Partito Sardo d'Azione: differenze tra le versioni
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→Il sardismo e l'avvento del fascismo: corretto errori e aggiunto notizie Etichette: Modifica da mobile Modifica da web per mobile |
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Per porre fine ai subbugli, [[Benito Mussolini]] invia in Sardegna, in qualità di prefetto, il generale [[Asclepia Gandolfo]], decorato di guerra e iscritto al fascismo, con l'istruzione di proporre al PSd'Az la fusione con il [[Partito Nazionale Fascista]]. Gandolfo inizia a negoziare con Lussu, totalmente contrario all'accordo<ref>{{cita|Lussu 1974|p. 134 e ss.}}</ref>, così come [[Camillo Bellieni]] e [[Francesco Fancello]], le sezioni sardiste di [[Nuoro]], [[Alghero]], [[Tempio Pausania]] e quella di [[Sassari]], che aveva chiesto la convocazione di un congresso per denunciare le lusinghe del PNF. Lussu depone allora l'incarico, rassegnando addirittura le dimissioni da deputato ma, nel frattempo, avevano già lasciato il partito per aderire al fascismo, [[Enrico Endrich]] e il deputato [[Paolo Orano]].
Il congresso straordinario che si tiene a Macomer ai primi di marzo del [[1923]] vede fronteggiarsi due mozioni: quella anti-fascista, presentata da [[Davide Cova]] Giovanni Battista Puggioni, Lussu, Mastino e quella dei sostenitori della fusione col PNF
Il 27 settembre [[1925]] si svolge a [[Macomer]] il V Congresso del PSdAz che lo storico [[Girolamo Sotgiu]] definì "la manifestazione antifascista più importante che si sia svolta nel paese quell'anno". I 250 congressisti confermano la ferma opposizione al fascismo quale "antilibertario, accentratore e protezionista". All'assise sarebbe dovuto intervenire anche il comunista [[Ruggero Grieco]], quale latore di un messaggio di [[Antonio Gramsci]], nel quale si invitava il PSdAz a farsi promotore dell'unità tra contadini e operai, ma non gli viene concesso di leggere la comunicazione.
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Alcuni dirigenti sardisti seguiranno il percorso di Lussu, legandosi a [[Giustizia e Libertà]] e all'antifascismo europeo. Tra questi [[Francesco Fancello]], [[Stefano Siglienti]] e Dino Giacobbe. Quest'ultimo parteciperà alla [[guerra civile spagnola]], al comando della batteria Carlo Rosselli<ref>{{Cita web |url=http://www.aicvas.org/aic-g-207-243(m).pdf |titolo=Le quattromila biografie dei combattenti italiani alla Guerra di Spagna |accesso=15 luglio 2016 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20131203141350/http://www.aicvas.org/aic-g-207-243(m).pdf |dataarchivio=3 dicembre 2013 |urlmorto=sì|formato=PDF}}</ref>; nella stessa guerra troverà la morte il sardista Giuseppe Zuddas<ref>{{Cita web |url=http://www.originifamiglialue.ch/page27.htm |titolo=Caduti italiani per la Repubblica di Spagna |accesso=15 luglio 2016 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160827192719/http://www.originifamiglialue.ch/page27.htm |dataarchivio=27 agosto 2016 |urlmorto=sì }}</ref>.
Altri continueranno la propria militanza antifascista resistendo alle violenze dello [[squadrismo]]. [[Luigi Battista Puggioni]] assisterà alla distruzione del proprio studio di avvocato;[[Davide Cova]] fu aggredito a Cagliari nel 22, benché ferito, per sfuggire all'arresto dovette imbarcarsi sulla prima nave in partenza e si ritrovò a Tunisi. Subì poi un processo in cui fu assolto . Nel 1928 a Oristano fu allontanato dal lavoro di ingegnere capo dell'ufficio comunale per essersi rifiutato di ritirare la tessera di iscrizione al Pnf e per qualche anno l'ufficio fu soppresso. Fu un sorvegliato speciale e spesso veniva condotto in carcere. [[Giovanni Battista Melis]] sarà incarcerato nel 1928 a Milano [[Camillo Bellieni]] costretto a un'esistenza precaria in giro per l'Italia, sotto la stretta sorveglianza della polizia.
=== Il dopoguerra e l'uscita della componente filosocialista ===
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