Colore: differenze tra le versioni
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La varietà di pigmenti utilizzati oggigiorno era sconosciuta prima della scoperta dei colori sintetici, dalla loro limitata varietà negli utilizzi sia artistici che di tintura di stoffe risulta un limitato vocabolario.
Gli [[antichi Greci|antichi]] non utilizzavano dei nomi fissi per indicare i diversi tipi di colore, ma li distinguevano più che altro in base alla loro limpidezza o tenebrosità, così che soltanto il [[bianco]] e il [[nero]] erano adoperati in maniera definita, a differenza degli altri. Ad esempio il termine ''xanthos'' poteva indicare tanto il [[giallo]] lucente quanto il [[rosso]] vivo del fuoco, come pure le tinte [[porpora|purpuree]] e persino [[blu]].<ref>Maria Michela Sassi, ''I colori dei Greci'', articolo su "Multiverso" n. 4, 2007.</ref>
I colori fondamentali erano dunque anticamente ricondotti a due, il bianco e il nero, ossia la [[luce|chiarezza]] e l'[[oscurità]], dalla cui mescolanza derivavano tutti gli altri. In particolare [[Empedocle]], nel trattato ''Sull'origine'', attribuiva il bianco al [[fuoco (elemento)|fuoco]] e il nero all'[[acqua (elemento)|acqua]].<ref>Katerina Ierodiakonou, ''Empedocles on Colour and Colour Vision'', in "Oxford Studies in Ancient Philosopy", XXIX, 2005.</ref>
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