Titulus crucis: differenze tra le versioni
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Dalla morte di [[Erode il Grande]] (4 a.C.) fino alla fine del governatorato di Pilato (37 d.C.), i Romani attribuirono ai governanti ebrei il titolo di "Re dei Giudei", che tutte le varianti del testo evangelico tramandano insieme. Lo storico ebreo [[Flavio Giuseppe]] registra "re" che guidarono molti ribelli della Giudea.<ref>Antiquitates Judaicae 17: 283-285</ref> Il generale romano [[Publio Quintilio Varo]] crocifisse in gran numero ebrei ribelli che rivendicavano il titolo di re intorno al 6 d.C.<ref>Bellum Judaicum 2:75</ref> Infatti, secondo la ''lex Iulia de maiestate'' emanata dall'imperatore Augusto, chi pretendeva il titolo di re nelle [[province romane]] senza il permesso imperiale si rendeva colpevole di sommossa (''seditio'', ''perduellio'') e minacciava lo stesso imperatore (''crimen laesae maiestatis''). Dai tempi di [[Tiberio]] (14-37 d.C.), questo delitto era punibile con la crocifissione.<ref>{{de}} Wolfgang Reinbold, ''Der Prozess Jesu'', Göttingen, Vandenhoeck & Ruprecht, 2006, ISBN 3-525-61591-4, p. 84.</ref>
Il titolo di "Re dei Giudei" ricorre nei Vangeli nel racconto della passione e solo una volta fuori da questo contesto, in
Per lo storico ebreo [[Paul Winter (storico)|Paul Winter]], la crocifissione e il titolo della croce sarebbero gli unici dettagli storici nella rappresentazione del processo di Gesù nei vangeli. Nota infatti che non vi è alcuna allusione all'Antico Testamento nell'iscrizione sulla croce. Il titolo "Re dei Giudei" non significava nulla per i lettori e gli ascoltatori non ebrei dei Vangeli. La sua menzione quindi non può derivare da alcuna attesa messianica o insegnamento teologico. La colpa di Gesù menzionata nel titolo della croce era la sua presunta pretesa di regnare.<ref>{{en}} Paul Winter, ''On the Trial of Jesus'', 1961, p. 108 sgg.</ref> Anche lo studioso del Nuovo Testamento [[Martin Karrer]] ha concluso dalle fonti: “Fu un processo politico. L'esecuzione di Gesù fu esemplare per i giudei, per i galilei e non da ultimo per i discendenti di Erode il Grande perché si accontentassero della forma di governo non reale concessa da Roma».<ref name="karrer160" />
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