Logica trascendentale: differenze tra le versioni
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Mentre la tavola dei giudizi aveva offerto una raccolta completa delle forme logiche di giudizio (la cui natura è essenzialmente logico-sintattica), con la tavola delle categorie Kant intende mostrare che questa sintattica generale ha anche un uso semantico. È in questo senso che Kant dice che "l'intelletto [...] introduce [...] un contenuto trascendentale", che è appunto il portato delle categorie.<ref name=buroker93/> Forme logiche di giudizio e categorie rappresentano dunque un unico set di concetti, differenziabili secondo l'uso (sintattico o semantico). Come nota [[Henry E. Allison|Allison]], ripreso da Buroker<ref name=buroker99>{{cita|Buroker|p. 99}}.</ref>, è lo stesso Kant a sottolinearlo:
{{citazione|Ogni molteplice [...], in quanto è dato in una sola intuizione empirica, è determinato riguardo ad una delle funzioni logiche di giudicare, mediante cui esso viene cioè riportato ad una coscienza in generale. Le categorie, orbene, non sono null'altro se non per l'appunto queste funzioni di giudicare, in quanto il molteplice di un'intuizione data è determinato riguardo ad esse.<ref>{{Cita|''Critica della ragione pura''|p. 172|Colli}}.</ref>}}
La conoscenza umana, dunque, ha sempre la forma di un giudizio. I giudizi prendono forma dalla permutazione di specifiche funzioni logiche. I giudizi con un ruolo semantico (con dunque un oggetto) presuppongono che il concetto dell'oggetto abbia una specifica struttura: così, ad esempio, i giudizi che prevedano la struttura soggetto-predicato presuppongono che il soggetto sia una ''substantia''.<ref>{{cita|Guyer|pp. 120-121}}.</ref>
{{citazione|Della peculiarità [...] che il nostro intelletto possiede, di costituire ''a priori'' l'unità dell'appercezione solo mediante le categorie e proprio solo attraverso questa loro natura e questo loro numero, altrettanto poco si può addurre ulteriormente una ragione, quanto del perché noi possediamo proprio queste funzioni per i giudizi, e nessun'altra, oppure del perché tempo e spazio siano le uniche forme di un'intuizione possibile per noi.<ref>{{Cita|''Critica della ragione pura''|pp. 176-177|Colli}}.</ref>}}
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