Maometto: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Riga 40:
 
== Biografia ==
====Infanzia e giovinezza====
=== Prima della Rivelazione ===
====Infanzia e giovinezza====
{{Vedi anche|Albero genealogico di Maometto|Arabia preislamica}}
 
[[File:Maome.jpg|thumb|In questa miniatura del [[XVI secolo]], tratta dall{{'}}''Athār al-baqiya'' (Tracce dei secoli passati) di [[al-Biruni|al-Bīrūnī]] (manoscritto della [[Biblioteca nazionale di Francia]], Arabe 1489 fol. 5v), Maometto è invece raffigurato senza velo sul volto.]]
Maometto nacque in un giorno imprecisato (che secondo alcune fonti tradizionali sarebbe il 20 o il 26 aprile di un anno parimenti imprecisabile, convenzionalmente fissato però al [[570]]<ref group=N>Il più antico biografo di Maometto, [[Ibn Ishaq|Ibn Isḥāq]], scrive nella sua ''al-Sīra al-nabawiyya'' che il profeta sarebbe nato il lunedì 12 [[rabi' I|rabīʿ I]] dell'[[Anno dell'elefante]]. [[Ṭabarī]] invece si limita a indicare l'Anno dell'elefante, senza fornire il giorno e il mese, ma ricorda la tradizione di [[Hisham ibn al-Kalbi|Hishām b. Muḥammad al-Kalbī]] secondo cui Maometto era nato nel quarantaduesimo anno del regno di [[Cosroe II|Kisra Anūshirwān]], vale a dire nel 573.</ref>) alla [[La Mecca|Mecca]], nella regione [[Penisola araba|peninsulare araba]] del [[Hijaz]]. Nell'Arabia preislamica già esistevano comunità monoteistiche, comprese alcune di cristiani ed ebrei.<ref>[[Corano|Cor.]], 3:95</ref><ref>Esposito, ''Islam'', Extended Edition, Oxford University Press, pp. 5–7</ref>
 
Fu l'unico figlio di [[Abd Allah ibn Abd al-Muttalib|ʿAbd Allāh b. ʿAbd al-Muṭṭalib]] ibn [[Hashim ibn 'Abd Manaf|Hāshim]] (appartenente ad un importante [[clan]] di mercanti, quello dei [[Hashemiti|Banū Hāshim]], componente della più vasta [[tribù]] dei [[Quraysh|Banū Quraysh]] della Mecca) e di [[Amina bint Wahb|Āmina bt. Wahb]], figlia del ''[[sayyid]]'' del clan dei [[Banu Zuhra]], anch'esso appartenente ai B. Quraysh. La sua nascita sarebbe stata segnata, secondo alcune tradizioni, da eventi straordinari e miracolosi.<ref>''Vite antiche di Maometto'', a cura di Michael Lacker. Testi scelti e tradotti da Roberto Tottoli, Milano, Mondadori 2007.</ref> Suo padre morì a [[Yathrib]], sei mesi prima della sua nascita, al termine d'un viaggio di commercio a [[Gaza]].
 
Orfano fin dalla nascita del padre (morto a [[Yathrib]] al termine d'un viaggio di commercio che l'aveva portato nella [[Palestina|palestinese]] [[Gaza]], sei mesi prima la nascita del profeta), Maometto fu affidato da sua madre alla balia [[Halima bint Abi Dhu'ayb|Ḥalīma bt. Abī Dhuʿayb]], della tribù dei Banū Saʿd b. Bakr (che effettuava piccolo nomadismo intorno a [[Yathrib]]), che lo avrebbe allevato nei primissimi anni di vita. Ḥalīma fu per Maometto una seconda madre, tanto da essere chiamata da lui «mamma»<ref name="Lo Jacono 32">{{Cita|Lo Jacono 2011|p. 32.}}</ref>. Secondo la tradizione, Ḥalīma avrebbe riportato il bambino da Āmina, dopo un evento soprannaturale: mentre il giovanissimo Maometto badava a degli animali da pascolo, sarebbe stato avvicinato da due o tre esseri, che dopo averlo fatto «gentilmente» distendere, gli avrebbero estratto dal cuore un grumo nero che sarebbe stato lavato con neve e poi riposizionato funzionante nel cuore<ref name="Lo Jacono 32"/>.
 
Oltre alla madre e alla nutrice, del bambino si prese cura [[Umm Ayman]] Baraka, schiava etiope della madre che lo allevò dopo il periodo trascorso presso Ḥalīma, rimanendo con lui fino a che Maometto ne propiziò il matrimonio, dapprima con un [[Yathrib|medinese]] e poi col figlio adottivo [[Zayd ibn Haritha|Zayd]]. Secondo lo storico [[Ibn Sa'd]], Baraka avrebbe insegnato a Maometto l'[[abissino]]<ref name="Lo Jacono 33">{{Cita|Lo Jacono 2011|p. 33.}}</ref>. Nella tradizione islamica Umm Ayman, che generò Usama ibn Zayd, fa parte della Gente della Casa (''Ahl al-Bayt'') e il Profeta nutrì sempre per lei un vivo affetto (tanto dal chiamarla «mamma»<ref name="Lo Jacono 33"/>), anche per essere stata una delle prime donne a credere al messaggio coranico da lui rivelato.
Maometto rimase orfano anche di madre all'età di sei anni. Il bambino fu affidato al nonno paterno [[Abd al-Muttalib ibn Hashim|ʿAbd al-Muṭṭalib ibn Hāshim]], che lo portò alla Mecca<ref group=N>Alla Mecca Maometto potrebbe forse aver avuto l'occasione di entrare in contatto presto con quei ''[[ḥanīf]]'', che il Corano vuole fossero monoteisti che non si riferivano ad alcuna religione rivelata, come si può leggere nelle [[Sura|sure]] III:67 e II:135. Secondo una tradizione islamica, egli stesso era un ''[[ḥanīf]]'' e un discendente di [[Ismaele]], figlio di [[Abramo]]. Cfr. {{Cita|Jacobs 1995| p. 272}}; {{Cita|Turner 2005|p. 16}}. La storicità di questo gruppo è comunque discussa fra gli studiosi. Cfr. {{Cita|Kochler 1982|p. 29}}; {{Cita|Uri Rubin 1990| «Ḥanīfiyya...»}}.</ref>. Alla morte del nonno due anni dopo, di Maometto si prese cura lo zio paterno [[Abu Tàlib|Abū Ṭālib]], un modesto commerciante<ref>{{Cita|Lo Jacono 2011|p. 34.}}</ref>. Nei suoi viaggi fatti in [[Siria]] e [[Yemen]] con suo zio, Maometto potrebbe aver preso conoscenza dell'esistenza di comunità [[Ebraismo|ebraiche]] e [[Cristianesimo|cristiane]]<ref>Si veda [[Leone Caetani]], ''Annali dell'Islām'', I, pp. 159-162, §§ 134-136.</ref> e dell'incontro, che sarebbe avvenuto quando Maometto aveva 9 o 12 anni, col monaco cristiano siriano [[Bahira|Bahīra]] - che avrebbe riconosciuto in un neo fra le sue scapole il segno del futuro carisma profetico - si parla già nella prima biografia (''Sīra'') di Maometto, che fu curata, vario tempo dopo la morte, da [[Ibn Ishaq|Ibn Isḥāq]] per essere poi ripresa in forma più "pia" da [[Ibn Hisham|Ibn Hishām]].
 
OltreMaometto allarimase madreorfano eanche alladi nutrice,madre dueall'età altredi donnesei sianni. preseroIl curabambino difu luiaffidato daal bambino:nonno paterno [[UmmAbd Ayman]]al-Muttalib Barakaibn eHashim|ʿAbd Fāṭimaal-Muṭṭalib bintibn AsadHāshim]], moglieche dellolo zioportò Abūalla Ṭālib,Mecca<ref egroup=N>Alla quasiMecca suaMaometto coetanea.potrebbe Laforse primaaver eraavuto lal'occasione schiavadi etiopicaentrare dellain madrecontatto chepresto locon avevaquei allevato''[[ḥanīf]]'', dopoche il periodoCorano trascorsovuole pressofossero conmonoteisti Ḥalīma,che rimanendonon consi luiriferivano finoad aalcuna chereligione Maomettorivelata, necome propiziòsi ilpuò matrimonio,leggere dapprima con unnelle [[YathribSura|medinesesure]] III:67 e poiII:135. colSecondo figliouna adottivotradizione [[Zaydislamica, ibnegli Haritha|Zayd]].stesso Secondoera lo storicoun ''[[Ibn Sa'dḥanīf]]'' avrebbee insegnatoun adiscendente Maomettodi l'[[abissinoIsmaele]]<ref, name="Lofiglio Jaconodi [[Abramo]]. Cfr. 33">{{Cita|LoJacobs Jacono1995| 2011|p. 33.272}}</ref>.; Nella{{Cita|Turner tradizione2005|p. islamica16}}. UmmLa Ayman,storicità chedi generòquesto Usamagruppo ibnè Zayd,comunque fadiscussa partefra dellagli Gentestudiosi. dellaCfr. Casa{{Cita|Kochler (''Ahl1982|p. al-Bayt'')29}}; e{{Cita|Uri ilRubin Profeta nutrì sempre per lei un vivo affetto (tanto dal chiamarla1990| «mammaḤanīfiyya...»}}.</ref>. name="LoAlla Jaconomorte 33"/>)del nonno due anni dopo, anchedi perMaometto esseresi stataprese unacura dellelo primezio donnepaterno a[[Abu credereTàlib|Abū alṬālib]], messaggioun coranicomodesto dacommerciante<ref>{{Cita|Lo luiJacono rivelato2011|p. 34.}}</ref>. Altrettanto importante fu l'affettuosa e presente sua zia Fāṭima bint Asad, che Maometto amava per il suo carattere dolce, tanto da mettere il suo nome a una delle proprie figlie e per la quale il futuro profeta pregò spesso dopo la sua morte.
 
In casa degli zii, Maometto convisse con i cugini Tālib (che non in seguito non sarebbe mai divenuto musulmano) ʿAqīl (che avrebbe abbracciato la fede solo dopo enormi resistenze), Fākhita (con cui Maometto avrebbe voluto contrarre un matrimonio preferenziale), Ğaʿfar (che somigliava molto al futuro profeta) e infine [[ʿAlī ibn Abī Ṭālib|ʿAlī]], il minore dei suoi cugini. Successivamente, ormai figura affermata nella società, Maometto adotterà [[ʿAlī ibn Abī Ṭālib|ʿAlī]], che sarebbe divenuto una figura centrale dello [[Sciiti|sciismo]]. Tranne lo zio Abū Lahab, tutti i loro gli dimostrarono affetto e, in seguito, supporto, anche per la norma sociale della ''[[muruwwa]]''<ref>{{Cita|Lo Jacono 2011|pp. 31-35.}}</ref>.
 
Maometto rimase orfano anche di madre all'età di sei anni. Il bambino fu affidato al nonno paterno [[Abd al-Muttalib ibn Hashim|ʿAbd al-Muṭṭalib ibn Hāshim]], che lo portò alla Mecca<ref group=N>Alla Mecca Maometto potrebbe forse aver avuto l'occasione di entrare in contatto presto con quei ''[[ḥanīf]]'', che il Corano vuole fossero monoteisti che non si riferivano ad alcuna religione rivelata, come si può leggere nelle [[Sura|sure]] III:67 e II:135. Secondo una tradizione islamica, egli stesso era un ''[[ḥanīf]]'' e un discendente di [[Ismaele]], figlio di [[Abramo]]. Cfr. {{Cita|Jacobs 1995| p. 272}}; {{Cita|Turner 2005|p. 16}}. La storicità di questo gruppo è comunque discussa fra gli studiosi. Cfr. {{Cita|Kochler 1982|p. 29}}; {{Cita|Uri Rubin 1990| «Ḥanīfiyya...»}}.</ref>. Alla morte del nonno due anni dopo, di Maometto si prese cura lo zio paterno [[Abu Tàlib|Abū Ṭālib]], un modesto commerciante<ref>{{Cita|Lo Jacono 2011|p. 34.}}</ref>. Nei suoi viaggi fatti in [[Siria]] e [[Yemen]] con suo zio Abū Ṭālib, Maometto potrebbe aver preso conoscenza dell'esistenza di comunità [[Ebraismo|ebraiche]] e [[Cristianesimo|cristiane]]<ref>Si veda [[Leone Caetani]], ''Annali dell'Islām'', I, pp. 159-162, §§ 134-136.</ref> e dell'incontro, che sarebbe avvenuto quando Maometto aveva 9 o 12 anni, col monaco cristiano siriano [[Bahira|Bahīra]] - che avrebbe riconosciuto in un neo fra le sue scapole il segno del futuro carisma profetico - si parla già nella prima biografia (''Sīra'') di Maometto, che fu curata, vario tempo dopo la morte, da [[Ibn Ishaq|Ibn Isḥāq]] per essere poi ripresa in forma più "pia" da [[Ibn Hisham|Ibn Hishām]].
A quindici anni, Maometto partecipò alla guerra del Figar tra i vari clan, per assicurarsi il controllo del commercio di Higiaz, con la scusa di garantire i traffici e stroncare le azioni disoneste. Il conflitto forse servì a Maometto per imparare ad usare arco e frecce<ref>{{Cita|Lo Jacono 2011|pp. 35-36.}}</ref>. Il futuro profeta partecipò al patto tra i clan vincitori (i Quraysh e i Kina), che servì a mantenere l'egemonia del potere commerciale<ref>{{Cita|Lo Jacono 2011|p. 36.}}</ref>.
 
A quindici anni, Maometto partecipò alla guerra del Figar tra i vari clan, per assicurarsi il controllo del commercio di Higiaz, con la scusa di garantire i traffici e stroncare le azioni disoneste. Il conflitto forse servì a Maometto per imparare ad usare arco e frecce<ref>{{Cita|Lo Jacono 2011|pp. 35-36.}}</ref>. Il futuro profeta partecipò al patto tra i clan vincitori (i Quraysh e i Kina), che servì a mantenere l'egemonia del potere commerciale<ref>{{Cita|Lo Jacono 2011|p. 36.}}</ref>.
====I successi commerciali e il matrimonio con Khadìja====
 
====I successi commerciali e il matrimonio con Khadìja====
Viste le difficoltà economiche in cui si trovava, [[Abū Ṭālib]], zio di Maometto e figura centrale nella sua vita fin dalla giovanissima età, consigliò al nipote di lavorare come mercante. Presto Maometto ottenne fama di commerciante «onesto, equo ed efficiente», che gli avevano valso il soprannome di al-Amīn (il Fidato)<ref>{{Cita|Lo Jacono 2011|p. 35.}}</ref>. Le sue doti furono notate dalla ricca e colta vedova [[Khadìja bint Khuwàylid|Khadīja bt. Khuwaylid]], che gli offrì la guida e la gestione di un suo carico di mercanzie per la Siria e [[Yemen]]: operazione generò un profitto maggiore del previsto<ref>{{Cita|Lo Jacono 2011|pp. 38-39.}}</ref>. Due mesi dopo il ritorno di Maometto alla Mecca da un viaggio in Siria, la quarantenne Khadìja, rimasta favorevolmente impressionata anche dall'avvenenza e dal carisma di Maometto oltre che dal suo talento per gli affari, si propose in sposa al venticinquenne Maometto attraverso l'intermediaria Nufayasa<ref name="Lo Jacono 39">{{Cita|Lo Jacono 2011|p. 39.}}</ref>. Sempre nel 595, dopo che lui le donò in dote 20 dromedarie<ref name="Lo Jacono 39"/>, i due si sposarono.
[[File:Mohammed kaaba 1315.jpg|thumb|right|Maometto reinserisce la [[Pietra Nera]] all'interno della [[Kaʿba]]. Miniatura tratta dal ''[[Jami' al-tawarikh]]'', opera di [[Rashid al-Din Hamadani]] (1315 circa)<ref>{{cita web|lingua=en|url=https://web.archive.org/web/20041203232347/http://www2.let.uu.nl/Solis/anpt/ejos/pdf4/07Ali.pdf|autore=Wijdan Ali|titolo="From the Literal to the Spiritual: The Development of the Prophet Muhammad's Portrayal from 13th Century Ilkhanid Miniatures to 17th Century Ottoman Art"|editore=Proceedings of the 11th International Congress of Turkish Art (7): 3. ISSN 0928-6802.|data=agosto 1999|accesso=6 gennaio 2024}}</ref>.]]
Riga 67:
 
=== Rivelazione ===
[[File:Miniatura Maometto.jpg|thumb|left|L'[[arcangelo Gabriele]] riferisce la Rivelazione di Dio a Maometto, ancora una volta velato (antica miniatura).]]
Nel 608, Maometto iniziò a fare sogni premonitori, a vedere lampi di luce e a sentire voci, che inizialmente attribuì alla presenza di ''[[jinn]]''<ref>{{Cita|Lo Jacono 2011|p. 42.}}</ref>.<ref group=N>È possibile leggere l'interpretazione che la tradizione islamica attribuisce a questi sogni nel ''[[tafsir]]'' di Muhammad Shafir, le ''Maʿārif al-Qurʾān'' (Le conoscenze del Corano).
Questi primi sogni, preannuncianti l'ispirazione divina, indussero Maometto a una pratica spirituale molto intensa, che lo portò anche a isolarsi, talora per giorni, nella caverna sul monte Hira; sogni successivi, invece, avrebbero preannunciato la comparsa di Gabriele. Sia per Maometto sia per le successive generazioni musulmane, i sogni hanno sempre rivestito grande importanza, essendo considerati uno dei canali di comunicazione da parte del divino e indirizzati all'uomo. È pratica comune nelle confraternite sufi esporre i propri sogni allo [[sceicco]], per ottenerne l'interpretazione.</ref> Furono proprio questi sogni a sospingere Maometto, benestante e socialmente ben inserito, verso una pratica spirituale molto intensa attraverso l'esecuzione sempre più frequentemente di ritiri spirituali (''tahannuth''), che potevano durare anche un mese. Come altri ''[[ḥanīf]]'', Maometto iniziò a ritirarsi a cadenze regolari in una grotta sul [[Jabal al-Nur|monte Hira]], vicino alla Mecca, per meditare<ref>{{Cita|Lo Jacono 2011|p. 43.}}</ref>.
Riga 90:
 
=== Le persecuzioni ===
[[File:Maome.jpg|thumb|In questa miniatura del [[XVI secolo]], tratta dall{{'}}''Athār al-baqiya'' (Tracce dei secoli passati) di [[al-Biruni|al-Bīrūnī]] (manoscritto della [[Biblioteca nazionale di Francia]], Arabe 1489 fol. 5v), Maometto è invece raffigurato senza velo sul volto.]]
Maometto cominciò dunque a predicare la Rivelazione che gli trasmetteva Jibrīl, ma i convertiti nella sua città natale furono pochissimi per i numerosi anni che egli ancora trascorse alla [[La Mecca|Mecca]]. Fra essi il suo amico intimo e coetaneo [[Abū Bakr]] e un gruppetto assai ristretto di persone che sarebbero stati i suoi più validi collaboratori: i cosiddetti "[[Dieci Benedetti]]" (''al-ʿashara al-mubashshara''). I principali seguaci di Maometto furono giovani - figli o fratelli di mercanti - oppure persone in rotta con i loro clan di origine, insieme a stranieri la cui posizione nella società meccana era piuttosto fragile. In generale i meccani non presero sul serio la sua predicazione, deridendolo.
 
Riga 117 ⟶ 118:
 
=== Gli ultimi anni alla Mecca ===
Nel [[619]], l'"anno del dolor
Nel [[619]], l'"anno del dolore", morirono tanto suo zio [[Abū Ṭālib]], che gli aveva garantito affetto e protezione malgrado non si fosse convertito alla religione del nipote, quanto l'amata Khadīja. Con la morte di suo zio Abū Ṭālib, la leadership dei Banu Hashim passò a [[Abu Lahab|Abū Lahab]], strenuo avversario di Maometto, che ritirò la protezione a lui offerta dal clan: per naturale conseguenza, chiunque avesse tentato di uccidere Maometto non si sarebbe più esposto alla vendetta del suo clan. Maometto si recò allora a [[Ta'if|Ṭāʾif]], in cerca di protezione, ma la sua contemporanea predicazione dell'Islam non fece altro che metterlo in un pericolo ancora maggiore. Costretto a tornare alla [[La Mecca|Mecca]], incontrò Mutʿim ibn ʿAdī, capo del clan [[Banu Nawfal]], che gli permise di rientrare in città.
 
Nello stesso periodo molte persone visitarono la Kaʿba come pellegrini o per concludere affari: Maometto approfittò di questa occasione per trovare un luogo sicuro per lui e per i suoi seguaci. Dopo molti tentativi infruttuosi, l'incontro con alcuni uomini di Yathrib (che sarebbe poi diventata [[Medina]]) si rivelò fortunato: per loro infatti erano familiari sia il concetto di monoteismo, sia la possibilità dell'apparizione di un profeta, essendo presente una forte componente ebraica nella città. Speravano inoltre, accogliendo Maometto, di poter guadagnare la supremazia politica sulla [[La Mecca|Mecca]], di cui invidiavano i proventi derivanti dai pellegrinaggi. In breve raggiunsero [[Medina]], diventato un porto sicuro, musulmani provenienti da tutte le tribù della [[La Mecca|Mecca]]. Nel luglio del 620, per incontrare il Profeta, giunsero a Medina da Mecca settantacinque musulmani: essi si riunirono segretamente, di notte, e accettarono un comune impegno che prevedeva l'obbedienza a Maometto, l'ingiunzione del bene e la proibizione del male, e una comune risposta armata qualora questa si fosse resa necessaria. In seguito a questo patto Maometto incoraggiò i musulmani a raggiungere Medina: come accaduto per [[Piccola Egira|l'emigrazione in Abissinia]], anche questa volta i [[Quraysh]] cercarono di bloccare l'esodo, fallendo.
 
=== Egira ===
{{Vedi anche|Egira}}
Negli anni precedenti l'[[Egira]], l'autorità di Maometto, come capo dei musulmani, gli permise di guadagnare l'appoggio dei notabili di Yathrib, che vollero fungesse da arbitro imparziale, in quanto straniero, nelle dispute fra le componenti etniche e tribali della città. Questo permise a lui e ai suoi seguaci di essere accolti nella città-oasi, venendo a fruire della necessaria sicurezza e protezione.
 
Nello stesso periodo diede anche istruzioni ai suoi seguaci perché emigrassero alla spicciolata, e senza dare nell'occhio dei concittadini, verso [[Yathrib]], fin quando furono assai pochi i musulmani rimasti alla [[La Mecca|Mecca]]. Allarmati dall'esodo e timorosi di veder messi a rischio i propri interessi, a causa dell'inevitabile conflitto ideologico e spirituale che si sarebbe prodotto con gli altri Arabi politeisti (che coi Meccani proficuamente commerciavano e che annualmente partecipavano ai riti della ''[[ʿumra]]'' del mese di ''[[rajab]]''), i Quraysh organizzarono un complotto per uccidere Maometto. Attraverso [[ʿAlī ibn Abī Ṭālib|ʿAlī]], che prese il suo posto nella casa, discretamente sorvegliata dai Quraysh, Maometto riuscì a ingannare la sorveglianza e fuggire dalla città insieme al suo migliore amico, il futuro califfo [[Abū Bakr]]. I due, attraverso un miracoloso evento narrato nel [[Corano]], non vennero scoperti dagli inseguitori meccani nei dintorni della città; e grazie alla collaborazione di parenti e amici, attraversarono il deserto in sella ai dromedari, passando per sentieri meno noti e battuti. Raggiunsero incolumi [[Medina]] il 24 settembre 622.
 
Inizialmente Maometto si ritenne un profeta inserito nel solco profetico antico-testamentario, ma la comunità ebraica di Medina non lo accettò come tale in quanto non appartenente alla stirpe di Davide<ref>''An Introduction to the Quran'', 1895, p. 187.</ref>. Nonostante ciò, Maometto predicò a Medina per otto anni e qui, fin dal suo primo anno di permanenza, formulò la [[Costituzione di Medina]] (Rescritto o Statuto o Carta, in [[lingua araba|arabo]] ''Ṣaḥīfa'') che fu accettata da tutte le componenti della città-oasi e che vide il sorgere della ''[[Umma (Islam)|Umma]]'', la prima Comunità politica di credenti.
 
I primi abitanti di Yathrib, che si convertirono all'[[Islam]] e che offrirono ospitalità e aiuto agli Emigrati meccani, vennero chiamati ''[[Ansar|Anṣār]]'' ("ausiliari"); successivamente Maometto istituì un patto di "fraternità" fra Emigrati (''[[Muhajirun|Muhājirūn]]'') e ''Anṣār'', e il Profeta stesso prese come fratello ʿAlī, figlio dell'amato zio [[Abū Ṭālib]] e di fatto (anche se non legalmente) affiliato da Maometto fin dalla tenera età, come Abū Ṭālib aveva a sua volta adottato lui quando era rimasto orfano.
 
=== La ''Umma'' e l'inizio dei conflitti armati ===
{{Vedi anche|Umma (Islam)}}
A seguito dell'esodo musulmano, i Meccani requisirono tutte le loro proprietà nella città<ref>Fazlur Rahman (1979), p. 21</ref> Impoveriti e senza entrate, i musulmani avviarono necessariamente aperte ostilità armate contro Mecca, razziando le sue carovane. A giustificare tali ostilità era innanzi tutto il desiderio di vendicare quanto essi stessi avevano subito per anni dagli Arabi politeisti nella loro città natale ma anche, e non secondariamente, di acquisire benessere, potere e prestigio in attesa di realizzare l'obiettivo finale di conquistare [[La Mecca]]
 
Il primo grande fatto d'arme nella storia dell'[[islam]] è costituito dalla [[Battaglia di Badr]], in cui i musulmani risultarono vittoriosi nonostante l'inferiorità numerica.
 
Seguì la disfatta sotto il monte [[Battaglia di Uhud|Uḥud]], segnata dal tradimento degli ebrei medinesi e dalla avventatezza di una parte dei soldati musulmani, alla quale Maometto sopravvisse solo perché, colpito da una pietra in pieno viso, cadde privo di sensi e venne creduto già morto dagli avversari.
 
Infine, la vittoria dei musulmani nella [[Battaglia del Fossato]] segnò uno spartiacque tale da causare la disgregazione della potenza meccana.
 
=== L'atteggiamento verso gli ebrei ===
In tutte queste circostanze Maometto colpì in diversa misura anche gli [[ebrei]] di Medina, che si erano resi colpevoli agli occhi della ''[[Umma (islam)|Umma]]'' della violazione del [[Costituzione di Medina|Rescritto di Medina]] e di tradimento nei confronti della componente [[islam]]ica. In occasione dei due primi fatti d'armi, furono esiliate le tribù ebraiche dei [[Banu Qaynuqa|Banū Qaynuqāʿ]] e dei [[Banu Nadir|Banū Naḍīr]] accusati i primi di offesa alla pudicizia di una ragazza musulmana e i secondi di complotto, unitamente ai Meccani pagani, ai danni dei musulmani. Durante la cosiddetta "[[battaglia del Fossato]]" (''Yawm al-Khandaq''), che fu di fatto un fallito [[assedio]] dei Meccani e dei loro alleati, la tribù ebraica dei [[Banu Qurayza|Banū Qurayza]], situata a sud di Medina, avviò i negoziati con i Quraysh per consegnare loro Maometto, violando apertamente la Costituzione di Medina. Dopo aver respinto gli assedianti pagani, i [[musulmani]] accusarono i Banū Qurayza di tradimento<ref>M.J. Kister, art. cit., pp. 86-87.</ref> e li assediarono per venticinque giorni nelle loro fortezze, costringendoli alla resa. Furono decapitati tra i 700 e i 900 uomini ebrei della tribù e le loro donne e i loro bambini furono venduti come schiavi<ref>^ Peterson (2007), p. 126.</ref><ref>Ramadan (2007), p. 141.</ref> sui mercati d'uomini di [[Siria]] e del [[Najd]], dove vennero quasi tutti riscattati dai loro correligionari di [[Khaybar]], [[Fadak]] e di altre oasi arabe [[higiaz]]ene.<ref>M.J. Kister, "The massacre of Banu Qurayza: a re-examination of a tradition", in: ''Jerusalem Studies in Arabic and Islam'' 8 (1986), pp. 61-96, a p. 94.</ref>
 
La sentenza non fu formalmente decisa da Maometto che aveva affidato il responso sulla punizione da adottare a [[Sa'd ibn Mu'adh|Saʿd b. Muʿādh]], ''[[sayyid]]'' dei Banū ʿAbd al-Ashhal, [[clan]] della tribù medinese dei [[Banu Aws]], un tempo principale alleata dei B. Qurayẓa. Questi, ferito gravemente da una freccia (tanto da morirne pochissimi giorni più tardi) e ovviamente pieno di rabbia e rancore, decise per una soluzione estrema, non frequente ma neppure del tutto inconsueta per l'epoca.<ref group=N>Si ricorderà il massacro dei cristiani di [[Najrān]] disposto dal ''[[Tubba|tubbaʿ]]'' giudaizzato di [[Himyar]], [[Dhu Nuwas|Dhū Nuwās]].</ref> Maometto approvò la decisione di massacrare tutti i maschi della tribù e di ridurre in schiavitù le donne e i bambini, e partecipò attivamente allo sgozzamento dei prigionieri. Che non si trattasse comunque di una decisione da leggere in chiave esclusivamente anti-ebraica potrebbe dimostrarcelo il fatto che gli altri B. Qurayẓa che vivevano intorno a Medina,<ref>[[al-Waqidi|al-Wāqidī]], ''Kitāb al-maghāzī'', ed. [[Marsden Jones]], 2 voll. Londra, 1966, II, pp. 634 e 684, parla ad esempio della presenza a Medina di ebrei dopo il Giorno del Fossato.</ref> e nel resto del [[Hijaz|Ḥijāz]] (circa {{formatnum:25000}} persone), non furono infastiditi dai musulmani, né allora, né in seguito.<ref>{{Cita|Lo Jacono 2011|p. 116.}}</ref>
In proposito si è anche espresso uno dei più apprezzati storici del primo Islam, [[Fred McGrew Donner]], che afferma:<ref>''Muhammad and the believers'', Cambridge, MA, The Belknap Press of Harvard University Press, 2010, p. 74.</ref>
{{Citazione|dobbiamo... concludere che gli scontri con altri ebrei o gruppi di ebrei furono il risultato di particolari atteggiamenti o comportamenti politici di costoro, come, per esempio, il rifiuto di accettare la leadership o il rango di profeta di Muhammad. Questi episodi non possono pertanto essere considerati prove di un'ostilità generalizzata nei confronti degli ebrei da parte del movimento dei Credenti, così come non si può concludere che Muhammad nutrisse un'ostilità generalizzata nei confronti dei Quraysh perché fece mettere a morte e punì alcuni suoi persecutori appartenenti a questa tribù<ref>Fred M. Donner, ''Maometto e le origini dell'islam'', ediz. e trad. di R. Tottoli, Torino, Einaudi, 2011, pp. 76-77</ref>.}}
 
Alcuni studiosi musulmani rifiutano di riconoscere l'incidente, ritenendo che [[Ibn Ishaq|Ibn Isḥāq]], il primo biografo di Maometto, avesse raccolto molti dettagli dello scontro dai discendenti degli stessi ebrei Qurayẓa cento anni dopo i fatti. Questi discendenti avrebbero arricchito o inventato dettagli sullo scontro prendendo ispirazione dalla storia delle persecuzioni ebraiche in epoca romana. Gli storici che mettono in dubbio l'esecuzione della tribù Banu Qurayẓa sottolineano come il cronista Ibn Isḥāq fosse stato giudicato inaffidabile dal suo contemporaneo [[Malik ibn Anas]], uno dei più importanti giuristi del [[sunnismo]], fondatore del [[madhhab]] [[malikita]], mentre il giurista [[sciafeismo|sciafeita]] [[Ibn Hajar al-'Asqalani]] descrisse Ibn Isḥāq come un narratore di "racconti strani".<ref>W. N. Arafat, "Did Prophet Muhammad ordered 900 Jews killed?", in: ''Journal of the Royal Asiatic Society of Great Britain and Ireland(JRAS)'', 1976, pp. 100-107.</ref>
 
=== La conquista dell'Arabia e la morte ===
[[File:Siyer-i Nebi 414a.jpg|thumb|''La morte di Maometto''. Miniatura presente nel manoscritto ottomano del ''Siyar-i Nebi'', datato 1595, conservato nel [[Topkapi|Topkapı]] Sarayı Müzesi di [[Istanbul]] (Hazine 1222, folio 414a)]]
Dopo aver portato in prossimità della sua città natale, un forte contingente armato, affermando di voler compiere un [[pellegrinaggio]] alla [[Kaʿba]], Maometto si accordò con i Meccani per rimandare all'anno successivo quel pellegrinaggio, sottoscrivendo nel marzo del [[628]] l'[[Accordo di al-Hudaybiyya]], suscitando un forte sconcerto tra i suoi seguaci e, particolarmente, in [[ʿOmar ibn al-Khaṭṭāb|ʿUmar b. al-Khaṭṭāb]].<br>
L'intento fu realizzato come concordato il [[2 marzo]] [[629]], con quello che viene ricordato come "Pellegrinaggio d'adempimento" (''[[umrat al-qada|ʿumrat al-qaḍāʾ]]'').
Nel [[630]] Maometto era ormai abbastanza forte per marciare sulla Mecca e conquistarla. Tornò peraltro a vivere a Medina e da qui ampliò la sua azione politica e religiosa a tutto il resto del [[Hijaz]] e, dopo la sua vittoria nel [[630]] a [[Battaglia di Hunayn|Ḥunayn]] contro l'alleanza che s'imperniava sulla tribù dei [[Banu Hawazin|Banū Hawāzin]], con una serie di operazioni militari nel cosiddetto [[Wadi al-qura]], a 150 chilometri a settentrione di Medina, conquistò o semplicemente assoggettò vari centri abitati (spesso oasi), come Khaybar, [[Tabuk (Arabia Saudita)|Tabūk]] e Fadak, il cui controllo aveva indubbie valenze economiche e strategiche.
 
Nel 632, tornato a [[Medina]] dopo aver compiuto il Pellegrinaggio detto anche il "[[Pellegrinaggio dell'Addio]]", il profeta si ammalò, probabilmente di [[pleurite]]<ref>{{Cita|Lo Jacono 2011|p. 138.}}</ref> o di un tumore al cervello, di cui avrebbe iniziato a mostrare i sintomi durante il Pellegrinaggio<ref name="Campanini 130">{{Cita|Campanini 2020|p. 130.}}</ref>. Curato inutilmente, delegò Abū Bakr la conduzione della preghiera colletiva e a Usama b. Zayd la conduzione dell'esercito per la conquista della Siria<ref name="Lo Jacono 139">{{Cita|Lo Jacono 2011|p. 138.}}</ref>. Morì lunedì 13 rabīʿ I dell'anno 11 dell'[[Egira]] (equivalente all'8 giugno del [[632]]<ref group=N>Sia per la data di nascita, sia per quella di morte, non c'è tuttavia alcuna certezza e quanto riportato costituisce semplicemente il parere di una maggioranza relativa, anche se sostanziosa, di [[tradizionista (Islam)|tradizionisti]]. Dall'opinione della maggioranza dei [[tradizionista (Islam)|tradizionisti]], che fissa a 63 anni l'arco di vita di Maometto, si è dedotta la sua data di nascita, altrimenti indicata con la semplice espressione «[[Anno dell'elefante]]». Tuttavia esistono tradizioni difformi, per quanto decisamente minoritarie, che indicano in 60 o 65 gli anni vissuti dal Profeta dell'Islam. Cfr. Ṭabarī, ''Taʾrīkh al-rusul wa l-mulūk'', 1835-1836, che cita in proposito [['Amr ibn Dinar|ʿAmr b. Dīnār]] (60 anni) e [[Abd Allah ibn 'Abbas|Ibn ʿAbbās]] (65).</ref>), tra le braccia dell'amata moglie [[Aisha|ʿĀʾisha bt. Abī Bakr]]<ref name="Lo Jacono 139"/>. Le sue ultime parole furono: «Con la compagnia suprema in Paradiso»<ref name="Campanini 130"/>. Fu [[Sepoltura di Maometto a Medina|sepolto a Medina]], all'interno della casa in cui viveva.
 
Lasciò nove vedove - tra cui [[Aisha|ʿĀʾisha]] - e una sola figlia vivente, [[Fatima bint Muhammad|Fāṭima]], andata sposa al cugino del profeta, [[Ali ibn Abi Tàlib|ʿAlī b. Abī Ṭālib]], madre dei suoi nipoti [[al-Hasan ibn Ali|al-Ḥasan b. ʿAlī]] e [[al-Husayn ibn Ali|al-Ḥusayn b. ʿAlī]]. Fatima, piegata dal dolore della perdita del padre e logorata da una vita di sofferenze e fatiche, morì sei mesi più tardi, diventando in breve una delle figure più rappresentative e venerate della religione islamica<ref>{{Cita|Campanini 2020|pp. 137-139.}}</ref>. Non avendo fornito esplicite dichiarazioni su chi dovesse succedergli alla guida politica della ''Umma'', i suoi collaboratori dettero vita all'istituzione politico-religiosa del califfato<ref>{{Cita|Lo Jacono 2011|p. 139.}}</ref>, assegnandone la carica al suo caro amico [[Abū Bakr]].
 
== Origine del nome ==