Claudio Martelli: differenze tra le versioni

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A seguito della [[strage di Capaci]] del 23 maggio [[1992]], dove persero la vita Falcone, la moglie e gli uomini della sua scorta, fu introdotto dal decreto-legge 8 giugno 1992, n. 306 (cosiddetto ''Decreto antimafia Martelli-Scotti''), convertito nella legge 7 agosto 1992, n. 356, il regime di [[Articolo 41 bis|carcere duro]] ed un secondo comma all'articolo 41bis, che consentiva al Ministro della Giustizia di sospendere per gravi motivi di ordine e sicurezza pubblica le regole di trattamento e gli istituti dell'ordinamento penitenziario nei confronti dei detenuti facenti parti dell'organizzazione criminale mafiosa. A seguito delle [[Elezioni politiche in Italia del 1992|elezioni politiche del 1992]], considerate le ultime della cosiddetta [[Prima Repubblica (Italia)|''Prima Repubblica'']], e l'inizio della [[XI legislatura della Repubblica Italiana|XI legislatura]] fu riconfermato Ministro di Grazia e Giustizia nel [[Governo Amato I]] (formato dal [[Pentapartito|Quadripartito]]). La sua permanenza duro fino all'anno successivo, il [[1993]], quando dovette dimettersi a causa dell'avviso di garanzia riguardante il [[Banco Ambrosiano|Crac dell'Ambrosiano]].
 
Anche sul fronte opposto l'impegno antimafia del Ministro fu ferocemente criticato, in quanto suppostamente in conflitto con scambi elettorali che in precedenza avrebbero visto confluenze di consensi siciliani sul [[Partito Socialista Italiano|PSI]]: pentiti come [[Angelo Siino]], [[Nino Giuffrè]] e [[Gaspare Spatuzza]] lamentarono - nelle loro confessioni di un decennio dopo - che «quei quattro “crasti” socialisti ( [...] ) prima si erano presi i nostri voti, nell'87, e poi ci avevano fatto la guerra». L'addebito fu risolutamente respinto da Martelli, che si è sempre riconosciuto solo nella seconda parte della frase, quella per cui lui stesso dice di sé: "sono io uno di quei "crasti" (cornuti) socialisti che hanno fatto la guerra alla mafia».<ref>{{cita news|pubblicazione=[[Libero (quotidiano)|Libero]]|titolo=Martelli: "Craxi? Fu lui a tradire me", intervista di Claudio Martelli a B. Romano|data=20 dicembre 2009|p=1}} Vi si legge anche che «È possibile che la mafia nell<nowiki>{{'</nowiki>}}'87 abbia riversato qualche voto sul Psi, ma anche sulla Dc». Alla domanda: È pronto a giurare che non ci fu mai nessun accordo tra voi e i mafiosi? rispose: «Le pare che il segretario del Psi arriva a Palermo e, dopo aver parlato con Falcone, va a fare accordi con la mafia?». Alla domanda: Nessun boss provò mai nemmeno ad agganciarla? rispose: «Mai».</ref>
 
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