Emilio Vedova: differenze tra le versioni

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=== Gli esordi ===
[[File:Emilio vedova, senza titolo, 1957-59.jpg|thumb|Senza titolo, bozzetto per mosaico (1958-59), [[Collezione Mosaici Moderni]] della [[Pinacoteca di Ravenna]]]]
 
Nato a [[Venezia]] da una famiglia di artigiani-operai, inizia a lavorare in fabbrica, poi presso un fotografo e nella bottega di un decoratore. Il suo precoce ed appassionato interesse per il disegno e la pittura lo portano a lavorare intensamente da autodidatta fin dagli anni trenta, eseguendo schizzi veloci durante i suoi viaggi. Già in questa prima fase, tra la seconda metà degli anni trenta ed i primi anni quaranta, si confronta con la rappresentazione della realtà con un lavoro di sperimentazione e ricerca che porterà avanti per tutta la vita. I suoi tratti sono già veloci e nervosi, caratterizzando quello che rimarrà il suo stile inconfondibile. I suoi primi punti di riferimento vanno ricercati nella tradizione veneziana: l'ultima attività di [[Tiziano Vecellio|Tiziano]], [[Tintoretto]], [[Guardi (famiglia)|Guardi]], ma inizia a studiare anche le opere di [[Rembrandt]], [[Francisco Goya|Goya]] e [[Honoré Daumier|Daumier]]. Un altro grande spunto in questi anni di formazione è costituito dall'architettura barocca veneziana, in particolare le chiese, che lo attrae particolarmente per il dinamismo delle linee, per il suo senso di instabilità, i giochi di luce e per il suo "tutto permesso"<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Emilio Vedova|titolo=Un pittore giudica l'architettura|rivista=L'architettura - cronache e storia|volume=Agosto 1956|numero=10|pp=291-92}}</ref>.
 
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=== Le ultime esperienze ===
[[File:Emilio vedova, senza titolo (prova impossibile), 1985.jpg|thumb|Senza titolo (prova impossibile), 1985, [[Collezione Mosaici Moderni]] della [[Pinacoteca di Ravenna]]]]
Negli anni settanta realizza i ''Plurimi Binari,'' dove rinchiude in supporti metallici i suoi "quadri spezzati". Nei ''Carnevali,'' soggetto a lui caro per la componente di irrazionalità ed imprevedibilità, la maschera entra nel quadro-installazione o anche come totem, issato su specchi riflettenti quasi a simulare la laguna. Negli anni ottanta, dopo un periodo di malattia passato in una clinica austriaca, realizza i ''Teleri'', cicli di grandi tele dove i colori esplodono, stesi sulla tela e rimaneggiati con vari materiali. Verranno esposti alla XL Biennale di Venezia e a [[Documenta 7]]. Dal 1985 lavora ai ''Dischi'', ''Tondi'' e ''Oltre'' dove la reminiscenza rinascimentale del formato circolare del quadro è indagata e portata ai suoi limiti. Il colore fuoriesce dai confini del supporto e quest'ultimo si stacca dalla parete per arrivare sul soffitto e sul pavimento.