Adoro te devote: differenze tra le versioni

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Dopo la riforma del [[Concilio Vaticano II]], l'inno fu collocato all'inizio della celebrazione eucaristica e fu per la prima volta stabilita una versione critica definitiva del testo. La chiesa cattolica scelse di adottare l'edizione critica di dom André Wilmart, pubblicata nel 1932.<ref name="torrell">[./Jean-Pierre_Torrell Jean-Pierre Torrell], ''Initiation à saint Thomas'', p. 132, 2015 [https://books.google.fr/books?id=Zg-CDwAAQBAJ&pg=PT132]</ref><ref>[./Annibale_Bugnini Annibale Bugnini], ''La réforme de la liturgie (1948 - 1975)'', p. 667, nota n. 1049, 2015 [https://books.google.fr/books?id=r328CgAAQBAJ&pg=PT667]</ref>
 
Tuttavia, nel [[rito romano]] l'inno non è attribuito ad alcuna festività religiosa.<ref name="infogre">[https://gregorien.info/chant/id/263/0/fr Sito dell'accademia di canto gregoriano]</ref> Nel [[messale]] promulgato da [[papa Giovanni XXIII]] nel 1962, l{{'}}''Adore te devote'' è elencato nelle preghiere per ottenere l'[[indulgenza]].<ref>''Missale romanum ex decreto SS. concilii Tridentini restitutum'' (1962/2005) [https://www.documentacatholicaomnia.eu/01p/1962-06-23,_SS_Ioannes_XXIII,_Missale_Romanum,_LT.pdf]</ref> Fu il primo caso ufficiale nel rito romano di un inno associato all'indulgenza e che fu soppresso dal messale del 1969.<ref name="synopsis">Synopsis Ritus Romanus de 1962 (issu de 1570) et de 1969, ''Orationes, Gratiarum actio post Missam'' p. 6 di 12 [http://www.unavocesevilla.com/Ordo157019691.pdf]</ref>
 
Ancora alla fine degli anni '80 l'inno risultava di notevole interesse per gli organisti sia come brano per organo che come [[mottetto]] accompagnato dall'organo. [[Olivier Messiaen]] lo collocò all'inizio del suo ''Le Livre du Saint-Sacrement'', pubblicato nel 1984.<ref name="messiaen">[https://catalogue.bnf.fr/ark:/12148/cb139602378 Scheda bibliografica] nel sito della [ Biblioteca nazionale di Francia]</ref>
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===Dopo la Controriforma===
Con il [[Concilio di Trento]], la Chiesa Cattolica riformò la propria [[liturgia]]. L'inno fu aggiunto per la prima volta al [[messale romano]] del 1570, pubblicato durante il pontificato di san [[papa Pio V|Pio V]]. In esso compariva come preghiera di ringraziamento finale recitata dal celebrante per l'[[azione della grazia]].<ref name="ortiz">Michael J. Ortiz, ''Like the First Morning: The Morning Offering as a Daily Renewal'', p. 75, 2015 {{en}}[https://books.google.fr/books?id=FAehBwAAQBAJ&pg=PA75]</ref><ref name="synopsis" /><ref name="hs p.78">p. 78, nota n. 15; Schoot non è d'accordo con questa attribuzione, poiché secondo lui la preghiera veniva recitata durante il [[Viatico]]'' [https://liturgie.catholique.fr/lexique/viatique/] in alcuni manoscritti più antichi.''</ref>
 
Se la tradizione afferma che fu il Pontefice stesso<ref name=ortiz /> - che proclamò Tommaso Dottore della Chiesa - a disporre questo inserimento, tuttavia non è noto quale documento specificasse questa attribuzione. Resta che la Controriforma riscoprì quest'inno dimenticato. Nel 1872 [[William Edward Scudamore]] scrisse di non aver trovato alcun messale antecedente il 1570, che contenesse l{{'}}''Adoro te devote''.<ref>William Edward Scudamore, ''Notitia Eucharistica'', p. 839, nota n. 1, 1872 [https://books.google.fr/books?id=okc8kxmFoeoC&pg=PA839]</ref> Ciò confermerebbe la data di approvazione formale da parte della [[Santa Sede]].
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{{Citazione|Ti prego, dolcissimo Signore Gesù Cristo, che la tua passione sia per me forza da cui io possa essere rafforzato, protetto e difeso: possano le tue ferite essere per me cibo e bevanda di cui io possa essere nutrito, inebriato e deliziato; possa l'aspersione del tuo sangue essere per me un'abluzione per tutti i miei peccati; possa la tua morte essere per me gloria sempiterna, e possa la tua croce essere per me gloria eterna. In questi sii il mio ristoro, la gioia, la salute e la gioia del mio cuore: tu che vivi e regni per sempre. Amen.|3=Obsecro Te, dulcissime Domine Jesu Christe, ut passio tua sit mihi virtus qua muniar atque defendar: vulnera tua sint mihi cibus potusque quibus pascar, inebrier atque delecter; aspersio sanguinis tui sit mihi ablutio omnium delictorum meorum; resurrectio tua sit mihi gloria sempiterna. In his sit mihi refectio, exultatio sanitas et dulcedo cordis mei. Qui vivis et regnas in saecula saeculorum. Amen.|lingua=la|lingua2=it}}
 
L' 11 dicembre 1846 [[papa Pio IX]] accordò tre anni di [[indulgenza|indulgenza plenaria]] per chi avesse recitato questa preghiera.<ref>Giuseppe Riva, ''[https://books.google.it/books/about/Manuale_di_Filotea.html?id=cL857vnM-lQC&printsec=frontcover&source=kp_read_button&hl=it&newbks=1&newbks_redir=0&gboemv=1&ovdme=1&redir_esc=y#v=onepage&q=Adoro%20te%20devote&f=false Manuale di Filotea]'', Milano, 1901, p. 206</ref> L'indulgenza parziale<ref>[[Manuale delle indulgenze|Enchiridion indulgentiarum]] n. 4. Citato in {{cita libro|url=https://books.google.it/books?id=dmYYEAAAQBAJ&pg=PT76|titolo=Preghiere & canti liturgici. Nuova edizione 2020|anno=2021|editore=Ares|ISBN=9788892980532|OCLC=|pagina=74}}</ref> resta in vigore anche dopo la soppressione della preghiera dal messale del 1969.
 
== Analisi metrica e testuale ==