Caduta della Repubblica Sociale Italiana: differenze tra le versioni
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Quest'ultimo, in carenza di Governo, {{citazione necessaria|non volle assicurare l'ordine pubblico come avrebbe dovuto quale Capo della Polizia}} e potendo contare sull'appoggio di [[Junio Valerio Borghese]], nominato il 24 aprile da Mussolini, appositamente per la difesa, Comandante della Piazza di Milano. Si limitò a depositare presso una Banca i sostanziosi fondi della Polizia, quale ''patrimonio dello Stato''. Infatti fu soltanto, e in parte, la [[Guardia di Finanza]] a adempiere, iniziando da [[Corso Sempione]] dopo l'ultimo giornale radio [[EIAR]] trasmesso alle ore 8.00 del 26 aprile [[1945]], il tradizionale ruolo dei ''poliziotti di pace'' nei trapassi di potere.
{{citazione necessaria|Ci fu anche un confuso tentativo di passaggio di consegne ''socialistico'', com'era stato proposto da [[Carlo Silvestri]] nelle sue visite a Gargnano, che però fu prontamente respinto dai dirigenti del [[Partito Socialista Italiano#Nascita_del_Partito_Socialista_Italiano_di_Unità_Proletaria|PSIUP]] a cui fu rivolto. }} Nel pomeriggio del 25 aprile nell'Arcivescovado di Milano si erano rifugiati molti gerarchi: insieme a [[Rodolfo Graziani|Graziani]] vi erano [[Paolo Zerbino]] e [[Francesco Maria Barracu|Francesco Barracu]] oltre il Capo Provincia Mario Bassi e l'industriale Gian Riccardo Cella (aveva acquistato il palazzo del «[[Il Popolo d'Italia|Popolo d'Italia]]»<ref>Il quotidiano era stato chiuso dopo il 25 aprile 1943.</ref> per 50 milioni di lire); lo scoraggiamento che vi regnava contribuì a indurre Mussolini all'improvviso scioglimento del Governo.
Nel contempo venivano esonerati dal combattere, ma anche privati di protezione e orientamenti, gli italiani che avevano militato sotto le insegne della RSI: militari, iscritti al [[Partito Fascista Repubblicano|PFR]] e dipendenti statali. La decisione di Mussolini di lasciare Milano in balia di sé stessa e di affrontare il suo futuro nella massima incertezza risulterà tragica per molti. Rifiutata la fuga in aereo verso l'ospitale Spagna, Mussolini forse riteneva ancora possibile un indiretto contatto con [[Winston Churchill]] e attuabili le promesse protezioni tedesche a Merano o, con un aereo da Chiavenna, in Baviera. Invece, anch'egli allo sbando, fuggì su una autoblindo della Brigata Nera di Lucca comandata dal Capitano Evandro Tremi, che precedeva l'autocolonna del Maggiore Hermann Schallmeyer della [[contraerea|Flak]]-avvistamenti, comprendente anche l'automezzo del Tenente [[Fritz Birzer]] e i pochi armati del Tenente Willy Flamminger (che da Musso tornarono a Como).
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