Pierre Trudeau: differenze tra le versioni
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[[File:G7 leaders 1977.jpg|thumb|[[Helmut Schmidt]], Pierre Trudeau, [[Valéry Giscard d'Estaing]], [[James Callaghan]], [[Jimmy Carter]], [[Giulio Andreotti]] e [[Takeo Fukuda]] al summit del [[G7]] nel 1977]] 
Nei primi anni da primo ministro, Trudeau ottenne anche un'implementazione del bilinguismo ufficiale che comprendeva l'offerta di tutti i servizi federali in [[lingua inglese|inglese]] e [[lingua francese|francese]]. Per quanto concerne la politica estera, Trudeau confermò l'affiliazione del Canada alla [[ 
Dopo le elezioni del [[1972]], il partito liberale di Trudeau si trovò ridotto a un governo di minoranza con l'appoggio esterno del [[Nuovo Partito Democratico]], che spostò le posizioni del governo a sinistra, portando anche alla creazione di ''Petro-Canada'', industria petrolifera pubblica. Sfiduciato nel [[1974]], Trudeau si ritrovò dopo le elezioni di quell'anno nuovamente a capo di un governo liberale di maggioranza; tuttavia, i risultati non ottimali a livello economico, la crescita del debito pubblico e un calo di popolarità sempre maggiore del primo ministro portarono a una sconfitta elettorale nel [[1979]] a favore dei [[Partito Conservatore Progressista del Canada|conservatori progressisti]] di [[Joe Clark]], che diedero vita a un governo di minoranza. Tale governo tuttavia non ebbe vita lunga, e già nel [[1980]] Trudeau, che nel frattempo aveva ritirato le sue dimissioni da leader del partito liberale, riuscì a riconquistare il governo, malgrado il suo Partito Liberale non riuscì a guadagnarsi neppure un seggio nel Canada occidentale ([[Columbia Britannica]], [[Alberta]], [[Yukon]], [[Saskatchewan]]). Ciò non diede gran forza a un governo che pure poteva contare su una maggioranza assoluta alla Camera dei Comuni, unitariamente a una gestione finanziaria non impeccabile. Nel [[1984]], la sonora sconfitta dei nazionalisti nel [[referendum]] sull'indipendenza del [[Québec (provincia)|Québec]] vide il primo ministro in carica sostenere con forza il no alla secessione, poi uscito vincitore col 60% circa dei voti. 
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