittadina trarrebbe origine da [[Marco Emilio Scauro (console 115 a.C.)|Marco Emilio Scauro]], ''princeps senatus'', [[console (storia romana)|console romano]] nel [[115 a.C.]], proprietario nell'antico porto di Pirae (antica città attribuita arbitrariamente a questo luogo) di una sontuosa villa marittima.
 
Di una "possessio scauriana" si parla nel [[Liber Pontificalis]] del [[432]] d.C., attraverso il quale il [[Papa Sisto III]] edificò la [[Basilica di Santa Maria Maggiore|Basilica Liberiana di Roma]] grazie anche a donazioni provenienti da un possedimento sito in "territurio Gazitano"<ref>A. Lepone, ''Marco Emilio Scauro Princeps Senatus'', Caramanica Editore, Scauri, 2005</ref>. La Possessio, tuttavia, non era un possedimento territoriale ma bensì una tassazione monetaria. L'errore di considerarlo un dono territoriale si deve al Tarcagnota, poligrafo del XVI secolo dai preminenti interessi storico-antiquari e cartografici, di famiglia greca oriunda dalla [[Morea]] e stabilitasi a [[Gaeta]]. La possessio – tra l’altro – potrebbe localizzarsi molto congruamente nel territorio Sublacense, tra Tivoli e Subiaco, dove esiste una località Scorano/Scoriano possibile prediale di scauranum e facente parte di proprietà ecclesiastiche. Inoltre il territorio sarebbe completamente omogeneo agli territori citati nel Liber, quelli di Preneste ed Affile.
 
Si consideri che tutti i riferimenti letterari, tra il [[XVIII secolo|XVIII]] e il [[XIX secolo]], sull'ipotesi del toponimo tratto dal Console nascono non da storici, ma da canonici locali<ref>Cayro, Ciuffi, Riccardelli, ''Tutti di Traetto, oggi Minturno''</ref>. Gli studiosi successivi (Jotham Johnson, Angelo De Santis, G. Tommasino, F. Coarelli, G. M. De Rossi, per citarne alcuni) riprendono la suddetta tesi, citando i precedenti riferimenti. Possibile che la cittadina ausone di "Pirae", insieme a quella di Minturnae, facesse parte della [[Pentapoli Aurunca]], anche se esistono dubbi sulla precisa localizzazione delle città della federazione anti-romana. Taluno suppone che "Pirae" non fosse altro che un [[castrum]], un avamposto militare e commerciale della stessa [[Minturnae#Minturnae|Minturnae]]. Al di là delle certezze sulla localizzazione, l'esistenza di Pirae è attestata, in ogni caso, da quattro cippi, visibili ancora oggi presso il Museo di Minturnae. Essi, infatti, citano quattro schiavi della gens Pirana (o Peirana). Va ricordato, poi, l'enorme dolium, recipiente usato per la conservazione del vino o dell'olio, ripescato negli anni ‘80 al largo di [[Ventotene]] e custodito, tuttora, nel Museo archeologico dell'isola: la sua fabbricazione fu opera di liberti della gens dei Pirani. [[Plinio il Vecchio]] nel [[Naturalis Historia]] del [[I sec. d.C.]] la dà già in rovina ("fuit oppidum"), localizzandola tra [[Formia]]e e [[Minturnae#Minturnae|Minturnae]].
Riga 55:
[[File:Panoramica sul parco naturale Monte d'Oro, Scauri - Parco Naturale dei Monti Aurunci.jpg|thumb|Panoramica sul parco naturale Monte d'Oro, Scauri da monte Petrella - [[Parco naturale dei Monti Aurunci]].]]L’etimo Scauri (o Scauli) compare per la prima volta nell'[[Alto Medioevo]].
 
Erasmo Gattola<ref>{{Cita libro|autore=Erasmo Gattola|titolo=Ad historiam Abbatiae Cassinensis accessiones|editore=Venezia, 1734|p=p. 116}}</ref> cita un documento del 789, la donazione di Grimoaldo - sovrano longobardo di Capua e Benevento - a [[Montecassino]], in cui compare la forma Scauli. Nell'830, nel [[Codex diplomaticus cajetanus|Codex Diplomaticus Cajetanus]], compare la forma Scauri. Allo stato attuale delle ricerche storiografiche non compare nulla di scritto al riguardo in nessun documento, cippo marmoreo o altro che sia antecedente a questi due documenti medievali.
 
Da quel momento, nel corso del tempo, si sono succedute e talvolta sovrapposte varie ipotesi sulla derivazione del nome (toponimo) Scauri:
Riga 94:
Questa lunga lista di studiosi e canonici, alcuni dichiaratamente falsari altri estremamente imprecisi, sono gli unici testimoni, evidentemente concordi tra loro, dell'esistenza di una villa appartenuta alla gens degli Emili Scauri, la quale quindi avrebbe dato il nome al luogo tutto.
 
Anche [[Angelo De Santis]], autorevole storico laziale, al IV Congresso Nazionale di Studi Romani affermò che: ''“sembra che egli [Scauro] avesse una villa presso il castrum Pirae"''<ref>{{Cita libro|autore=A. De Santis|titolo=Orme di Roma nella toponomastica della regione Gaetana,|editore=in Atti del IV Congresso Nazionale di Studi Romani, a cura di C. Galassi Paluzzi, 1938|p=p. 7}}</ref>. Quel ''"sembra che"'' sembra quindi avvalorare tutta la tradizione letteraria, più che storiografica, precedente, ma il De Santis lo fa in una maniera però che sa di presa di distanza. Egli, infatti, dice altrove che ''"quasi tutti gli studiosi campani sono concordi"''su questa ipotesi<ref>{{Cita libro|autore=Angelo De Santis|titolo=Di alcuni agionimi e gentilizi nella toponomastica minturnese|editore=Palombi, Roma, 1949|p=pp. 10 ss}}</ref>. Il De Santis molto prudente negli anni 30, sostituisce a metà anni '60 il sembra che con un curioso “sicuramente” senza che – nel frattempo – prove archeologiche o documentarie abbiano avvalorato la pura ipotesi. Si pensi al Tommasino il quale nel 1942 cita 2 (due!) ville di M. E. Scauro nel Golfo di Gaeta senza citare fonti congrue che avvalorino tale “verità”: È chiaro che gli studiosi dando per assodata la questione non si preoccupano di approfondire né verificare la questione che – invece – al primo approfondimento serio vede sgretolarsi immediatamente l’ipotesi, come succede ai fallaci richiami Ciceroniani.
 
Autori anche di grande fama, come il De Rossi o il Coarelli, cadono in questo equivoco citando la falsa tradizione, dandola per acquisita, senza verificare o approfondire la questione.
Riga 104:
2) Derivazione da Possessio scauriana ([[Liber Pontificalis]]):
 
Di una "possessio scauriana" si parla nel [[Liber Pontificalis]] del [[432]] d.C., attraverso il quale il [[Papa Sisto III]] edificò la [[Basilica di Santa Maria Maggiore|Basilica Liberiana di Roma]] grazie anche a donazioni provenienti da un possedimento sito in "territurio Gazitano". Tuttavia, anche questa ipotesi è molto dubbia, in quanto la possessio scauriana deve essere correttamente intesa solo come una delle diverse possibili letture del testo, che è suscettibile di altre e più aderenti interpretazioni (“Scariana”, ad es.), le quali, in accordo con altri contesti documentali, un territorio “Gauzitano” è infatti rilevato in un documento papale dell'VIII secolo, consentirebbero una collocazione del fondo citato in zone differenti del basso Lazio, nel Velletrano o nel territorio di Sora. La difficoltà principale contro la quale si scontra la collocazione di una possessio scauriana nel territorio di Gaeta è proprio l'associazione alla diocesi di Gaeta in luogo della diocesi di Minturno, come ci si dovrebbe aspettare in un testo del 432. Inoltre la possessio potrebbe localizzarsi molto congruamente nel territorio Sublacense, tra Tivoli e Subiaco, dove esiste una località Scorano/Scoriano possibile prediale di scauranum e facente parte di proprietà ecclesiastiche. Il territorio sarebbe completamente omogeneo agli territori citati nel Liber, quelli di Preneste ed Affile, e ad esso si riconducono bolli doliari ritrovati ad Ostia dove si cita la presenza di un cognomen Scaurus: EX•OFIC•L•TVT•IANVARI. SCAVR L•T•L•P''' :''' Ex ofic(ina) L. Tut(ili) Ianuari fig(linis) Scaur(ianis) L. T(utili) L(uperci) P(ontiani), (Regesto Sublacense", p.&nbsp;201 e G. Silvestrelli, "Città, castelli e terre della regione romana", Roma 1940, p.&nbsp;534).
 
3) Derivazione dal termine greco antico Eskara:
Riga 112:
4) Dalla forma tardoantica/altomedievale “scarium/scaria”
 
Il termine deriverebbe, secondo un'ipotesi del professore universitario Luigi Chiappinelli, dalla forma tardoantica/altomedievale “scarium/scaria”, cantiere navale o luogo dove le barche vengono tirate in secca<ref>{{Cita libro|autore=Luigi Chiappinelli|titolo=Microtoponimi del Lazio|editore=Napoli - Università degli studi di Napoli "L'Orientale", 2006|p=Voce: Scauri, pagg. 126-127}}</ref>. Derivazione diretta del greco antico “escharion”, è un toponimo che ha avuto una fortuna immensa in tutto il Mediterraneo, presente dalla Provenza a Malta, dalla Catalogna alla Grecia. In Italia i toponimi costieri “Scaro/Scario/Scari” sono innumerevoli. A questa forma si associa spesso il toponimo del porto di “Scauri” a Pantelleria, visto che in dialetto siciliano si conosce una forma “scaru/scauru” deformazione di “scaro”. Una forma “scaura”, con il medesimo significato, è attestata anche a Savona. Nulla vieta che anche nel piccolo golfo sudpontino si sviluppi una forma dialettale “scauro”. Nell’area Campana il termine scaro/scario è ben attestato e se ne trovano tracce significative anche ad Ischia, Ponza e Sperlonga.
 
5) Derivazione dal pesce “scaro”:
Riga 130:
Le fonti parlano di un luogo che, dopo l'assoluta discontinuità e frattura con la tardo antichità testimoniata dalla “desolatio loci” di cui si lamenta papa Gregorio Magno (Epistulae I), ritrova vita a partire dai secoli VII-VIII, come centro portuale al servizio di Montecassino, a cui il principe Grimoaldo I di Benevento concede in uso il porto di “Scauli” (Erasmo Gattola, op. cit., p.&nbsp;17).
 
Sono le imbarcazioni, le scaule, e i loro addetti, gli scauli, che informano di sé il luogo e lo caratterizzano fin dal nome, contraddistinguendolo come centro di ancoraggio e di commercio di importanza interlocale, secondo un percorso che prosegue ininterrotto fino al XIX secolo e che consente, sporadicamente, l'uso di forme in scaur* generate per rotacismo dalla forma originaria.
 
A ciò si aggiunga la possibilità che alle scaule, di cui parlano molto significativamente i documenti del patrimonio archivistico della famiglia Caetani, per esempio, possano accostarsi e sovrapporsi, quali elementi generatori del toponimo, le forme scarium, scaro, scario/a, scaura, che in tutto il Mediterraneo dalla Liguria, alla Calabria, a Venezia, alla Sicilia, fino all'Egeo, identificano i cantieri navali e i luoghi in cui si tirano in secca le imbarcazioni. Si sottolinea, infine, come importanti voci, di studiosi eccellenti, difformi alla solita “vulgata”, siano ben presenti, mai citate, probabilmente sfuggite: V. De Bartholomaeis che identifica il toponimo Scauri quale forma dialettale medievale, e non classica romana, nel suo meritorio spoglio del Codex Diplomaticus Cajetanus; G. D. Serra che afferma, riferendosi sia allo Scauri sudpontino che a quello di [[Pantelleria]], senza indugi: “Non è possibile tuttavia un etimo da Scaurus…” (1954), X. Lafon, grande studioso delle ville marittime romane del Lazio, che esprime parecchi dubbi sull’attribuzione a Emilio Scauro o sulla datazione della presunta Pirae (2001), S. Del Lungo, archeologo del CNR, che riconosce il toponimo Scauri o Scavoli (nome del luogo ancora nel 1700) quale “pienamente medievale”, nel suo bel libro sulla toponomastica nella provincia di Latina (2001).
 
8) Derivazione da [[Giuda Iscariota]]
Riga 138:
Si tratta di una semplice curiosità, che riportiamo per dovere di completezza. Nella lettera che l'umanista van Winghe (Winghius) scrive ad Ortelio nel 1592 nella quale afferma di aver visto il portus scaurus (porto Iscauro) citato dal Platina, quindi dal Tarcagnota, e riguardante il presunto fondo tramandato dal Liber Pontificalis, racconta che quando egli chiese ai “rustici”, ai paesani, da cosa derivasse il nome del luogo essi risposero: Giuda Iscariota!
 
Insomma, a fine 1500 non esisteva ancora alcuna tradizione popolare che legasse i luoghi agli Emili e i paesani, a meno che non si siano fatti beffa del Winghius, la legavano addirittura a un personaggio “negativo” quale l’Iscariota
 
9) Derivazione dalla antica città di Pirae.
Riga 178:
 
Un'altra teoria recita invece che ''Pirae'' (o Castrum Pirae) nacque da un gruppo ausonico che, staccatosi da quello originario montano di ''Campovivo'' ([[Spigno Saturnia]]), colonizzò il luogo sotto l'attuale Monte D'Oro. Pirae divenne allora importante borgo marittimo, assieme a [[Sinuessa#Sinuessa|Sinuessa]] e [[Minturnae#Minturnae|Minturnae]], e fu dedita ad attività marinaresche e commerciali, restando in frequente contatto con naviganti provenienti dall'oriente ([[Focesi]]), dall'[[Etruria]], dalle coste sicule e dalla [[Magna Grecia]], raggiungendo quindi il massimo splendore verso la fine del [[VI secolo a.C.]], quando si era consolidata in una vera e propria [[polis]] legata alle città della [[Pentapoli Aurunca]] per affinità etnica e ragioni supreme di vita e di indipendenza, di fronte alle eventuali piraterie dei naviganti greci e delle invasioni etrusche e sannitiche dell'età storica.
Pirae, come detto legata alla [[Pentapoli Aurunca]] (ostinata nemica di Roma), dovette cessare di essere indipendente intorno al [[314 a.C.]], anno in cui Roma si assicurò il definitivo dominio di tutto il Latium. Divenuta quindi colonia romana, la cittadina assolse l'importante funzione di nodo stradale nevralgico e di località commerciale. La colonia decadde rapidamente fino ad essere del tutto abbandonata, soprattutto dopo la devastazione subita ad opera dei [[Longobardi]] nel [[558]] d.C. (destino comune nel [[Lazio]] a tutte le località costiere, schiacciate all'interno dalle invasioni barbariche e sulla costa dalle incursioni saracene).<ref>Giuseppe Saviano, Minturno, ''Lineamenti di storia locale''</ref>
 
Nei periodi repubblicano ed imperiale a Pirae sorsero alcune ville marittime, una delle quali appartenne, secondo alcuni studiosi , al console [[Marco Emilio Scauro (console 115 a.C.)|Marco Emilio Scauro]] ([[162 a.C.|162]]-[[90 a.C.|90]] o [[89 a.C.]]) e di cui restano ancora alcune rovine, visibili nel vecchio rione.