Maometto: differenze tra le versioni

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|FineIncipit =, conosciuto in Italia come '''Maometto'''<ref group=N>In italiano, fino a tutto il XVI secolo, è stato chiamato anche ''Maumetto'' o ''Macometto''; più antica invece la variante ''Malcometto'', prequattrocentesca. Cfr. {{DOP|id=1052633|lemma=Maometto}}</ref>(<small>[[Alfabeto fonetico internazionale|AFI]]</small>:{{IPA|/maoˈmetto/|it}}<ref>{{DOP|id=1052633}}</ref><ref>{{Dipi|Maometto}}</ref>), è stato il fondatore<ref group=N>«Muḥammad was one of the greatest persons in world history in terms of the global impact of the movement he founded[, which] cannot be seriously questioned» ([[Frants Buhl|F. Buhl]] - A.T. Welch, in ''[[The Encyclopaedia of Islam]]'', II ed.: ''s.v''. «Muḥammad»)</ref> e il profeta dell'[[Islam]]<ref>Rodinson (2002)</ref>, «l'uomo che tutti i [[musulmani]] riconoscono loro profeta»<ref>[[Fred Donner]], ''Maometto e le origini dell'Islam'', Torino, Einaudi, 2011, p. 41 (trad. it. di ''Muhammad and the Believers. At the Origin of Islam'', Cambridge, MA, Belknap Press of Harvard University Press, 2010).</ref><ref group=N>Jonathan Berkey afferma: «The religion and cultural tradition of Islam came to be identified as the legacy of Muḥammad, as depicted in the Muslim narrative of Islamic origins...» (Jonathan P. Berkey, ''The Formation of Islam - Religion and Society in the Near East, 600-1800'', Cambridge, Cambridge University Press, 2003, p. 61. ISBN 0-521-58813-8).</ref>
}}
 
Nel [[610]] Maometto, affermando di operare in base a una rivelazione ricevuta, cominciò a predicare una [[religione monoteista]] basata sul culto esclusivo di un Dio, unico e indivisibile<ref group=N>In effetti il concetto di [[monoteismo]] era diffuso in [[Penisola araba|Arabia]] da tempi più antichi e il nome Allah (principale nome di Dio nell'Islam, l'altro è ''al-Raḥmān'' (lett. «Il Misericordioso»). che in lingua araba deriva dalla radice <ʾ-l-h>) significa semplicemente «Iddio». Gli abitanti dell'[[Penisola araba|Arabia peninsulare]] e della [[La Mecca|Mecca]] – salvo pochi [[Cristianesimo|cristiani]] e [[Zoroastrismo|zoroastriani]] e un assai più consistente numero di [[Ebraismo|ebrei]] – erano per lo più dediti a culti [[politeismo|politeistici]] e adoravano una molteplicità di idoli, venerati anche in occasione di feste, per lo più abbinate a pellegrinaggi (in arabo: ''mawṣim''). Particolarmente rilevante era il pellegrinaggio panarabo, detto ''[[Hajj|ḥajj]]'', che si svolgeva nel mese lunare di [[Dhu l-Hijja|Dhū l-Ḥijja]] («Quello del Pellegrinaggio»). In tale occasione molti devoti arrivavano nei pressi della città, nella zona di Mina, Muzdalifa e di ʿArafa. Gli abitanti della Mecca avevano anche un loro proprio pellegrinaggio urbano (la cosiddetta ''[[ʿumra]]'') che svolgevano nel mese di [[rajab]] in onore del dio tribale [[Hubal]] e delle altre divinità panarabe, ospitate dai Quraysh all'interno del santuario meccano della Kaʿba.</ref>.
 
Considerato l'[[ultimo profeta|ultimo]] esponente di una lunga tradizione profetica, entro la quale egli occupa per i musulmani una posizione di assoluto rilievo<ref group=N>La sua relativa superiorità è attestata in numerose opere islamiche; tra tutte, ha un certo peso quanto riferito in margine al suo ''[[Isrāʾ e Miʿrāj]]'', in cui a lui è riservato il posto d'eccellenza fra i numerosi profeti che l'avevano preceduto. Gli [[Ahmadiyya|Aḥmadī]] e la ''[[Nation of Islam]]'' considerano i loro fondatori come profeti successivi a Maometto, e perciò ritenuti al di fuori dell'Islam.</ref>, venendo indicato come «Messaggero di Dio/[[Allah]]» (''Rasūl Allāh''), «Sigillo dei profeti» (''Khāṭim al-anbiyāʾ'') e «Misericordia dei mondi»<ref>{{Cita libro|titolo=Corano|posizione=21; 107}}</ref> (per citare solo tre degli epiteti onorifici attribuitegli per tradizione), Maometto sarebbe stato incaricato da Dio stesso, tramite l'[[arcangelo Gabriele|angelo Gabriele]]<ref>[[William Montgomery Watt|W. M. Watt]], «Muḥammad», in ''The Cambridge History of Islam'', 4 voll., Cambridge, Cambridge University Press, 1995<sup>6</sup>, Cap. 2, p. 31.</ref>, di predicare l'ultima Rivelazione all'umanità<ref>Mary Pat Fisher, ''Living Religions: An Encyclopaedia of the World's Faiths'', Londra, I.B. Tauris Publishers, 1997, p. 338.</ref><ref>Victor Watton, ''A student's approach to world religions: Islam, Hodder & Stoughton'', 1993, p. 1. ISBN 978-0-340-58795-9</ref>.
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=== Rivelazione ===
[[File:Miniatura Maometto.jpg|thumb|L'[[arcangelo Gabriele]] riferisce la Rivelazione di Dio a Maometto, ancora una volta velato (antica miniatura).]]
 
Nel [[610]] Maometto, affermando di operare in base a una rivelazione ricevuta, cominciò a predicare una [[religione monoteista]] basata sul culto esclusivo di un Dio, unico e indivisibile<ref group=N>In effetti il concetto di [[monoteismo]] era diffuso in [[Penisola araba|Arabia]] da tempi più antichi e il nome Allah (principale nome di Dio nell'Islam, l'altro è ''al-Raḥmān'' (lett. «Il Misericordioso»). che in lingua araba deriva dalla radice <ʾ-l-h>) significa semplicemente «Iddio». Gli abitanti dell'[[Penisola araba|Arabia peninsulare]] e della [[La Mecca|Mecca]] – salvo pochi [[Cristianesimo|cristiani]] e [[Zoroastrismo|zoroastriani]] e un assai più consistente numero di [[Ebraismo|ebrei]] – erano per lo più dediti a culti [[politeismo|politeistici]] e adoravano una molteplicità di idoli, venerati anche in occasione di feste, per lo più abbinate a pellegrinaggi (in arabo: ''mawṣim''). Particolarmente rilevante era il pellegrinaggio panarabo, detto ''[[Hajj|ḥajj]]'', che si svolgeva nel mese lunare di [[Dhu l-Hijja|Dhū l-Ḥijja]] («Quello del Pellegrinaggio»). In tale occasione molti devoti arrivavano nei pressi della città, nella zona di Mina, Muzdalifa e di ʿArafa. Gli abitanti della Mecca avevano anche un loro proprio pellegrinaggio urbano (la cosiddetta ''[[ʿumra]]'') che svolgevano nel mese di [[rajab]] in onore del dio tribale [[Hubal]] e delle altre divinità panarabe, ospitate dai Quraysh all'interno del santuario meccano della Kaʿba.</ref>.
 
Nel 608, Maometto iniziò a fare sogni premonitori, a vedere lampi di luce e a sentire voci, che inizialmente attribuì alla presenza di ''[[jinn]]''<ref>{{Cita|Lo Jacono 2011|p. 42.}}</ref>.