Logica trascendentale: differenze tra le versioni
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===Difficoltà interpretative===
L'analitica trascendentale è una delle porzioni più difficili da interpretare di tutta la prima ''Critica''. Nel testo sembrano esserci sovrapposizioni nella trattazione dei problemi e di certi punti è difficile dire se rappresentino passaggi consecutivi in direzione di una data soluzione o piuttosto rielaborazioni di risultati già ottenuti. Neppure è chiaro fino a che punto deduzione metafisica e deduzione trascendentale siano distinguibili o entrambe necessarie o se la trattazione dello schematismo sia davvero essenziale alla trattazione o, ancora, se la confutazione dell'idealismo aggiunga davvero qualcosa alle deduzioni o alla parte sulle analogie dell'esperienza. Resta quindi materia di dibattito tra gli studiosi in che punto esattamente Kant senta di aver illustrato a sufficienza il rapporto tra intelletto e sfera dell'empirico.<ref name=gardner76/> La sostanza dei problemi interpretativi dell'analitica era stata spiegata, agli inizi del Novecento, all'interno della cosiddetta ''patchwork theory'', portata avanti in particolare da [[Benno Erdmann]], [[Erich Adickes]], [[Hans Vaihinger]] e da [[Norman Kemp Smith]], secondo cui la prima ''Critica'' sarebbe il risultato testuale della collazione di fogli sparsi (''lose Blätter''), porzioni redatte in momenti assai distanti della vita e dello sviluppo del pensiero di Kant, tanto da contenere anche elementi pre-critici (un approccio, peraltro, non più tanto in voga).<ref>{{cita|Gardner|''Preface'', p. ix}}.</ref><ref>{{cita|Drivet|p. 19}}.</ref>
Risulta poi problematico fissare adeguatamente il rapporto tra gli obbiettivi dell'analitica e l'adesione kantiana all'idealismo trascendentale. La spiegazione più ovvia è Kant intenda puntellare ulteriormente la posizione idealista trascendentale, stavolta dal lato dell'attività dell'intelletto (dopo aver analizzato la capacità di intuire nell'estetica), sostenendo la verità necessaria del [[principio di causalità]] e del concetto di [[Sostanza (filosofia)|sostanza]] (nei limiti concessi dall'esperienza sensibile), per giungere poi alla determinazione dell'idealità trascendentale degli oggetti, sulla scorta del loro adeguamento ai modi umani della conoscenza (la cosiddetta "[[Rivoluzione copernicana (Kant)|rivoluzione copernicana]]" di Kant).<ref>{{cita|Gardner|pp. 76-77}}.</ref> Questa spiegazione non è pero adeguatamente supportata testualmente, dato che ai concetti puri Kant non sembra attribuire lo stesso statuto che egli ha assicurato (in rapporto alla soggettività della conoscenza) alle intuizioni pure di spazio e tempo nell'estetica. Kant sembra infatti intendere le categorie come concetti fondamentali in opera nell'esperienza degli oggetti in generale (non degli oggetti in quanto conformi al nostro modo di conoscerli). Non è quindi chiaro in che termini gli oggetti non sarebbero intrinsecamente caratterizzati da questi concetti (ad esempio, dal rapporto tra causa ed effetto).<ref>{{cita|Gardner|p. 77}}.</ref>
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