Logica trascendentale: differenze tra le versioni
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Condizione per il riconoscimento dell'identità dell'io davanti alle rappresentazioni è l'effettuazione di sintesi di rappresentazioni complesse. È in questo senso che Kant dice che l'io penso "contiene una sintesi":<ref name=buroker120>{{cita|Buroker|p. 120}}.</ref>
{{citazione|[...] questa ininterrotta identità dell'appercezione di un molteplice dato nell'intuizione contiene una sintesi delle rappresentazioni, ed è possibile soltanto mediante la coscienza di questa sintesi.<ref>{{Cita|''Critica della ragione pura''|pp. 157-158|Colli}}.</ref>}}
In altre parole, l'unità e identità dell'io penso ha significato solo in contrasto con la varietà dell'esperienza. Peraltro, questa stessa varietà, se non è compatibile con la possibilità di essere unita, è in diretta contraddizione con l'unità della sintesi e quindi concorre alla costituzione dell'appercezione solo in quanto è concettualizzabile. La sintesi del molteplice come processo dà al soggetto coscienza di sé e dello stesso molteplice in quanto tale.<ref name=kempsmith285>{{cita|Kemp Smith|p. 285}}.</ref>
Il §16 si conclude con l'affermazione che l'appercezione, al pari dei concetti, ha un'unità analitica e un'unità sintetica. L'unità analitica di un concetto è l'unità che il concetto offre alle rappresentazioni in quanto ''nota communis''. Le rappresentazioni così unite mantengono però pur sempre qualcosa di differente. Ad esempio, il concetto di gatto unisce diverse rappresentazioni di diversi gatti, ma astrae da ciò che distingue questi gatti. Per rappresentarmi però l'oggetto complesso (completo cioè della ''nota communis'' e di altre rappresentazioni), devo prima rappresentarmi l'unità dell'oggetto complesso.<ref name=buroker120/> Scrive Kant:
{{citazione|[...] se io penso il rosso in generale, mi rappresento in tal modo una proprietà, la quale (come segno distintivo) può essere ritrovata in qualcosa, o può essere congiunta con altre rappresentazioni: quindi, solo in base ad una possibile unità sintetica, pensata prima, io posso rappresentarmi quella analitica. Una rappresentazione, che debba venir pensata come comune a differenti rappresentazioni, è considerata come appartenente a rappresentazioni tali che possiedano in sé, oltre ad essa, anche qualcosa di differente: di conseguenza, essa deve venir pensata anteriormente in unità sintetica con altre rappresentazioni (sebbene solo possibili), prima che io possa pensare riguardo ad essa l'unità analitica della coscienza, che fa di essa un ''conceptus communis''.<ref>{{Cita|''Critica della ragione pura''|pp. 158-159, nota 1|Colli}}.</ref>}}
L'unità sintetica del concetto è più rilevante dell'unità analitica, in quanto è presupposta da quest'ultima.<ref name=buroker121>{{cita|Buroker|p. 121}}.</ref> Ora, anche l'io penso ha un'unità analitica e un'unità sintetica secondo le stesse caratteristiche. L'io penso che accompagna tutte le rappresentazioni funziona analogamente alla ''nota communis''. Oltre all'unità analitica che adduce, in quanto astratta dal contenuto, essa però adduce anche un'unità sintetica, in quanto la sintesi di rappresentazioni è necessaria all'autocoscienza.<ref name=buroker121/>
Nel §17 (''La proposizione fondamentale dell'unità sintetica dell'appercezione è il principio supremo di ogni uso dell'intelletto''), Kant stabilisce quello che Allison ha chiamato la "tesi della reciprocità", secondo la quale ogni istanza dell'io penso comporta la rappresentazione di un oggetto o di uno stato di cose e, reciprocamente, ogniqualvolta il soggetto si rappresenta un oggetto, congiunge rappresentazioni nell'unità sintetica dell'appercezione. Questo atto, come verrà chiarito nel §19, è il giudizio.<ref name=buroker121/> In altre parole, l'unificazione di un molteplice attraverso un concetto offre validità oggettiva a quel molteplice in quanto lo rende un oggetto pensabile. Il puro molteplice non è dunque un oggetto, non può essere pensato e non rappresenta dunque conoscenza.<ref>{{cita|Buroker|p. 122}}.</ref> L'unità trascendentale dell'appercezione non è dunque solo un'unità soggettiva, ma piuttosto oggettiva. Un oggetto è dunque il molteplice concettualizzato.<ref name=kempsmith285/>
Nel §18 (''Che cosa sia l'unità oggettiva dell'autocoscienza''), Kant tra un'unità delle rappresentazioni che sia soltanto soggettiva da una che sia oggettiva. Mentre quest'ultima è l'unità nel pensiero di un oggetto, la prima è l'unità in quanto prodotto di una mera [[Associazione (psicologia)|associazione]] tra rappresentazioni, quella che Hume aveva accostato al principio di congiunzione costante. Kant chiama questa unità soggettiva "una determinazione del senso interno"<ref>{{Cita|''Critica della ragione pura''|pp. 166-167|Colli}}.</ref>. Una tale connessione non è concettuale e non rappresenta un oggetto.<ref>{{cita|Buroker|pp. 123-124}}.</ref>
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