Maggio francese: differenze tra le versioni

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La deflagrazione spontanea della crisi prese completamente alla sprovvista il potere politico, così come tutte le organizzazioni, i partiti, i sindacati. Potere politico e movimento erano altrettanto disuniti.
 
Il [[Partito Comunista Francese|PCF]] e il suo braccio sindacale, la [[Confédération générale du travail|CGT]], rifiutarono in prima battuta di fare causa comune con gli studenti, che erano visti come "[[Borghesia|borghesi]]" e tanto più con i loro dirigenti di ispirazione libertaria (come [[Daniel Cohn-Bendit]]) o provenienti dai diversi gruppuscoli di sinistra (i «gauchistes»). Questi ultimi (marxisti-leninisti, filocinesi, trotskisti) erano essi stessi divisi e in competizione fra loro, e incerti sull'atteggiamento da assumere verso il movimento.
 
Ai vertici dello Stato, d'altra parte, la crisi aggravava le divergenze tra il generale de Gaulle - poco tenero verso ciò che egli definì, il 19 maggio, un "casino"<ref>Alludendo alle manifestazioni in corso de Gaulle parlò, il 19 maggio, di «chienlit» (termine popolare derivato da un antico ''chie-en-lit'', letteralmente "caca a letto", passato ad indicare il corso mascherato del [[Carnevale]] e, spregiativamente, una situazione di fastidio, agitazione, disordine, casino). L'esclamazione attribuita a de Gaulle era: ''«La réforme, oui; la chienlit, non»''.</ref>, e sostenitore di una immediata repressione - e il suo primo ministro [[Georges Pompidou]], che preferì giocare la carta della moderazione per lasciare al movimento il tempo di afflosciarsi su sé stesso. Per parte loro le forze centriste e la sinistra istituzionale ([[Pierre Mendès France]], [[François Mitterrand]]) tentavano con difficoltà di incanalare il movimento - per sé largamente indifferente alla questione del potere - verso la costruzione di un'alternativa politica al regime gollista.
 
=== Quadro d'insieme dello svolgimento dei fatti ===