Logica trascendentale: differenze tra le versioni
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Nel §19 (''La forma logica di tutti i giudizi consiste nell'unità oggettiva dell'appercezione dei concetti in essi contenuti''), Kant sostiene che rappresentarsi un oggetto è in sostanza giudicare. A questo proposito, egli si dichiara insoddisfatto della tradizionale definizione di giudizio offerta dai logici ("rappresentazione di un rapporto tra due concetti"<ref>{{Cita|''Critica della ragione pura''|p. 168|Colli}}.</ref>), adatta al più ai giudizi categorici (mentre, ad esempio, i giudizi ipotetici e disgiuntivi mettono in rapporto altri giudizi<ref name=colli127/>). Per quanto esistano certamente giudizi empirici, di natura contingente, essi hanno comunque un'unità oggettiva, in quanto si riferiscono a oggetti o a stati di cose, e possono essere veri o falsi.<ref>{{cita|Buroker|pp. 124-125}}.</ref>
Nel § 20 (''Tutte le intuizioni sensibili sono soggette alle categorie, come alle sole condizioni, sotto cui il molteplice di tali intuizioni possa raccogliersi in un'unica coscienza''), Kant mette in relazione giudizi e categorie, osservando che il molteplice dato in un'intuizione è determinato in relazione ad una delle funzioni logiche del giudizio e che le categorie sono queste stesse funzioni logiche del giudizio applicate al molteplice di un'intuizione. In altre parole, le categorie sono quelle stesse funzioni logiche del giudizio nel loro uso reale.<ref>{{cita|Buroker|p. 126}}.</ref> In questa sezione, Kant porta a compimento la dimostrazione avviata con §15; egli vi afferma infatti: "Il ''datum'' molteplice, che è fornito in un'intuizione sensibile, è necessariamente subordinato all'unità sintetica originaria dell'appercezione, poiché solo mediante tale unità è possibile l'unità dell'intuizione (§17). Ma quell'atto dell'intelletto, attraverso cui il molteplice di rappresentazioni date (si tratti di intuizioni oppure di concetti) viene riportato sotto un'appercezione in generale, è la funzione logica dei giudizi (§19)"<ref>{{Cita|''Critica della ragione pura''|pp. 171-172|Colli}}.</ref>. Riprendendo i risultati della deduzione metafisica, risulta che ogni molteplice portato ad unità è determinato rispetto ad una delle funzioni logiche del giudicare. Le categorie sono appunto quelle funzioni logiche in quanto determinano l'intuizione pura. Quindi, il molteplice di una data intuizione è soggetta alle categorie, che sono dunque necessariamente valide in relazione ad ogni molteplice dato.<ref>{{cita|Burnham e Young|pp. 92-93}}.</ref>
Nella prima parte della deduzione trascendentale della seconda edizione (§§15-20), Kant ha cercato di dimostrare che un intelletto discorsivo deve usare le categorie, quali che sia il modo in cui il soggetto intuisce. Nella seconda parte, egli cerca invece di dimostrare la necessità delle categorie in rapporto alle forme dell'intuizione umana (spazio e tempo). Il §21 ha sapore introduttivo e i §§22-23 ribadiscono alcuni punti già acquisiti.<ref>{{cita|Buroker|p. 127}}.</ref>
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