Logica trascendentale: differenze tra le versioni

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La deduzione trascendentale nella seconda edizione: insoddisfacente definizione tradizionale del giudizio
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Quanto al titolo della relazione, tre sono le relazioni possibili della condizione di oggettività ad un'asserzione: soggetto-predicato, antecedente-conseguente, tutto-membri. Ciascuna relazione è rappresentata da uno specifico "esponente" (o "operatore"). I tre esponenti delle tre relazioni possibili sono rispettivamente ''è'' (giudizi categorici), ''se... allora'' (giudizi ipotetici) e ''o... o...'' (giudizi disgiuntivi).<ref name=kovac/> Come scrive Kant:
{{citazione|Nella prima specie di giudizi sono considerati soltanto due concetti, nella seconda due giudizi, nella terza parecchi giudizi in relazione tra loro.<ref name=colli127>{{Cita|''Critica della ragione pura''|p. 127|Colli}}.</ref>}}
 
Un giudizio, strutturato come sia quanto a quantità, qualità e relazione, può poi essere considerato secondo vari gradi di forza<ref>Questa forza è oggi chiamata [[forza illocutoria]] e trattata nella [[pragmatica]] (cfr. {{cita|Buroker|p. 85}}).</ref> (cioè quanto alla modalità), dal giudizio meramente possibile (problematico) a quello vero (assertorio) fino a quello necessario (apodittico). Ad esempio, in un giudizio ipotetico, l'antecedente ''p'' è dato come problematico ("se ''p'', allora..."). Lo stesso nei giudizi disgiuntivi ("o ''a'' o ''b''"). Ma ''p'', in altri giudizi, può apparire come vero o come necessario. Non esistono esponenti specifici per la modalità.<ref name=kovac/> Scrive Kant al proposito:
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Nel §18 (''Che cosa sia l'unità oggettiva dell'autocoscienza''), Kant tra un'unità delle rappresentazioni che sia soltanto soggettiva da una che sia oggettiva. Mentre quest'ultima è l'unità nel pensiero di un oggetto, la prima è l'unità in quanto prodotto di una mera [[Associazione (psicologia)|associazione]] tra rappresentazioni, quella che Hume aveva accostato al principio di congiunzione costante. Kant chiama questa unità soggettiva "una determinazione del senso interno"<ref>{{Cita|''Critica della ragione pura''|pp. 166-167|Colli}}.</ref>. Una tale connessione non è concettuale e non rappresenta un oggetto.<ref>{{cita|Buroker|pp. 123-124}}.</ref>
 
Nel §19 (''La forma logica di tutti i giudizi consiste nell'unità oggettiva dell'appercezione dei concetti in essi contenuti''), Kant sostiene che rappresentarsi un oggetto è in sostanza giudicare. A questo proposito, egli si dichiara insoddisfatto della tradizionale definizione di giudizio offerta dai logici ("rappresentazione di un rapporto tra due concetti"<ref>{{Cita|''Critica della ragione pura''|p. 168|Colli}}.</ref>), adatta al più ai giudizi categorici (mentre, ad esempio, i giudizi ipotetici e disgiuntivi mettono in rapporto altri giudizi<ref name=colli127/>). Per quanto esistano certamente giudizi empirici, di natura contingente, essi hanno comunque un'unità oggettiva, in quanto si riferiscono a oggetti o a stati di cose, e possono essere veri o falsi.<ref>{{cita|Buroker|ppp. 124-125}}.</ref>
 
Nel § 20 (''Tutte le intuizioni sensibili sono soggette alle categorie, come alle sole condizioni, sotto cui il molteplice di tali intuizioni possa raccogliersi in un'unica coscienza''), Kant mette in relazione giudizi e categorie, osservando che il molteplice dato in un'intuizione è determinato in relazione ad una delle funzioni logiche del giudizio e che le categorie sono queste stesse funzioni logiche del giudizio applicate al molteplice di un'intuizione. In altre parole, le categorie sono quelle stesse funzioni logiche del giudizio nel loro uso reale.<ref>{{cita|Buroker|p. 126}}.</ref>
 
===Analitica delle proposizioni fondamentali===